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Le ombre della ‘ndrangheta sui voti di Sara Giudice, l’anti Minetti

LOMBARDIA. Indagato sue padre, accusato di aver fatto accordi con le cosche per ottenere circa 300/400 voti per la figlia.

MILANO – Gli stessi ’ndranghetisti che avevano investito su Zambetti in Regione nel 2010 avrebbero poi appoggiato circa 300/400 voti alle elezioni 2011 per il Comune di Milano sulla giovane Sara Giudice. Una decisione presa dopo incontri con suo padre Vincenzo, ex consigliere comunale ed ex presidente della società Metro Engeenering dal gennaio 2012. L’investimento fu efficace, visto che la giovane alla prima esperienza elettorale, alla ribalta in quel periodo per la polemica contro Nicole Minetti, concluse con 1.000 preferenze dietro il candidato sindaco della sua lista «Nuovo Polo per Milano», Manfredo Palmeri, e non entrò in Consiglio comunale solo per il particolare meccanismo elettorale.

Due, però, le differenze tra il caso di Zambetti e quello di Giudice, che infatti non è stato arrestato ma è indagato per una ipotesi di corruzione semplice. La prima è che le indagini hanno accertato che l’ambasciatore ’ndranghetista si presentò a Giudice con un nome falso, accreditandosi quale avvocato che recava il sostegno elettorale offerto da una cordata di professionisti e imprenditori calabresi. La seconda è che Giudice non avrebbe comprato i voti, non avrebbe dato denaro, ma soltanto promesso una generica disponibilità a far entrare le imprese dei calabresi negli appalti della metrotranvia di Cosenza che verrà realizzata appunto da «Metro Engineering».

Luigi Ferrarella

Le ombre della ‘ndrangheta sui voti di Sara Giudice, l’anti Minettiultima modifica: 2012-10-10T12:30:41+02:00da
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