Il segretario della uil. luigi angeletti: «noi crediamo ancora a una fiat competitiva». Il consiglio:«Bisogna crederci e fare gli investimenti necessari».
«Non possiamo accettare riduzioni della capacità produttiva. Noi crediamo ancora che la Fiat possa restare una casa automobilistica competitiva ma perchè ciò sia possibile bisogna crederci e fare gli investimenti necessari». Lo dice il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, commentando le ultime polemiche su Fiat. Angeletti spiega i motivi per i quali un calo della produzione non è accettabile: «è evidente che siamo in una fase di crisi di mercato, ma in Italia, malgrado tutto, si produce un terzo delle auto che si comprano. In Europa la recessione ovviamente finirà».
IL PRESIDENTE DELLA CAMERA – E il dietrofront su Fabbrica Italia – annunciato dai vertici del Lingotto – provoca anche l’intervento del presidente della Camera, Gianfranco Fini, in un’intervista rilasciata domenica al Messaggero:
«Quelle parole hanno sorpreso anche me e hanno fatto bene i ministri Passera e Fornero a chiedere subito chiarimenti all’azienda affinchè si possa sapere esattamente come stanno le cose». Per Fini la politica ha «il dovere di sapere». «Penso – aggiunge – che tutte le forze politiche siano d’accordo sull’iniziativa del ministro Passera».
IL REFERENDUM – E sul tema si è espresso anche Matteo Renzi: «Ho detto sì al referendum Fiat per il progetto Fabbrica Italia, ma oggi che Marchionne dice di no, bisogna andare a chiedere a lui il perchè ha cambiato idea e non a noi, che abbiamo detto di sì al referendum».
IL GRADO DI ASPETTATIVA – «Marchionne si è erto a paladino di certe politiche e ha sfidato l’intero paese, non può permettersi di essere ambiguo sulle risposte perchè riguarda noi e tutto il Paese». Questo il giudizio di Enrico Letta, vicesegretario del Pd. Per Letta, è una vicenda «molto grave, molto complicata. Il governo si sta muovendo e lo spingiamo a muoversi. Il caso Fiat è complicato per il grado di aspettative e impegni anche in termini di sfide che Marchionne si è preso nei confronti del Paese».