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Grilli: «La legge di stabilità? Vantaggi per il 99% dei contribuenti»

IL MINISTRO DELL’ECONOMIA – Mercoledì incontro a tre, grilli, Monti e Bersani. «Il 54% dei benefici a favore dei lavoratori dipendenti, il 34% a pensionati, il 10% agli autonomi». Bersani: «dati falsi».

Il combinato del taglio dell’Irpef e le rimodulazioni su deduzioni e detrazioni, previsto dalla legge di stabilità, ha «effetti positivi» per «il 99% dei nostri contribuenti». Lo annuncia il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, nel corso di una audizione alla Camera sul ddl stabilità. Davanti alle commissioni Bilancio, Grilli dice che il governo «non ha fatto stime» su questo aspetto ma si è basato «sulle banche dati dell’Agenzia delle entrate».

MANOVRA – Nella manovra fiscale contenuta nella legge di Stabilità, spiega Grilli «il vantaggio complessivo va per il 54% a favore di contribuenti con lavoro dipendente, per il 34% a pensionati, il 10% ai cittadini con reddito da lavoro autonomo, il restante 2% agli altri». Nel dettaglio «il beneficio medio pro capite è di 160 euro» con un massimo fra i 25mila e i 45mila euro di reddito (220-230 euro). Oltre questi livelli, ha precisato il ministro, il beneficio si riduce progressivamente.

BERSANI: «NON SONO D’ACCORDO» – Non è d’accordo con i dati presentati dal ministro il segretario del Pd Pier Luigi Bersani: «Io non sono d’accordo – ha detto -. Sono interessato a confrontare le mie analisi con le sue. A noi non risulta». Dire che la manovra «non pesa sulle condizioni di vita degli italiani e sulla domanda interna è un’affermazione ardita», ha concluso Bersani, che domani incontrerà il premier Mario Monti spiega che andrà a sollecitare modifiche al governo. «Nel rispetto dei saldi chiederemo la disponibilità a riconsiderare in sede parlamentare alcuni temi». Quanto alle singole misure, il segretario del Pd spiega: «Sul giro fiscale punterei a una maggiore equità e maggiore appoggio alla domanda interna. Ho visto che c’è una disponibilità da parte del ministro Profumo sulla scuola che per noi è un tema irrinunciabile. E poi c’è una preoccupazione serissima per le autonomie locali e la sanità. Occorre trovare soluzioni per alleggerire il carico».

NO BENEFICI PER INCAPIENTI – E sugli eventuali benefici per i contribuenti è intervenuta anche la Banca d’Italia, affermando che «le misure sull’Irpef compensano parte del drenaggio fiscale dell’ultimo quinquennio e riducono leggermente il cuneo fiscale sul lavoro, ma non arrecano benefici ai contribuenti con redditi inferiori alla soglia di esenzione dall’imposta». A dirlo, il vicedirettore generale della Banca d’Italia, Salvatore Rossi, in un’audizione parlamentare sul Ddl di stabilità, ricordando che «per un lavoratore dipendente celibe, la soglia è di circa ottomila euro, per uno con coniuge e due figli a carico, è di poco al di sotto di 15mila».

È scontro sui numeri. Il ministro dell’Economia Vittorio Grilli difende l’impalcatura della legge di stabilità: “Non chiediamo al Paese ulteriori sacrifici”. Nel corso di un’audizione in parlamento spiega che le misure consentono di “ridurre e ridistribuire il carico fiscale, in particolare per le famiglie, ponendo attenzione all’equità”.

“Il 99% dei nostri contribuenti ha effetti positivi”, ha sottolineato il titolare dell’Economia spiegando che esiste comuqnue una diversità a seconda delle fasce di reddito.

Diversità che dovrebbe favorire maggiormente quelle più basse. Doveroso il condizionale perché, stando ai dati forniti dalla Corte dei Conti, la situazione è completamente diversa: il mix “meno Irpef e più Iva” sarebbe, infatti, sfavorevole per i contribuenti Irpef collocati nelle più basse classi di reddito. Ovvero 20 milioni di soggetti fino a 15mila euro.

A sbugiardare l’arringa difensiva del ministro alla legge di stabilità ci ha pensato la magistratura contabile che ha letteralmente ribaltato la lettura del ddl fatta dal governo. Altro che benefici. Altro che fine dei sacrifici. In audizione alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, il presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaolino ha spiegato che c’è il “rischio” di un aumento dell’Imu e delle tariffe comunali per compensare “i tagli di spesa e i nuovi aggravi” derivanti dalla legge di stabilità che riguardano le amministrazioni locali. Non solo. La magistratura contabile ha indicato “il rischio di un deterioramento della tax compliance, sia in conseguenza del depotenziamento del contrasto di interessi prodotto dai tagli a detrazioni e deduzioni di spesa in settori ad elevato rischio di evasione, sia per le ricadute negative che la deroga ai principi dello Statuto dei contribuenti potrebbe produrre sulla trasparenza e sulla lealtà nel rapporto fisco-contribuente”. Il terzo rischio indicato da Giampaolino riguarda “l’incertezza circa la natura degli oneri detraibili e deducibili su cui opereranno i tagli del disegno di legge” (franchigia e tetto alla spesa complessivamente detraibili, ndr). Pur trattandosi di un intervento di dimensioni complessive limitate, la Corte dei Conti ha chiesto al governo di chiarire “se siano interessati dalla manovra interventi agevolativi suscettibili di revisione o soppressione o, invece, elementi strutturali dell’assetto Irpef, che insieme alle aliquote e agli scaglioni configurano l’equilibrio dell’imposta”.

Le stesse preoccupazioni della magistratura contabile sono state confermate anche dalla Banca d’Italia. “Vi è il rischio che molti enti decentrati, per compensare gli effetti sulla quantità e qualità dei servizi forniti, inaspriscano l’imposizione fiscale locale”, ha affermato il vice direttore Salvatore Rossi, nel corso dell’audizione alla Camera sulla legge di stabilità, facendo riferimento anche all’Imu. Per il numero due dell’istituto di via Naziole, l’evidenza finora disponibile con riferimento alle aliquote dell’Imu deliberate dai Comuni suffraga “la rilevanza del rischio” che le tasse locali aumentino a breve. Per Rossi sarebbe, infatti, opportuno “completare il processo di decentramento dotando gli enti di una sufficiente autonomia impositiva, a fronte però di entrate trasferite dal centro che siano circoscritte a finalità perequative e siano definite ex ante”. “La maggiore autonomia si dovrebbe accompagnare con adeguate forme di responsabilizzazione e di trasparenza – ha concluso – in questa direzione muove il recente decreto del governo in materia di finanza e funzionamento degli enti territoriali”.

Redazione Online

Grilli: «La legge di stabilità? Vantaggi per il 99% dei contribuenti»ultima modifica: 2012-10-23T16:51:34+02:00da
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