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Polverini accerchiata: «Si dimetta ora» Udc, ago della bilancia, verso la sfiducia. Così i partiti decidevano come dividersi i soldi

FONDI PDL, la presidente della regione Lazio va da monti. Accerchiata la governatrice. Fiaccolata per chiederne le dimissioni. Lasciano 29 consiglieri, mancano 7 firme per far cadere il Consiglio. Alemanno: «Centrodestra da azzerare». Le indagini Ecco le delibere dell’ufficio di presidenza laziale. Anche Pd e Idv d’accordo per passare da 1 a 14 milioni.

 

ROMA – Un incontro con Monti e un gelido colloquio. Domenica in tarda serata il governatore della Regione Lazio, Renata Polverini, ha chiesto e ottenuto di poter vedere il premier per una «valutazione della situazione nella Regione Lazio» dopo lo scandalo dei fondi Pdl. Un appuntamento resosi necessario dopo le dimissioni di tutti i consiglieri d’opposizione alla Pisana. Intanto l’ago della bilancia sembra pendere verso lo scioglimento della giunta: il consiglio regionale potrebbe cadere martedì, quando si riunirà l’ufficio politico dell’Udc. Con 29 firme già raccolte, all’opposizione bastano 7 nuove dimissioni per far cadere il Consiglio; 6 sono i consiglieri di centro, 1 potrebbe venire da un «fuoriuscito» della stessa Lista Polverini.

«RENATA, MOLTO PROVATA» – L’incontro con Monti si è svolto domenica sera a Palazzo Chigi, poco prima che Monti partisse per gli Usa. Mentre le fonti ufficiali sceglievano la politica del riserbo («Spetta al governatore rivelare, se crede, il contenuto del colloquio»), chi ha sentito Polverini l’ha trovata molto provata. Da più parti le arriva lo stesso invito: «Si dimetta ora». Intanto tre consiglieri di Pd, Idv e Sel lanciano un «appello ai cittadini che si sentono offesi e che sono indignati, alle forze politiche e sociali, ai movimenti e ai comitati», perchè partecipino – giovedi sera, alle 19 – ad una «fiaccolata per il riscatto di Roma e del Lazio e per chiedere le dimissioni di Renata Polverini e lo scioglimento del Consiglio Regionale del Lazio».

CONSIGLIO A RISCHIO – Domenica sera i 14 consiglieri del Pd hanno firmato le loro dimissioni irrevocabili – scelta adottata anche dai 5 consiglieri dell’Idv – per accelerare lo scioglimento del Consiglio regionale. Si sono dimessi anche i consiglieri di Sel (due), Federazione della Sinistra e Lista Civica dei Cittadini, mentre l’unico Verde, Angelo Bonelli, ha confermato la disponibilità a lasciare. Il governatore del Lazio ha così spiegato la decisione di recarsi a Palazzo Chigi: «Ho chiesto al presidente del Consiglio, Mario Monti, un breve incontro per informarlo della situazione che si è verificata in Regione; mi sembrava corretto farlo, considerato che il Lazio è una realtà certamente non marginale sotto il profilo economico e istituzionale del nostro Paese».

IL NODO DEI CONSIGLIERI UDC – Dopo che per tutta la serata si erano rincorse voci di dimissioni è arrivata una nota dei capigruppo della maggioranza della Regione Lazio, compresi Udc e Mpa in cui si legge: «La maggioranza è orgogliosamente al fianco di una presidente di Regione onesta e determinata, incitandola a proseguire nell’incisiva azione di governo fin qui svolta».
Decisiva diventa a questo punto la posizione dei consiglieri Udc. Mentre il presidente dell’Udc Rocco Buttiglione aveva dichiarato che i consiglierei centristi «farebbero bene a lasciare», il leader dell’Udc, Pierferdinando Casini, dopo aver difeso a spada tratta l’esperienza di governo dell’amministrazione Polverini, domenica sera ha lasciato trasparire su Twitter una crescente freddezza: «Correttezza impone – ha detto – che si decida con gli amici laziali. Pensando ai nostri elettori e all’Italia che vogliamo costruire».

ALEMANNO CHOC – E mentre l’ex capogruppo Pdl in Regone Franco Fiorito, indagato per la sparizione dei fondi del partito, dichiara a La7 di non sentirsi un ladro, lo scandalo non lascia indifferente nemmeno Gianni Alemanno, che domenica è intervenuto nel dibattito sul caso Lazio con un videomessaggio choc: «Sono giorni molto amari per tutta la politica e in particolare per il centrodestra. Ci sono immagini bruttissime, titoli sui giornali… C’è una sorta di separazione incredibile tra la politica e il Paese… Credo ci voglia un azzeramento totale all’interno del centrodestra», ha detto il sindaco di Roma sul suo blog «Alemanno 2.0», che ha commentato indirettamente lo scandalo dei fondi Pdl spariti alla Regione Lazio e delle «spese allegre» di consiglieri ed ex capogruppo, parlando anche del caso di Tangemtopoli nel 1992.

