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Quei bonifici di Fiorito prima di lasciare. Ai collaboratori esterni 700 mila euro. Il “magna magna” dell’Udc in Regione

Scandalo Lazio L’inchiesta. Il ruolo del presidente Abbruzzese. Polverini sarà sentita dai pm. L’ex capogruppo avrebbe sottratto 1 milione e 300 mila euro. Il legale: restituirà quanto deve. Nel 2011 rimborsi al gruppo dell UDC per oltre 880mila euro. E dalla giunta 847mila euro alla società fondata da Cesa. Ai consiglieri avanzano solo 12mila euro: quasi tutto finito.

ROMA – Un paio di mesi prima di dimettersi da capogruppo del Pdl Franco Fiorito effettuò numerosi bonifici a persone del suo entourage , anche politico. Sulle distinte di accredito non veniva specificato il nome del destinatario, ma gli investigatori della Guardia di Finanza li avrebbero già individuati. E adesso rischiano l’accusa di riciclaggio. La faida interna al Pdl era già cominciata, il sospetto è che Fiorito cercasse in questo modo di mettere al sicuro i fondi prima di una sostituzione che lui stesso aveva capito essere inevitabile.

È la prima relazione consegnata ai magistrati dal Nucleo Valutario a ricostruire ogni passaggio di denaro e a quantificare la cifra che il consigliere regionale avrebbe sottratto alle casse del partito: un milione e trecentomila euro distribuiti tra conti italiani ed esteri.

L’attività di Abbruzzese. Si muovono su binari paralleli gli accertamenti disposti dal procuratore aggiunto Alberto Caperna e dal sostituto Alberto Pioletti. Da una parte l’accusa di ruberia a Fiorito, dall’altra l’operato dell’ufficio di presidenza del consiglio regionale che in due anni ha elargito quattordici milioni di euro ai gruppi consiliari. Per questo saranno nuovamente interrogati il presidente Mario Abbruzzese e il segretario generale Nazzareno Cecinelli.

Il ruolo di entrambi viene infatti ritenuto strategico nella scelta di destinazione dei fondi. E dunque bisognerà capire come mai, nonostante ci fossero numerose voci di bilancio in sofferenza, si decise di destinare così tanti soldi al funzionamento dei gruppi. Stabilire quale criterio fosse stato adottato per la quantificazione delle esigenze. Tenendo conto che quelle cinque delibere che aumentavano l’entità delle somme ottennero anche il voto favorevole dei partiti di opposizione Pd e Idv. Nel primo interrogatorio Abbruzzese ha sostenuto di aver «seguito alla lettera le leggi regionali». Adesso dovrà spiegare come mai non fosse mai specificato per quale motivo era necessario far lievitare l’entità delle somme da elargire.

Il ruolo di Renata Polverini. Anche l’ex governatrice potrebbe essere ascoltata come testimone. Nei giorni scorsi ha incontrato il procuratore Giuseppe Pignatone per onorare un precedente appuntamento su tutt’altro argomento, ma appare difficile che non si sia parlato di quanto sta accadendo alla Regione Lazio.

«Dirò tutto quello che so», ha promesso la governatrice al momento di annunciare le proprie dimissioni. E dunque non è escluso che decida di presentarsi in procura per fornire nuovi elementi ai pubblici ministeri. Tenendo però conto che una parte degli aumenti sono stati decisi con due “determinazioni” proprio dalla Giunta da lei guidata.

Adesso sono in molti a negare di essersi accorti di questa girandola di spese folli, ma analizzando i conti appare difficile crederci. Anche perché ci sono esborsi da capogiro sui quali nessuno ha mai ritenuto di dover chiedere almeno una spiegazione. E perché gli stipendi dei consiglieri erano stati decisi seguendo un criterio unitario: 9.700 euro in busta paga, più un extra di 4.100 euro per un totale mensile di 13.800 euro mensili. Ai quali andavano aggiunti i 100 mila euro annui per l’attività politica che, a seconda degli incarichi, potevano essere raddoppiati o addirittura triplicati.

