SPRECHI DELLA POLITICA, IL CASO. Finanzieri anche nell’ufficio e a casa di Fiorito. Si cercano documenti relativi all’inchiesta per cui è indagato l’ex capogruppo. Lo scorso anno il bilancio del Consiglio regionale invece di diminuire è aumentato di sei milioni, un aumento del 7%.
ROMA – Guardia di Finanza nella sede della Regione Lazio. Autosospensione per l’ex coordinatore Fiorito. Scontro aperto nel centrodestra romano. Un venerdì da terremoto nel centrodestra laziale, sia politico sia giudiziario. Franco Fiorito, l’ex capogruppo del Pdl in Regione, si è autosospeso dal partito, comunicando la sua decisione al segretario nazionale Angelino Alfano. Passo indietro quasi obbligato, prima che scattasse il deferimento ai probiviri di via dell’Umiltà. Fiorito, secondo i vertici del Pdl, paga soprattutto due circostanze: i bonifici che avrebbe ricevuto sui suoi conti personali (in Italia, secondo Bankitalia, erano quattro: tre comunicati ufficialmente, più uno segreto; per verificare l’esistenza di quelli all’estero serve una rogatoria internazionale) dal conto Pdl e il pagamento per un resort extralusso in Sardegna effettuato sempre dal conto del partito perché – ha spiegato l’ex capogruppo – «non funzionava la mia carta di credito». Fiorito – che giovedì si difendeva «Non ho preso soldi, altrimenti ora non sarei qui ma sarei in galera» – perde anche la presidenza della commissione Bilancio e la carica di coordinatore regionale di Frosinone, dove arriverà come commissario Vincenzo Piso.
IL TERREMOTO – Un terremoto, dunque nel centrodestra laziale, sia politico sia giudiziario. La Guardia di Finanza, ricevuto il mandato dalla Procura della Repubblica di Roma, è andata alla sede del consiglio regionale alla Pisana. E nell’abitazione e nell’ufficio di Fiorito che ha comunicato di vaer nominato come difensore l’avvocato Carlo Taormina. Obiettivo delle Fiamme Gialle, acquisire tutta la documentazione sui fondi erogati ai gruppi politici sia di maggioranza che di opposizione. I finanzieri, però, indagheranno solo sulle spese al di sopra dei 211 mila euro, il tetto che – di media – spetta ad ogni consigliere regionale per l’attività politica.
L’IRA DELLA POLVERINI – L’altro fronte caldissimo è quello interno al centrodestra. Tra la governatrice Renata Polverini e il Pdl la tensione è molto alta e giovedì sera, alla riunione fiume dei dirigenti del partito, si è consumato un vero e proprio strappo: «Non parteciperò più, dopo 12 ore il Pdl non ha ancora preso una decisione», aveva tuonato la presidente, che ha anche minacciato le dimissioni. La Polverini vuole regole più stringenti sui soldi che vengono dati ai gruppi politici. Altrimenti potrebbe decidere, attraverso un assestamento di Bilancio, di ritirare quei fondi che vengono gestiti dalla presidenza del consiglio regionale. Possibile anche una ridefinizione del «parlamentino»della Pisana: nel mirino, ora, c’è il presidente dell’assemblea Mario Abbruzzese. Sta a lui emanare una legge che introduca più trasparenza e più controlli sui conti dei partiti. Altrimenti, verrà «invitato» a farsi da parte. Dice la sua anche il segretario Pdl Angelino Alfano: «Il consigliere regionale del Lazio Franco Fiorito ha comunicato la propria sospensione dal partito. Decisione che il Popolo delle Libertà ha immediatamente accolto e che implica anche la sua decadenza da segretario provinciale del partito di Frosinone. Convocherò nei prossimi giorni i coordinatori regionali del Popolo della Libertà del Lazio per una valutazione sulla situazione politica regionale».
ROMA – La targa sopra il portone dice: «Carlo Goldoni, padre immortale della italiana commedia, dimorò in questa casa». Se avesse saputo cosa sarebbe accaduto fra quelle mura due secoli e mezzo dopo, il celebre drammaturgo veneziano vi avrebbe magari ambientato un atto unico. Protagonista: il solito Pantalone. Perché chi paga la ristrutturazione di un appartamento signorile della Regione Lazio nello stabile di largo Goldoni 47 all’angolo con via dei Condotti, a Roma, è sempre lui. Cioè noi. I condomini, dopo aver sventato il tentativo di piazzare tappeto rosso e palmizi stile Sanremo all’ingresso dopo l’avvenuta trasformazione in elegante «ufficio del centro» dell’ex ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo di un secondo alloggio regionale nel palazzo, paventano che i lavori siano il preludio per l’apertura di un’altra sede di rappresentanza ancora. Stavolta, della governatrice Renata Polverini.
Fosse così, saremmo davvero alla commedia. Non soltanto perché quell’appartamento proviene da un antico lascito per opere di bene al Santo Spirito. Soprattutto perché a poca distanza, in via Poli, c’era già un ufficio «di rappresentanza» del consiglio regionale. Era stato affittato da Sergio Scarpellini, il proprietario dei palazzi affittati alla Camera e al Senato, al tempo della giunta di Francesco Storace e due anni fa si era deciso di rescindere il contratto: 320 mila euro l’anno. Una spesa demenziale, visto che il consiglio regionale del Lazio, come del resto la giunta, ha una più che confortevole sede a Roma. Chiudere quell’ufficio era il minimo. Peccato soltanto, lamenta Scarpellini nella causa civile intentata contro la decisione, che la rescissione sia avvenuta oltre i termini. E se il tribunale dovesse accogliere la tesi sarebbero dolori: 700 mila euro. Più la parcella del legale. Un avvocato esterno, ovvio.
