LA SENTENZA. L’avvocato del governatore: «Ha tirato un sospiro di sollievo». Assolti anche i due dirigenti della Regione.
BOLOGNA– Il presidente della Regione Emilia-Romagna, Vasco Errani, è stato assolto perché «il fatto non sussiste». Il tribunale ha assolto il governatore accusato di falso ideologico nell’inchiesta Terremerse. Che riguarda un finanziamento della Regione da un milione di euro alla cooperativa guidata allora dal fratello Giovanni. Assolti anche i due dirigenti della Regione (Filomena Terzini e Valtiero Mazzotti) perché «il fatto non costituisce reato». I due erano accusati oltre che di falso anche di favoreggiamento, accusa di cui non rispondeva il presidente poiché fratello di uno degli altri indagati. Con la sentenza di assoluzione pronunciata dal giudice Bruno Giangiacomo si chiude il rito abbreviato. Il giudice si è preso 60 giorni di tempo per depositare le motivazioni.
IL GOVERNATORE – Errani non era presente in aula al momento della lettura della sentenza ma ha commentato l’assoluzione con una lunga nota. « Sono contento. Vedo che la verità si è fatta strada. In questi lunghi mesi non ho speso troppe parole e non lo farò adesso», ha scritto il presidente. «Sottolineo che ho seguito tutto il procedimento con fiducia e rispetto per il lavoro della magistratura e della giustizia, mostrando sempre la mia faccia, senza inutili esibizioni ma in completa trasparenza. E con soddisfazione vedo oggi riconosciuta la piena innocenza che ho da subito rivendicato assieme all’onore mio e alla tutela del ruolo e della dignità della Regione Emilia-Romagna, l’istituzione che pro-tempore rappresento». Tutto questo, conclude il presidente, «non si cancella e penso sia sotto gli occhi di tutti e al giudizio di ciascuno». Errani ringrazia in conclusione «chi mi ha assistito, e i tanti che da ogni parte hanno manifestato affetto e vicinanza, in pubblico e in privato».
IL LEGALE – «C’è stata un’assoluzione con formula piena: il presidente Errani è un uomo molto lineare, una sua eventuale condanna avrebbe comportato le dimissioni. Sarebbe stata una conseguenza ovvia- ha detto il legale del presidente, Alessandro Gamberini -. Non sarebbe rimasto al suo posto in caso di condanna perché il pm avrebbe messo una macchia sulla sua onorabilità». Il presidente ha atteso la sentenza a casa. «Gliel’ho appena comunicato al telefono, ho sentito un sospiro di sollievo». Sulle accuse mosse dalla procura, l’avvocato del governatore ha affermato: «Non faccio dietrologie, non era un’accusa politica era un’accusa infondata. Ci sono scelte sbagliate che portano a decisioni sbagliate non penso mai che la giurisdizione si muova per motivi politici».
IL PROCURATORE CAPO – «Non c’è nulla da commentare», ha spiegato il procuratore capo, Roberto Alfonso, pochi minuti dopo la sentenza. «Prendo atto della decisione del giudice e aspetto di leggere le motivazioni – ha aggiunto Alfonso – per valutare se fare appello. Bisogna capire le ragioni dell’assoluzione che potrebbero essere esaustive». Sulle attenuanti non concesse Alfonso ha afferamto: «È una nostra valutazione, siamo partiti dal minimo della pena»
LE RICHIESTE DELL’ACCUSA -Ieri nel corso dell’udienza del rito abbreviato (chiesto e ottenuto da Errani) il pubblico ministero Antonella Scandellari aveva chiesto condanne per un anno per i due dirigenti della Regione, Mazzotti e Terzini. Dieci mesi e venti giorni per il governatore. La difesa, invece, aveva chiesto l’assoluzione piena. Oggi il giudice ha assolto tutti e tre.
LA VICENDA – Al centro dell’inchiesta il fratello del governatore, Giovanni Errani. A suo tempo presidente della cooperativa Terremerse è accusato di aver ottenuto indebitamente, nel 2006, un finanziamento della Regione di un milione per uno stabilimento vitivinicolo a Imola che doveva essere già costruito ma non lo era.
IL FALSO IDEOLOGICO– A carico del governatore non c’erano accuse relative al finanziamento: era imputato di falso ideologico, in concorso con i dirigenti regionali per una relazione inviata in Procura nel 2009, dopo l’uscita di un articolo sul Giornale a proposito del finanziamento alla cooperativa. Nella relazione (compilata dai due dirigenti regionali Terzini e Mazzotti) si diceva che la procedura era stata regolare e si negava che il permesso di costruire risalisse solo a una settimana prima della scadenza del bando: quella per i vertici regionali era solo una variante.
LE REAZIONI – «Sono lieto dell’assoluzione. Il fatto non sussiste, nessun reato è stato commesso da parte di Vasco Errani. La storia di Errani continuerà ad essere la storia di un amministratore pubblico che svolge la sua funzione con disciplina e onore». Così il sindaco di Bologna, Virginio Merola. Stessa musica da parte del Pd bolognese. «È una sentenza – ha detto il segretario provinciale Raffaele Donini – che dimostra in maniera inequivocabile la correttezza e l’onestà del presidente Errani e la totale limpidezza dei suoi comportamenti». Di tenore opposto il commento di Galeazzo Bigani, consigliere regionale Pdl: «Errani o era a conoscenza di quello che capitava attorno a lui ed allora è colpevole; o lui non sapeva cosa facevano i suoi collaboratori e allora è un incapace. Comunque ha fallito». Durissimo anche il commento del parlamentare pidiellino, Fabio Garagnani: «Rimane il fatto che questa vicenda oscura e ribadisco oscura, preceduta anche da altre che si sono susseguite nel tempo, sul ruolo anomalo di parte della cooperazione e sulla altrettanto anomala commistione tra sinistra, enti locali ed economia, è inquietante e non può essere sottovalutata in presenza di elementi precisi evidenziati dal Pm nella richiesta di condanna».