IL SIDERURGICO DI TARANTO. Il presidente Ilva ai magistrati: «Combattere il reato è una cosa, dare un’indicazione tecnica è un’altra cosa». Fim e Uilm, protesta a Roma il prossimo 15 o 17 ottobre.
TARANTO – «Se dovessimo andare al fermo o alla chiusura di alcuni altiforni, così come detto anche nelle decisioni dei custodi, questo evidentemente creerebbe problemi sia sull’attività produttiva che sui livelli occupazionali». Lo ha detto il presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante, intervenendo a Canale 5. «L’Ilva attualmente produce – ha proseguito Ferrante – perché è inevitabile che produca. Se gli impianti, come dicono gli stessi magistrati, devono funzionare per essere risanati, è inevitabile che se funzionano producono, quindi l’acciaio viene prodotto regolarmente ed è impossibile che non sia così».
I MOTIVI DI CONTRASTO – Ferrante ha aggiunto di aver «sempre rispettato il ruolo, il lavoro e le decisioni dell’autorità giudiziaria. Però – ha sottolineato – combattere il reato è una cosa, dare un’indicazione su scelte di natura tecnica di intervento sugli impianti è un’altra cosa. E un’altra cosa ancora è adottare provvedimenti che dicono all’azienda di chiudere, di non produrre. Questo significa alterare l’equilibrio sociale, economico, industriale di una zona del Paese».
LE NUOVE PERIZIE – «Si parla di emergenza sanitaria e di inquinamento terribile della zona di Taranto – ha concluso Ferrante -, ho chiesto delle perizie che sto ricevendo in questi giorni da personalità della scienza che mi raccontano una verità diversa. Mi raccontano che a Taranto non c’è emergenza sanitaria. Quando sarà il momento noi le consegneremo alle autorità che ne hanno titolo. Ora stiamo raccogliendo tutti i dati per dimostrare che non c’è emergenza sanitaria, che le condizioni ambientali di Taranto non sono tanto peggiori di tante altre realtà urbane del nostro Paese». Ferrante ha ribadito che l’Ilva andrà «in ogni sede giudiziaria» per far valere le proprie ragioni: «Impugneremo subito la decisione del gip, nel frattempo però la decisione va eseguita. Questo non significa spegnere gli impianti, ma avviare il fermo di alcuni impianti con attività di risanamento, cosa che è già avviata».
IL MINISTRO E L’AUTORIZZAZIONE – «Il riesame dell’Aia disporrà una drastica riduzione del carico di inquinanti rispetto all’Aia» precedente, «con particolare riferimento alle emissioni di polveri e di benzopirene sia diffuse che convogliate». Lo afferma il ministero dell’Ambiente dopo conclusione delle procedure del gruppo di lavoro della Commissione Aia.
LO SCIOPERO DI FIM E UILM – Secondo giorno di sciopero indetto da Fim e Uilm (la Fiom ha deciso di non partecipare). L’astensione dal lavoro si concluderà domani mattina alle 7. Proseguono anche i blocchi stradali sulle statali 7 Appia e 106 Jonica (per Metaponto e Reggio Calabria). Il blocco stradale oggi riguarda anche la strada provinciale per Statte. Per il momento, secondo fonti sindacali, ai blocchi partecipano circa 1.500 persone che hanno via via ingrossato gli sparuti gruppi che avevano mantenuto gli assembramenti sulle statali durante la notte. Anche dentro la fabbrica continua la protesta di gruppi di operai issati sulla torre di smistamento dell’altoforno 5, sulla passerella del camino E312 dell’area Agglomerato e, da ieri, sulla torre del gasometro.«Noi continuiamo a credere – chiarisce Antonio Talò, segretario provinciale della Uilm di Taranto – che nel braccio di ferro tra azienda e magistrati entrambi dovrebbero fare un passo indietro perché in mezzo ci sono i lavoratori. L’ipotesi di soluzione è che il governo chiuda oggi la partita dell’Aia per dare all’azienda lo strumento giuridico e tecnico per marciare: questo sarebbe un risultato della protesta». Talò ha anche spiegato che se il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, dovesse firmare oggi l’Autorizzazione integrata ambientale e quindi convocare la conseguente conferenza di servizi che dovrà rilasciare l’Aia, i sindacati Fim e Uilm terranno a Roma una manifestazione di protesta il giorno di convocazione della conferenza di servizi: se invece Clini non dovesse firmare oggi l’Aia, la manifestazione si terrà nella capitale all’inizio della prossima settimana.
TUTTI A ROMA – E dopo pochi minuti è arrivata la conferma. «In concomitanza con la conferenza dei servizi per il rilascio dell’Aia prevista per il prossimo 15 o 17 ottobre – ha annunciato il segretario nazionale della Fim Cisl Marco Bentivogli – Fim e Uilm lanciano una grande manifestazione di tutto il Gruppo Ilva e per il futuro della siderurgia italiana a Roma».
LA PROTESTA CONTINUA – Intanto gli aderenti al comitato di «Cittadini e Lavoratori liberi e pensanti» hanno sospeso il presidio davanti alla portineria C dell’Ilva che ha impedito per diverse ore l’ingresso e l’uscita di mezzi dallo stabilimento. Lo rendono noto i promotori del Comitato che annunciano altre assemblee nei pressi delle portinerie, ma smentiscono «le informazioni riguardanti la presenza a scioperi indetti da sindacati» e precisano che non parteciperanno «mai ad alcun blocco a discapito della città». La protesta è iniziata nel primo pomeriggio di giovedì. Secondo il comitato, di cui fanno parte i contestatori che il 2 agosto scorso bloccarono a bordo di un Apecar il comizio sindacale di Camusso, Bonanni e Angeletti, «gli operai non devono bloccare la città ma devono bloccare l’azienda e la produzione». Il comitato fa presente in una nota che «la presenza di cittadini, ora più che mai, è necessaria per sostenere gli operai in questa lotta. Basta la propria presenza, così ha fatto anche un autotrasportatore calabrese “bloccato” che per tutta la serata ha deciso di stare in nostra compagnia».