Il caso – scandalo fondi alla regione lazio. La presidente apre la seduta straordinaria del consiglio regionale del Lazio: alla Regione Lazio catastrofe paragonabile all’alluvione di Firenze. Ma non si dimette.
ROMA – «Chiedo scusa a tutti, ai cittadini del Lazio, a tutta la politica onesta, alle istituzioni, alle altre regioni, alle famiglie che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese, agli operai della Fiat, ai media e alla mia famiglia». Così Renata Polverini, presidente della Regione Lazio ha aperto lunedì pomeriggio la seduta straordinaria del consiglio regionale del Lazio convocata in seguito allo scandalo dei fondi Pdl scoppiato pochi giorni fa. Ha minacciato di andarsene, ma non si è dimessa: «Purtroppo ho appreso che non può essere immediatamente (riferendosi ai passaggi burocratici in caso di dimissioni, ndr), altrimenti sarei venuta qui in ciabatte e poi me ne sarei andata al mare».
«TUTTI A CASA» – «Se non c’è alternativa ce ne andiamo tutti a casa: facciamo durare questo consiglio fino a che serve, o usciremo da qui tutti da ex». «O superiamo questo scoglio o siamo come la Concordia e ci sfracelliamo». «Se la sfida che oggi lancio verrà accolta – ha detto Polverini – andremo avanti altri due anni e mezzo, altrimenti ci saluteremo stasera». La presidente Polverini ha inoltre citato il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, asserendo che la sfida deve essere «fatta adesso». «Chi arriverà dopo di noi – ha concluso – questa rivoluzione la farà, poiché nessuno dopo di noi potrà portare dietro questo fardello».
«SAREI VENUTA IN CIABATTE» – Il governatore ha detto anche: «In questo meccanismo da tritarifiuti nel quale qualcuno mi vuole trascinare, io non ci sto. Se c’è da andare a casa, ce ne andiamo subito». Ancora: «Se qualcuno pensa di usarmi per procrastinare la situazione e poi provocare un altro incidente di percorso, si sbaglia di grosso. O decidiamo ora se andare avanti o fuori subito. Oggi abbiamo – ha detto ancora – una straordinaria opportunità. Siamo noi, gli stessi che hanno affondato la credibilità della Regione; possiamo rilanciare la credibilità, possiamo dare un esempio, possiamo dire che questo consiglio regionale saprà uscire a testa alta».
«CATASTROFE» – «Quello che è accaduto alla Regione Lazio è una catastrofe paragonabile all’alluvione di Firenze», ha esordito la governatrice. «Sono qui per dire basta – ha detto -. Sono qui per dire che, a prescindere dal momento storico, questo atteggiamento è considerato dai cittadini insopportabile e indecente. Il Lazio non è una regione qualsiasi ma è la regione dove c’è la Capitale, dove si è consumata la storia del nostro Paese, dove vive e lavora la classe dirigente dell’Italia. Credo – ha proseguito la Polverini – che nel tentativo di spalare fango, con distinguo, ci siamo mostrati ancora più inadeguati di quanto le persone pensino. Noi dobbiamo non solo spalare fango ma fare di più. Come nel caso dell’inondazione di Firenze. Quanto è accaduto è una catastrofe per la politica, per l’Italia e per le istituzioni. A Firenze si è spalato ma si è costruito anche un argine».
IL TUMORE – La presidente del Lazio ha poi fatto riferimento ai suoi recenti problemi di salute. «I tumori che stanno qua dentro come nella mia gola vanno estirpati, oggi. Non intendo nella maniera più assoluta mantenere questa regione nello stress comunicativo che non permette di dire cosa faremo di buono». «Non accetto tentativi di rinvio», ha detto «nessuno giocherà la propria partita politica personale sulla mia faccia» «Non tutti abbiamo sbagliato allo stesso modo. Ma siamo disponibili a dare l’esempio. L’antipolitica siamo noi se non cambiamo – ha proseguito – Non dobbiamo continuare a pensare che la battaglia è tra la giunta e il consiglio. L’istituzione è una, o c’è consapevolezza di questo, nel rispetto di maggioranza e opposizione, o non c’è n’è per nessuno».
«SCUSA ALLA MIA FAMIGLIA» – Polverini ha detto anche: «Voglio chiedere scusa alla mia famiglia, trascinata in gogne mediatiche perché ho messo a disposizione il mio impegno personale per la Regione. Chiedo scusa alla mia famiglia perchè ho dovuto farmi togliere due tumori alla tiroide…». «E non li ho potuti neanche avere vicino quando sono stata operata in quel Grand hotel – ha detto ironicamente – che è l’ospedale Sant’Andrea».
LE RICHIESTE – E poi la Polverini ha elencato le sua richieste: «Azzerare i contributi destinati ai gruppi consiliari e sospendere quelli per il loro funzionamento»; «dimezzare le commissioni consiliari e cancellare quelle speciali», «riduzione di consiglieri e assessori».
LE DIMISSIONI SMENTITE – In mattinata la Polverini aveva riunito la sua giunta dicendo: «Vi volevo informare che mi dimetto». La governatrice sembrava determinata: «Devo avere risposte precise, altrimenti lascio». Nella sala cala il gelo. Escono le prime indiscrezioni, la presidente smentisce la riunione. Ma diversi membri dell’esecutivo regionale confermano sia l’incontro che i contenuti del messaggio della governatrice.
VERTICE PDL – Alla Pisana, intanto anche il gruppo pdl si riunisce: in 15, all’unanimità, confermano la fiducia nel capogruppo Francesco Battistoni, che ha preso il posto di Franco Fiorito. Unica concessione alle pressioni del partito e della Polverini è il fatto che in aula, durante il consiglio straordinario, parlerà Chiara Colosimo, la consigliera piú giovane, per dare un segnale di rinnovamento. Basterà, alla Polverini?
VERTICE IN PROCURA -E sempre lunedì in procura c’è stato un vertice di un’ora tra i magistrati che indagano su Franco Fiorito, e gli ufficiali del nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza che venerdì scorso hanno perquisito l’abitazione e l’ufficio dell’ex capogruppo del Pdl e acquisito documentazione presso la sede del partito alla Pisana. Gli inquirenti ribadiscono che l’inchiesta è al momento circoscritta al solo Fiorito e riguarda i casi di sospetto «arricchimento personale».