Audizione sulla legge di stabilità davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato. Il presidente Giovannini: «Fase congiunturale incerta, serve cautela». Ma restano segnali di sofferenza dalle famiglie.
Dall’analisi della congiuntura economica sono emersi «ulteriori segnali incoraggianti». A sostenerlo il presidente dell’Istat, Enrico Giovannini, durante un’audizione sulla legge di stabilità davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato. Giovannini ricorda che in occasione della valutazione della Nota di Aggiornamento del Def «si segnalava come l’analisi della congiuntura rivelasse alcuni primi, seppur timidi, segnali positivi. Ulteriori segnali incoraggianti, ancorché non univoci, sono emersi anche nelle ultime settimane».
FAMIGLIE – Segnali di sofferenza, però – sottolinea il presidente Istat in un’audizione alla Camera sul ddl Stabilità – permangono dal lato delle famiglie: «Nel secondo trimestre il loro potere d’acquisto si è ridotto dell’1,6% rispetto al trimestre precedente e del 4,1% rispetto al secondo trimestre del 2011, portando al 3,5% la perdita di potere d’acquisto rispetto ai primi sei mesi del 2011». Giovannini ha aggiunto che la propensione al risparmio delle famiglie ha toccato «il minimo storico assoluto». «Nel secondo trimestre di quest’anno la propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è stata pari all’8,1%, valore questo che rappresenta il minimo storico assoluto, con una diminuzione di 0,6 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e di 0,5 punti percentuali rispetto al corrispondente trimestre del 2011». «Gli indicatori ci dicono che c’è una percentuale straordinariamente elevata di famiglie che si indebitano o traggono risorse dal risparmio. Questo è un segnale di chiara difficoltà».
MENO BENEFICI CON FIGLI – In particolare, dal ddl Stabilità risulta che «le famiglie con figli, in particolare se minori, avranno benefici inferiori rispetto alla media del quintile di appartenenza». Svantaggio che risulta più evidente se i figli sono di minore età «o comunque ancora impegnati negli studi o non economicamente autosufficienti»: la cura dei figli – sottolinea Giovannini – riduce la probabilità di occupazione delle madri (e, per quelle occupate, costituisce un ostacolo al conseguimento di maggiori guadagni).
A beneficiare maggiormente delle misure contenute nella legge di stabilità saranno 4 famiglie su 5 (77,7%), con uno «sconto» medio d’imposte pari a 340 euro. Mentre è previsto un aggravio di 290 euro per un 7,4% delle famiglie. La riduzione d’imposta media per famiglia, inclusiva di quella relativa alle addizionali regionali e comunali, è pari a circa 240 euro. «Per il 14,9% delle famiglie l’effetto sarà sostanzialmente nullo».
INFLAZIONE GIÙ – L’aumento dell’Iva, incluso nella Legge di Stabilità, «interesserà prezzi di beni e servizi relativi a quasi l’80% della spesa per consumi», ha spiegato Giovannini. Che prevede, per i prossimi mesi, «un rallentamento nel ritmo di crescita dei prezzi per tutte le componenti». «Nel quadro di una contenuta riduzione delle spinte provenienti dai costi energetici – ha detto Giovannini -, l’evoluzione tendenziale sconterà anche un confronto statistico favorevole, data l’accelerazione dell’inflazione dello stesso periodo del 2011 dovuta all’aumento dell’aliquota ordinaria dell’Iva deciso a settembre dello scorso anno».
LAVORO, MEGLIO A SETTEMBRE – «Il mercato del lavoro presenta ancora segnali negativi», continua Giovaninni: «Va però segnalato come qualche segnale maggiormente positivo viene dalle aspettative sulla futura tendenza dell’occupazione che, a settembre, mostrano un lieve miglioramento nel settore manifatturiero, nel turismo e nei servizi di informazione e di comunicazione». Quanto all’anno in corso l’Istituto rileva che «nel primo semestre del il numero di occupati è tornato a diminuire (-0,3%, 65mila unità in meno in confronto allo stesso periodo dell’anno precedente)», mentre «a livello settoriale si confermano forti segnali di sofferenza per il settore industriale: oltre agli occupati, nel secondo trimestre risultano in forte calo le ore lavorate nelle imprese con più di 10 addetti (-4,4% contro il -3,4% del totale dell’economia) e allo stesso tempo è fortemente aumentato il ricorso alla cassa integrazione (+47,3 per cento)».