Ma ce ne fossero di rogne così, con l’aria che tira oggi dalle parti della Pisana. La storia incredibile dei finanziamenti pubblici ai gruppi consiliari innescata dai Radicali con la meritoria pubblicazione sul loro sito internet del bilancio 2011, è ormai una palla sempre più grossa che rotola a valle. Inarrestabile e minacciosa, come dimostra l’inchiesta per peculato che si è abbattuta sull’ex capogruppo del Pdl Franco Fiorito. Ma non servivano certo le cravatte di Marinella, le cene a base di ostriche, le bottiglie di champagne, i servizi fotografici, i Suv, né le altre spese sfrontate che hanno inghiottito i lauti contributi al partito di Silvio Berlusconi e sulle quali ora indaga la magistratura, per capire che si era passato il segno. E non era nemmeno necessario guardare, come molti fanno oggi con ipocrita stupore, quella cifra rivelata dai radicali, il cui gruppo composto da due persone, Giuseppe Rossodivita e Rocco Berardo, ha incassato nel solo 2011 ben 422 mila euro. Il quadruplo, in proporzione, dei soldi che la Camera dei deputati stanzia per i gruppi parlamentari.
Era sufficiente, diciamo la verità, controllare i bonifici che arrivavano di volta in volta sul conto corrente. Per questo fanno sorridere oggi tanto il decalogo sui tagli dei costi della politica proposto dal consigliere udc Rodolfo Gigli quanto dichiarazioni come quelle del capogruppo del Pd Esterino Montino, che annuncia un tour de force per «ridurre le spese della giunta e del consiglio». Mentre alcune misure che avrebbero introdotto l’unico antidoto valido alla dissipazione di denaro pubblico, vale a dire la trasparenza, sono finite su un binario morto. È il caso della legge sull’anagrafe degli eletti e dei nominati, proposta sempre dai Radicali nel 2010 e arenata in qualche cassetto di qualche commissione.
Ai gruppi finiscono cifre inimmaginabili. Tanti soldi che non si sa nemmeno come spenderli. Basta dare un’occhiata ai due bilanci dei gruppi finora resi noti: oltre a quello dei Radicali, quello del Partito democratico. Il gruppo del Pd ha incassato nel 2011 la bellezza di 2 milioni 17.946 euro. Che divisi per i 14 componenti fa oltre 144 mila euro pro capite: quasi il triplo dei contribuiti erogati da Montecitorio. Inutile allora stupirsi che i democratici spendano 210.207 euro (!) per «riunioni, convegni, conferenze, incontri», 622.083 euro (!!) per i collaboratori e 738.863 euro (!!!) per «diffusione attività del gruppo, stampa manifesti». E nonostante questo ci sono ancora in cassa 304 mila euro.
Invece ai Radicali, che con i contributi al gruppo ci hanno pagato anche un convegno sui diritti civili a Tirana oltre ai congressi del partito a Chianciano e a Roma, sono avanzati 270 mila euro. Così da pensare che si possa ripetere la scena del ferragosto 1997, quando Marco Pannella in piazza del Campidoglio restituì i denari del finanziamento pubblico regalando 50 mila lire a chi mostrava un documento.
Tanti soldi, che contribuiscono ad alimentare una macchina completamente impazzita. Basta dire che nessuno sa dire con esattezza quanta gente gira intorno al consiglio regionale. Lo scorso anno i dipendenti ufficialmente presenti in quella struttura erano 786. I collaboratori dei gruppi, 180. Le persone addette alle segreterie dell’ufficio di presidenza, 87. Quelle delle segreterie delle commissioni, 71. Ma è niente in confronto alle poltrone che danno diritto a chi le occupa di incassare un’indennità aggiuntiva rispetto a una retribuzione base minima di 7.211 euro netti al mese. Sono un’ottantina, decisamente più numerose dei 70 consiglieri. Ci sono 17 gruppi consiliari, otto dei quali composti da una sola persona. Fra commissioni e giunte se ne contano 21. Le sole commissioni permanenti sono sedici: due più della Camera, che ha però 630 deputati. Alcune, a dir poco stravaganti. C’è per esempio la commissione Affari comunitari e internazionali, presieduta da Gilberto Casciani della Lista Polverini: nel 2012 si è riunita quattro volte. E poi la commissione Piccola impresa che fa il paio con la commissione Sviluppo economico. Oppure la commissione Lavori pubblici, più la commissione Urbanistica, più la commissione Ambiente. Quest’ultima, però, si occupa pure, chissà in base a quale criterio, della «cooperazione tra i popoli». Avete letto bene: «cooperazione tra i popoli».
Non rammentiamo più quante volte hanno promesso che le avrebbero ridotte. Ricordiamo invece bene le affermazioni rese dal presidente del consiglio Mario Abbruzzese il 22 dicembre 2011: «Quest’anno chiudiamo il bilancio con circa sei milioni di risparmi rispetto al 2010. Dà il senso della strada che abbiamo intrapreso». Il consuntivo dell’anno scorso, ancora non approvato, parla di impegni di spesa per 103 milioni 529.311 euro. Mezzo milione oltre le previsioni iniziali e ben sei milioni 772.701 euro in più nei confronti del 2010. L’aumento è del 7 per cento. Se questa è la strada…