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Juve, che fatica con lo Shakhtar. Il Milan rinasce in Russia. Battuto lo Zenit di Spalletti

CHAMPIONS LEAGUE, SECONDA GIORNATA. Lucescu e i suoi brasiliani danno filo da torcere ai padroni di casa. I bianconeri non vanno oltre il pareggio per 1-1 nella prima partita europea nel nuovo stadio. Lasciato troppo vuoto. A San Pietroburgo vittoria scaccia crisi: 3-2. Due autoreti dei russi. Abbiati compie almeno sei parate decisive.

TORINO – Mille e ventotto giorni senza la Champions League. Ma anche se non è finita come l’otto dicembre 2009, con il Bayern Monaco che mandò in crisi il progetto di quella Juventus guidata da Ciro Ferrara, non è andata benissimo neanche questa volta: 1-1 con lo Shakhtar Donestk di Mircea Lucescu, infarcito di brasiliani, capaci dei soliti giochetti con il pallone, ma catechizzati dal santone romeno affinché stiano attenti tatticamente. E l’amico Mircea conosce il mestiere, eccome.

La Juventus subisce il gol di Alex Teixeira, pareggia con Leonardo Bonucci, migliore in campo, uno che, sebbene sia passato attraverso il tritacarne del caso scommesse, ha una grinta incredibile. Può vincere (ancora con Bonucci e con Matri); può perdere (con Srna, grande parata di Buffon, e con Willian, nel recupero, traversa alta). Pareggia. Logico.

Il risultato non è dei migliori, il ritorno con lo Shakhtar sarà a Donetsk in un freddo dicembre. Non si giocherà nelle migliori condizioni climatiche e arrivarci nelle miglior condizioni di classifica è fondamentale. Non si potrà sbagliare nel doppio confronto con i danesi e, soprattutto, con il Chelsea in casa. La Juventus soffre le squadre che le scappano davanti e questa del miliardario Achmetov non dà punti di riferimento, raddoppia sia quando subisce che quando attacca. Così mette in difficoltà chi porta la palla e ha sempre qualcuno libero quando c’è da dettare il passaggio. La forza della Juventus è psicologica, però, oltre che tattica e tecnica. E questo è un pareggio di carattere, al di là dei problemi e delle difficoltà.

La Champions è tornata a Torino in uno stadio con grandi spazi vuoti, quasi che si sottovalutasse la squadra ucraina. I tifosi l’hanno snobbata, la Juventus no. È per questo che non ha perso, condizionando la sua avventura europea. La strada si è fatta aspra, proprio come è stata la gara con lo Shakhtar, ma c’è ancora e si può percorrere.

SAN PIETROBURGO – Il colpo è grosso e potrebbe aprire finestre nuove sul futuro: il Milan sbanca San Pietroburgo, va a 4 punti nel girone di Champions, affossa forse definitivamente lo Zenit di Luciano Spalletti (0 punti in 2 gare) e fa un pieno di fiducia in vista del derby di domenica. E’ un 3-2 pesante e importante, anche se non del tutto meritato (Abbiati migliore in campo con 6 parate forndamentali e due autogol russi) e figlio di un gioco molto rivedibile. Però di questi tempi – tempi di crisi, di risultati altalenanti, di problemi tecnici e di ombre sul futuro di Allegri – queste sono le vittorie che contano. Le note positive sono la conferma dello straordinario El Sahaarawi, la crescita di Montolivo, le risposte di Abbiati alle critiche, mentre restano da migliorare parecchio lo sviluppo complessivo della manovra e alcune individualità ancora sottotono come Boateng, De Jong e Bojan.

UNO-DUE – Allegri ripropone Bojan al centro dell’attacco, sostenuto da Boateng, con Emanuelson (a destra) e El Sahaarawi (a sinistra) pronti alla doppia fase, mentre al centro della mediana si muovono De Jong incontrista e Montolivo in regia. Nello Zenit c’è Criscito (in maschera) a sinistra e il talento belga Witsel in mezzo, con Hulk che parte da destra. L’avvio è tutto rossonero: squadra concentrata, compatta, svelta a individuare i punti deboli avversari. Il risultato è un 2- 0 in 16’. Prima segna Emanuelson su punizione (deviata da Shirokov) che lo stesso olandese si procura sfondando sul lato sinistro russo. Poco dopo raddoppia El Shaarawi, che parte da sinistra, salta tre uomini e, sfruttando la lentezza del duo centrale Hubocan-Lombaerts, colpisce da campione per il suo 5° gol nelle ultime 4 partite.

CALO – Sembra fatta, invece il Milan si siede. Intorno a metà tempo lo Zenit, fin lì inesistente, si scuote, sostenuto dal tifo senza sosta dei 21mila dello stadio Petrovskiy. Hulk cresce, Shirokov sale in cattedra, le fasce spingono. In area rossonera arrivano palle pericolose sia basse che alte, Bonera soffre di testa, De Jong va in affanno (in un caso tocca addirittura a El Sharaawi rischiare il rigore per fermare Fayzulin al limite) e infine, proprio al 47’, Hulk colpisce: Zapata, e in parte Abate, sono in ritardo in chiusura, ma è Boateng che permette a Shirokov di innescare il brasiliano in tutta calma.

PAREGGIO – Il gol è un segnale che il Milan non sa leggere. E infatti, puntuale, al 4’ della ripresa arriva il 2-2: corner battuto da Hulk, Abbiati accenna l’uscita ma poi resta a metà strada, Montolivo si perde in marcatura Shirokov che colpisce di testa e riapre il match. Lo Zenit prova il grande assalto, il Milan regge coi denti, Allegri inserisce Pazzini per Bojan, poi Nocerino per Emanuelson, passando al 4-3-3. I russi ora paiono stanchi e i rossoneri riguadagnano metri e fiducia. Ed è da un atto di fiducia dell’antica coppia viola Montolivo-Pazzini che arriva il gol della vittoria al 76’: il centrocampista da destra crossa teso verso il primo palo, l’attaccante si fionda per colpire e il suo marcatore, Hubocan, devia nella propria porta. Lo Zenit prova a reagire, ma è stanco e distrutto piscologicamente. In più, trova ancora un Abbiati superbo che all’82’ vola su un missile da fuori di Anyukov. E’ l’ultimo sussulto dei russi. La partita è del Milan.

Roberto Perrone E Alessandro Pasini

Juve, che fatica con lo Shakhtar. Il Milan rinasce in Russia. Battuto lo Zenit di Spallettiultima modifica: 2012-10-04T16:05:36+02:00da
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