I soldi ai collaboratori. Tra il 2010 e il 2012 il Pdl ha messo sotto contratto una quarantina di collaboratori che si aggiungevano ai dipendenti regionali e ai consulenti. Un esercito di persone costato l’anno scorso oltre 665 mila euro. «Per svolgere al meglio il lavoro dei consiglieri – scrisse Fiorito in una lettera al Comitato di controllo inviata il 28 febbraio scorso – è stato necessario aumentare notevolmente il numero del personale a disposizione del gruppo stesso. Le assunzioni sono state necessarie e aggiunte alle varie consulenze per svolgere al meglio l’incarico elettivo dei componenti» e hanno comportato «l’impiego di elevate somme assegnate al Gruppo». Non ci fu alcuna obiezione né interna, né esterna al partito.

Anche sulle altre «uscite» gli organismi che avrebbero dovuto verificare la congruità degli esborsi non hanno avuto nulla da dire. Eppure tra le «voci» c’erano cifre esorbitanti come controllare quella sulle «Riunioni, Convegni, Progetti, Incontri» costata 685.689,84 euro in appena dodici mesi e quella su «Indennità e rimborsi ai componenti per attività svolta a nome del Gruppo» da 647.547,03 euro. Così Fiorito giustificava le ulteriori spese: «È stato inoltre necessario per svolgere le varie attività acquistare attrezzature tecniche, messe a disposizione dei consiglieri, e coprire varie spese di informazione, locomozione e rappresentanza. Tali spese sono riportate dettagliatamente nello schema allegato». Un foglio che dava conto di un esborso totale pari a 3.110.326 euro a fronte di entrate pari a 2.735.502.

La trattativa con i pm. «Fiorito restituirà alla Regione i soldi che ha preso in più rispetto a quanto gli spettava», ripete il suo legale Carlo Taormina. La quantificazione non è stata ancora effettuata, ma nella relazione della Guardia di Finanza si parla di almeno 330 mila euro trasferiti in Spagna e lui si è impegnato pubblicamente a risarcirne almeno 400 mila.

Un’altra verifica riguarda gli immobili. Nella relazione viene specificato l’elenco delle case che possiede a Roma – due di proprietà e due ottenute in affitto da enti di beneficienza – la villa che ha comprato al Circeo, ammettendo di aver versato 200 mila euro «in nero» e le tre case che ha a Tenerife, alle Canarie. E che sono tuttora gestite dalla compagna di suo padre, la donna alla quale ha intestato almeno tre dei bonifici esteri.

