Sulla grecia le parole del cancelliere: «deve restare nella zona euro». Nel bilaterale confronto acceso tra i due leader.
«L’oggetto di questo Consiglio Ue è l’unione bancaria, non l’unione di bilancio». Parole nette, in risposta a quanto aveva dichiarato davanti al Bundestag Angela Merkel. Il presidente francese, François Hollande, arrivando al summit di Bruxelles in merito alla proposta del cancelliere tedesco di istituire un super-commissario Ue con poteri di veto sui bilanci nazionali, ha di fatto bocciato l’idea teutonica.
IL VERTICE – Nel bilaterale prima del vertice del Consiglio Europeo Hollande ha discusso – animatamente (così ricostruiscono alcune fonti a Bruxelles) – con la leader tedesca e ha detto di capire «le sue ragioni elettorali», ma ha ricordato alla cancelliera che Francia e Germania «hanno una responsabilità comune: quella di fare uscire la zona dell’euro dalla crisi».
LA TEMPISTICA SU SORVEGLIANZA BANCARIA – In serata i leader europei hanno comunque trovato un compromesso sulla formulazione del paragrafo di conclusioni che definisce la tempistica di messa in atto del meccanismo di supervisione bancaria. Il compromesso prevede che «entro la fine dell’anno sia concordata» tra Consiglio e Parlamento «la cornice legale» del meccanismo. Una soluzione dunque che media tra la posizione tedesca e quella francese. Nel testo originale della bozza di conclusioni si indicava che la proposta sullo Ssm è «una questione di priorità» e che l’obiettivo era di «completarla» entro la fine dell’anno. Il compromesso ha sostituito la parola «completare» con «trovare l’accordo sul quadro legale». Il compromesso rappresenta di fatto una attenuazione della tempistica prevista, ora meno stringente rispetto alla formulazione originale. Altre fonti diplomatiche hanno specificato che «l’importante è avere il quadro giuridico entro la fine dell’anno o i primi di gennaio» per attivare la sorveglianza «sulle banche interessate» perché in questo modo potrà partire la ricapitalizzazione diretta. Non è considerato un problema se l’effettiva sorveglianza «su tutte le seimila banche dell’eurozona» sarà «progressivamente attuato entro sei mesi-un anno».
LA DICHIARAZIONE – Angela Merkel in mattinata aveva difeso l’idea di affidare al commissario europeo agli Affari economici il potere di veto sui bilanci nazionali degli Stati membri dell’Ue. «Riteniamo, e lo dico a nome di tutto il governo tedesco – ha detto in un discorso davanti al Bundestag, la Camera bassa del parlamento tedesco – che potremmo fare un passo avanti assegnando all’Europa un vero diritto di ingerenza sui bilanci nazionali».
LE MODIFICHE – Secondo la cancelliera tedesca «abbiamo fatto passi avanti positivi sul rafforzamento della disciplina dei conti attraverso il patto fiscale, ma siamo dell’opinione – ha puntualizzato – che potremmo fare un ulteriore progresso, dando all’Europa poteri reali d’intervento sui bilanci nazionali». La Cancelliera ha spiegato che la proposta avanzata dal ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, relativa alla creazione di un Commissario per la valuta, rappresenta un’alternativa possibile e che più poteri all’Ue dovrebbero essere accompagnati da un maggior controllo da parte del Parlamento.
GREXIT – Sulla Grecia la Merkel ha ribadito che, nonostante le difficoltà, deve restare nell’euro nell’interesse non solo di Atene, ma di tutti i membri della moneta unica e dell’Unione europea. Molte cose vanno troppo lentamente e i cambiamenti strutturali in parte vengono realizzati «alla velocità di una lumaca – ha detto – ma vorrei che la Grecia rimanga nella zona euro» ha ribadito poco prima di partire per Bruxelles in occasione del Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo dell’Unione europea.
IL FONDO DI SOLIDARIETA’ – Proposta anche la creazione di un fondo di solidarietà per sostenere i paesi europei che hanno bisogno di riforme strutturali per superare la crisi. Un fondo ricavato per esempio dalla Tobin tax, la tassa prevista sulle transazioni finanziarie. L’unica condizione per accedere a queste risorse, sarebbe quella di impegnarsi a chiudere gli accordi delle riforme europee vincolanti per aumentare la competitività.