NO A UNA NUOVA TANGENTOPOLI – La conclusione? «Tutti dobbiamo fare un’analisi profonda e rapida per trovare noi una strada per il centrodestra, perchè così non può continuare, e in generale il sistema parlamento deve fare poche riforme efficaci che riconsegnino la politica agli italiani. Non possiamo vedere anche oggi un nuovo 1992 (ndr. l’anno dello scandalo Tangentopoli). Dobbiamo dare un messaggio vero al Paese perchè senza politica non si salva, si salva con la politica buona. Per fare questo bisogna fare un ragionamento che porti a cambiamenti veri effettivi e radicali».

ROMA – Le erogazioni ai gruppi politici della Regione Lazio sono lievitate senza che fosse fornita alcuna giustificazione specifica. Le decisioni dell’ufficio di presidenza, poi ratificate dal consiglio regionale – che hanno consentito di passare da un milione di stanziamento ratificato il 26 gennaio 2010 (la giunta all’epoca è guidata dal centrosinistra) ai 14 milioni dell’8 novembre 2011 – sono sempre state motivate con una generica esigenza di denaro. E adesso pure su questo si stanno effettuando controlli. La legge prevede infatti che si specifichino i motivi delle variazioni di bilancio, soprattutto se i fondi devono essere sottratti ad altre «voci». Nonostante la norma fissi criteri precisi per la gestione dei soldi pubblici, le delibere che determinavano i nuovi stanziamenti sono sempre passate all’unanimità, vale a dire con il consenso di maggioranza e opposizione. «Il presidente Mario Abbruzzese decideva d’accordo con il segretario generale Nazzareno Cecinelli e tutti votavano senza effettuare alcuna obiezione o verifica», ha raccontato durante il suo interrogatorio della scorsa settimana l’ex capogruppo Franco Fiorito, ora indagato per peculato. A dimostrarlo ci sono adesso le copie degli atti acquisiti la scorsa settimana nella sede della Pisana dagli uomini del Nucleo Valutario per ordine dei magistrati.

IL VOTO ALL’UNANIMITA’ – Il primo provvedimento preso dopo l’elezione della nuova giunta guidata da Renata Polverini risale al 14 dicembre 2010. Il denaro messo a disposizione dei partiti viene aumentato fino a 5,5 milioni di euro. Il 10 febbraio 2011 l’ufficio di presidenza decide all’unanimità che quello stanziamento è congruo. Cecinelli «vista» la pratica. Sono presenti Abbruzzese, il vicepresidente Raffaele D’Ambrosio dell’Udc, e i consiglieri Gianfranco Gatti della lista Polverini, Isabella Rauti del Pdl, Claudio Bucci dell’Idv. Ma due mesi dopo, il 4 aprile, arriva una nota firmata dal funzionario Maurizio Stracuzzi che segnala come «la disponibilità attuale del capitolo 5 non consente, nei prossimi mesi, di soddisfare le obbligazioni». Non viene effettuata alcuna verifica ulteriore visto che in appena 24 ore si riunisce l’ufficio di presidenza e si determina uno stanziamento aggiuntivo di 3 milioni di euro. La composizione è identica a quella della precedente riunione. E anche questa volta tutti sono d’accordo. Il 19 luglio 2011 si segue la solita procedura. A cambiare è solo la «formazione» dell’ufficio di presidenza. Assente D’Ambrosio, è presente l’altro vicepresidente: Bruno Astorre del Pd. Ma il risultato è identico. Anche questa volta la «segnalazione» che le casse sono vuote arriva da Stracuzzi. È stato lui, cinque giorni prima dell’incontro, a sottolineare la necessità di disporre di altri 3 milioni. Detto, fatto. Grazie alla sintonia che regna nell’ufficio di presidenza tutti i gruppi avranno i soldi in più.

GLI STANZIAMENTI PRENATALIZI – Si arriva così al 2 novembre 2011. Stracuzzi usa la stessa formula generica per chiedere altri 2,5 milioni di euro. L’organismo guidato da Abbruzzese procede, senza sollecitare chiarimenti, sei giorni dopo. Nella delibera numero 86 dell’8 novembre 2011 ci si limita a scrivere di «dover procedere per stanziamento da legge di bilancio di previsione esercizio 2011 non sufficiente come dimostra la lettera dell’ufficio preposto». Anche questa volta non c’è D’Ambrosio e manca pure Rauti. A ratificare la decisione ci pensano gli altri rappresentanti che votano per conto di Pdl, Pd, Udc e Idv. Nelle casse dei gruppi arrivano dunque ulteriori fondi e proprio in quel periodo Fiorito comincia a disporre bonifici senza specificare nelle distinte il nome del destinatario e la causale. Una girandola di accrediti che alla fine supera il milione e mezzo di euro. Parte dei soldi è certamente finita nelle sue tasche. Ma il resto? Era stato l’avvocato Carlo Taormina a sollecitare verifiche sulle procedure adottate dall’ufficio di presidenza «perché è in quella sede che si decide la destinazione dei fondi pubblici e dunque, in caso di irregolarità, si commette peculato». Ora anche la Corte dei Conti sta verificando se le procedure seguite nella distribuzione del denaro siano regolari o se le scelte effettuate nel corso degli ultimi due anni abbiano causato danni all’Erario.

Fiorenza Sarzanini e Redazione Online

Polverini accerchiata: «Si dimetta ora» Udc, ago della bilancia, verso la sfiducia. Così i partiti decidevano come dividersi i soldiultima modifica: 2012-09-24T12:49:32+02:00da
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