Mangiavano tanto, e in tanti, anche quelli dell’Udc di Casini. In senso letterale (119mila euro spesi in ristoranti dai sei consiglieri Udc), sia per altre vie. Come le associazioni culturali, foraggiate con grande generosità sia dallo stesso Udc che dal Pdl in Regione Lazio, pescando a piene mani negli abbondanti fondi dei gruppi consiliari. Ma soprattutto dalla stessa Giunta regionale, composta anche dal partito di Casini. L’incrocio di finanziamenti ed interessi raggiunge il capogruppo centrista in Lazio (la stessa persona che firma il rendiconto sui soldi del gruppo Udc), ovvero l’ex rutelliano Francesco Carducci Artenisio, gentiluomo di Sua Santità, e poi il segretario nazionale dell’Udc Lorenzo Cesa (con il figlio Matteo).
Il punto di contatto è l’associazione I Borghi Srl, fondata nel giugno 2004 da Cesa, Carducci Artenisio e Gian Marco innocenti, già vicepresidente dell’Atac in quota Margherita. L’attività principale dell’associazione «I Borghi» è gestire l’Auditorium vaticano a Roma, ristrutturato dall’associazione in cambio della concessione esclusiva degli spazi fino al 2017. Impegni onerosi che richiedono finanziamenti importanti. Che sono regolarmente arrivati. Prima dall’Arcus, società pubblica che dipende dal ministero dei Beni culturali, che nel 2005-2006, quando l’Udc è al governo, mette a disposizione di I Borghi 1,2 milioni di euro. Poi arriva la Regione Lazio a sostenere la causa. Inizia la giunta Marrazzo, che eroga dal 2006 al 2009 circa un milione e mezzo di euro. Quindi ecco il centrodestra nel 2010, con l’Udc guidato da Carducci Artenisio nella maggioranza di governo, e i finanziamenti che riprendono. Nel luglio 2011 la Regione Lazio assegna quasi 500mila euro a I Borghi Srl per poter usare l’Auditorium. Nel 2012 il contratto si rinnova, per due anni, e fanno altri 847mila euro a favore dell’associazione. Da cui, per trasparenza, il capogruppo Udc si è dimesso. Ma il suo segretario Lorenzo Cesa no, dividendo le quote della società col figlio. Come non bastassero, anche il Pdl di Fiorito, in Lazio, chiede spazi a I Borghi. E ovviamente li paga (12mila euro).Eppure, nelle parole dei leader Udc, non c’è neppure un accenno a quest’uso (discutibile) dei fondi pubblici. Anzi, Cesa applaude alle dimissioni della Polverini perché, dice, «la situazione si era resa insostenibile». Casini parla dello «schifo emerso» nell’uso dei soldi regionali, riferendosi al Pdl. Nessun riferimento invece ai finanziamenti partiti dalla Regione Lazio verso la società di Cesa e figlio. Va ricordato poi che l’Udc ha un suo componente, il consigliere Raffaele D’Ambrosio, nell’Ufficio di presidenza regionale, ovvero l’organismo che ha deliberato gli aumenti dei fondi ai gruppi regionali. Soldi che il gruppo dell’Udc non ha mai rifiutato. Sono stati 887.400 euro, nel 2011, anche se il dato viene contestato dall’Idv in consiglio regionale, accusato di aver preso di più (1,2 milioni) pura avendo un consigliere in meno. «Noi abbiamo rendicontato anche il contributo per il rapporto eletto-elettore, forse loro si sono dimenticati» accusa il capogruppo dipietrista Maruccio. Comunque, quasi un milione di euro per i sei consiglieri Udc in Regione Lazio, spesi praticamente tutti, tranne un avanzino di 12mila euro.Spesi come? Il bilancio del gruppo è generico, come per tutti gli altri gruppi. Ci sono le voci, ma non le causali di spesa specifiche. Ci sono 150mila euro di «compensi collaboratori», 81mila euro di incontri e convegni, 295mila euro di «Diffusione attività del Gruppo, stampa manifesti», 10mila euro di «spese di locomozione», 14mila euro di «spese telefoniche», i suddetti 119mila euro per «alberghi, ristoranti, bar», e poi un misterioso «Spese varie» che è la terza voce per grandezza: 145mila euro. Di che spese si tratta? Chissà. Bisognerebbe chiederlo ai consiglieri Udc in Regione Lazio. Tra cui c’è Pietro Sbardella, figlio di Vittorio Sbardella, ex Dc detto «Lo Squalo», signore della Roma politica della Prima Repubblica. O Roberto Carlino, immobiliarista («Non vendo sogni ma solide realtà»), messo dall’Udc alla presidenza della commissione Ambiente. Sono in sei ma hanno dodici incarichi. Sbardella è anche presidente della commissione Affari costituzionali, Raffaele D’Ambrosio è consigliere e vicepresidente del Consiglio regionale, Rodolfo Gigli è consigliere e presidente della commissione per la politica della Casa. Centoventimila euro di fondi regionali a testa. Si capisce che le dimissioni siano state un trauma.

Fiorenza Sarzaninie Paolo Bracalini

Quei bonifici di Fiorito prima di lasciare. Ai collaboratori esterni 700 mila euro. Il “magna magna” dell’Udc in Regioneultima modifica: 2012-09-26T11:58:00+02:00da
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