ANONYMOUS. Gli hacktivist hanno «bucato» i server. Pubblicati file sui No Tav, su Luca Abbà e intercettazioni.
Il disegno pubblicato sul blog di Anonymous |
Gli Anonymous italiani fanno il salto di qualità. E lanciano il guanto di sfida alla polizia. Già, perché se fino a qualche mese fa le operazioni degli hacktivist italiani si limitavano per lo più a modificare siti (a defacciarli, come si dice in gergo) come avvenuto per Vittorio Sgarbi o Alex Schwazer, ora il movimento italiano sembra essere impegnato in operazioni più complesse. Così dopo aver pubblicato dati dell’Ilva di Taranto, Anonymous passa all’attacco della Polizia. E lo fa sfruttando la vulnerabilità del portale www.poliziadistato.it.
IL PRESIDENTE DELL’INTERPOL – Il risultato dell’operazione #AntiSecIta è un gran numero di documenti, messi in rete nella notte tra lunedì e martedì, ora a disposizione di tutti, proprio come se fossero leaks. Tra questi, la maggior parte sono documenti di routine, dalle circolari per l’uso dell’arma ai file che classificano il profilo degli stalker, fino ai documenti di aggiornamento interno. Ma in mezzo, nel marasma di dati trafugati, ci sono anche intercettazioni, i verbali dell’incidente in cui è rimasto coinvolto il No Tav Luca Abbà, le informative sui movimenti antagonisti attivi a Torino e nella Val di Susa. In un documento sono elencati tutti gli esponenti del movimento, viene citata anche Greenpeace e non mancano dettagli personali dei leader dei NoTav. Poi gli ordini dei lacrimogeni, i verbali sugli scontri nelle manifestazioni studentesche, con nomi e cognomi. E, ancora, Anonymous svela gli stipendi degli agenti, i permessi, gli scambi di mail, le attività sotto copertura, gli spostamenti e i trasferimenti di detenuti. Viene pubblicato anche un carteggio in cui gli agenti si preparano a ricevere il presidente dell’Interpol Khoo Boon Hui con tanto di itinerario turistico e di programma per le serate. Ironia della sorte, vengono rese note anche le precauzioni che la polizia adotta per proteggere i suoi account di posta elettronica. Si tratta dunque di un’operazione a 360 gradi con l’obiettivo di rendere noto ciò che la polizia sa sui movimenti antagonisti italiani. E non solo. Altro scopo dell’attacco è anche dimostrare quanto siano vulnerabile gli organi dello Stato.
«LA VOSTRA DISONESTA’» – Scrivono gli Anonymous sul loro blog ufficiale rivolgendosi agli agenti: «Questi documenti dimostrano la vostra disonestà (ad esempio una comunicazione in cui vi viene spiegato come appropriarvi dell’arma sequestrata ad un uomo straniero senza incorrere nel reato di ricettazione). Il livello di sicurezza dei vostri sistemi, al contrario di quanto pensassimo, è davvero scadente, e noi ne approfittiamo per prenderci la nostra vendetta». Non è la prima volta che Anonymous attacca la polizia. In marzo il portale della polizia di Stato era stato messo fuori uso per alcuni minuti. Ma mai gli hacker erano riusciti a «bucare» (entrare) i server della polizia.