Nessun gol dei rossoneri in tre partite in casa. Il debutto contro l’Anderlecht finisce tra i fischi. Madrid sotto due volte, recupera e fa suo il big match. Mourinho: «Fiero di questo gruppo». I due ex rossoneri aprono la strada nella vittoria del Psg. Spalletti comincia male: Zenit battuto.
MILANO – San Siro resta un tabù: dopo due sconfitte in campionato, con Sampdoria e Atalanta, arriva il pareggio con l’Anderlecht nell’esordio di Champions League. 0-0 senza troppe emozioni. L’encefalogramma rossonero è piatto. La squadra è volenterosa, ma gioca con il freno a mano tirato, impaurita e preoccupata. Senza la classe di Ibra e Thiago Silva, che segnano per il Paris Saint Germain, e la personalità dei campioni, il Milan rimpicciolisce anche di fronte ai belgi, che valgono forse meno di una provinciale italiana eppure nella ripresa con il centrocampista argentino Biglia rischiano di far gol (tiro alto davanti ad Abbiati).
ALBERO DI NATALE – Allegri sceglie l’albero di Natale di ancelottiana memoria, con Boateng ed Emanuelson dietro a Pazzini. Ma il risultato è sconsolante. Mancano brillantezza e velocità, fantasia e concretezza. Le occasioni sono sporadiche. Un bel diagonale di Boateng e un tiro al volo centrale di Emanuelson nel primo tempo; soprattutto un colpo di testa di El Shaarawy, appena entrato, nella ripresa, deviato con una prodezza da Proto. Pazzini è costretto ad arretrare sino alla trequarti per cercare di agguantare il pallone e quando De Sciglio, uno dei migliori, lo serve con un bel cross (unica occasione per l’ex interista), il centravanti perde l’attimo e cicca il pallone.
DELUSIONE E FISCHI – San Siro, sempre più vuoto e malinconico, fischia. Sia all’intervallo sia alla fine. La gente comincia a perdere la pazienza. Anche la Champions, dopo il campionato, è in salita. La sfida tra due settimane a San Pietroburgo contro lo Zenit (battuto 3-0 dal Malaga) è già una specie di spareggio. Ma come può fare Allegri a cambiare la squadra spenta, lenta e avvilita vista sino qui in casa? A Udine rientrerà Montolivo, qualità in mezzo al campo, ma l’impressione è che non sia sufficiente. Forse, come dice l’allenatore, il Milan deve essere più spensierato. Di sicuro deve migliorare la fase di attacco. Pazzini, in novanta minuti, ha avuto una sola occasione. E gli inserimenti dei centrocampisti sono sporadici. Tutto questo in attesa di ritrovare il vero Boateng: questo è il fratello gemello.
MADRID – Cinque gol, un ritmo forsennato per 94’, giocate dei campioni e sacrificio dei (pochi) gregari, tre giocatori su tutti – Cristiano Ronaldo, Yaya Touré e Benzema – ma soprattutto il trionfo finale di Mourinho. Real Madrid-Manchester City non è stata una partita, tra l’altro la prima di un girone di qualificazione che dovrebbe promuoverle tutte e due, ma un film.
«LOTTANDO COME ANIMALI» – Sotto per due volte – e il 2-1 di Kolarov era arrivato all’87’ – il Real Madrid si è rifiutato di perdere e José Mourinho, che sapeva di giocarsi tutto o quasi questa sera, è stato un fiume in piena sul campo al gol del 3-2 di Cristiano Ronaldo all’ultimo minuto e in conferenza stampa dopo la fine: «La mia esultanza. Ho fatto il gesto: cancellate tutto dai computer e riscrivete da capo. Un hacker mi aveva detto quello che era già stato scritto: è matto, ha fatto giocare Varane e non Sergio Ramos, ha mandato i creativi in panchina, ha messo Higuain che in Champions non segna mai al posto di Benzema. E invece abbiamo vinto e io sono fiero di questo gruppo e lo sarei stato anche se avessimo perso perché, in quel caso, l’avremmo fatto da Real Madrid, lottando come degli animali, e non come contro il Getafe o il Siviglia».
«NON SI PUO PERDERE COSI’» – Tutta diversa l’espressione di Roberto Mancini che per due volte, prima con il gol di Dzeko e poi con quello di Kolarov aveva accarezzato addirittura la vittoria: «Ci siamo chiusi troppo negli ultimi minuti e abbiamo pagato. A Madrid si può perdere, ma non quando stai vincendo a tre minuti dalla fine. Ora bisogna battere il Borussia Dortmund». Gli sceicchi non aspettano.
PARIGI – Una buona notizia e una cattiva per il Milan. Quella buona è che lo Zenit di Spalletti, considerato l’avversario più difficile per i rossoneri nel proprio gruppo, ha cominciato male, perdendo largamente contro il Malaga. Quella cattiva, ma soltanto per il morale, è che i due campioni ex rossoneri ora al Psg, Ibrahimovic e Thiago Silva, hanno entrambi segnato, aprendo la strada al netto successo dei parigini di Ancelotti sulla Dinamo Kiev. Il big match Real-Manchester City si accende nel finale con cinque gol: due volet in vantaggio il City, due volte l’immediato pareggio del Real Madrid. Vittoria alla squadra di Mourinho decisa da una rete di Ronaldo. Significative negli altri gironi le vittorie esterne dell’Arsenal (a Montpellier), dello Schalke 04 (ad Atene contro l’Olympiakos) e del Porto (a Zagabria contro la Dinamo).
LUCA VALDISERRI