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Primarie del centrosinistra, un quieto dibattito

IL CONFRONTO TV IN VISTA DEL 25 NOVEMBRE. Nell’agone di Sky, i cinque candidati hanno parlato di evasione e Imu, Fornero e Marchionne, coppie gay e casta nucleare. Ma Renzi ha avvertito: «Andremo alle elezioni senza Casini».

Dopo mesi di schermaglie, è giunta finalmente l’ora della verità per il centrosinistra: annunciato da un manifesto ( un po’ discusso) che li ritraeva come i Fantastici 5, nell’inedita arena del Teatro della Luna di Milano, è andato in scena il dibattito tra i grandi contendenti Renzi-Bersani-Vendola (ma anche gli outsider Laura Puppato e Bruno Tabacci), che si sono sfidati in vista del voto del 25 novembre. È stato un dibattito sostanzialmente quieto e civile, con solo qualche lieve scintilla tra Vendola e Renzi, mentre Bersani si è posizionato dialetticamente in mezzo, con ripetuti inviti all’unità.

ALLA XFACTOR – Con una presentazione stile XFactor, vedi speaker fuori campo e minibio dei protagonisti, i cinque, seduti su una sorta di podio, sono stati invitati a formulare le loro proposte. A Tabacci è toccata rispondere la prima domanda, su fisco, Imu ed evasione (insistendo particolarmente sulla lotta nei confronti di quest’ultima). Renzi ha promesso che le tasse «non le alzerà», mentre Vendola insiste sulla scarsa progressività del prelievo, ricordando le politiche di Hollande (“75% sui redditi oltre un milione di euro”). Bersani è invece ritornato sul tema dell’evasione. Il sindaco attacca poi Equitalia («forte coi debole, debole coi forti») e riprende Vendola (” sono pochissimi quelli che hanno più di un milione di euro”). Sono le prime vere schermaglie, quelle tra il fiorentino e il pugliese, dopo quindici minuti di trasmissione.

EUROPA, EUROPA – Si passa all’Europa, anzi agli «Stati Uniti D’Europa» come li chiama Renzi (spesso interrotto da applausi). Vendola cita Spinelli, il padre dell’idea continentale: e sono di nuovo scintille nell’affrontare la questione del patto di stabilità (“significa fare male all’Italia, rivederlo” dice il primo, «non si può strozzare il paese per rispettarlo» ribatte il secondo ). Bersani sembra fare il paciere, si trova a suo agio in mezzo agli altri due «Non litighiamo, mettiamoci d’accordo, rinegoziamo il rapporto con l’Europa, la Germania deve capire che siamo tutti su un treno». E dopo trenta minuti, viene evocato il grande spauracchio Grillo: «Vuole tornare alla lira» lo rimbrotta, a distanza, Tabacci.

GIOVANI E LAVORO – Si parla di giovani e lavoro, è tempo di immagini forti: congeniali a Vendola che parla di fango, metaforico e no, di precariato e delle conquiste della sua Puglia (“abbiamo inventato il lavoro”), Bersani usa invece il suo classico registro colloquiale (“aspetta un attimo, ragazzo, che ti alziamo le spese della scuola”), Tabacci prende le distanze dall’«internazionalismo» passato della sinistra; Puppato che prima se l’è un po’ presa col moderatore per averla ignorato, insiste sul valore dell’innovazione e della ricerca come volano del mercato del lavoro; Renzi diventa parakennediano, promettendo che non darà del “bamboccione” ai ragazzi, questo sarà un Paese «dove conosci qualcosa, non qualcuno».

TUTTI CONTRO LA FORNERO ( E MARCHIONNE) – È tempo di discutere della riforma del lavoro del ministro Fornero, da quasi tutti votata, ma, sembra, non gradita a nessuno. Puppato la ritiene «una profonda ingiustizia», a Renzi «sinceramente non piace», per Vendola è addirittura « uno sfregio», a Bersani ( e Tabacci) non vien chiesto. Poi è il turno di Marchionne. Tabacci: «Non te ne puoi andare via»; Puppato: «Evita giochi muscolari»; Renzi: «Avevo creduto in te, mi hai deluso» ( e «Venga a Firenze» che quello aveva definito una città piccola e provinciale). Ecco quello di Renzi sembra un assist per Vendola: «Caro Marchionne, io non ti ho mai creduto: le sentenze dei tribunali bisogna rispettarle». Bersani non polemizza con gli altri, ma solo con l’ad Fiat: «Marchionne, non sono un uomo a cui si può raccontar di tutto». Si parla poi di diritti e adozioni: delle seconde, ne parla in generale Renzi, ne parla in particolare Vendola, “sì alle adozioni per le coppie omosessuali»; «riflettiamoci» dice Bersani; Tabacci, figlio della DC, rivendica la sua laicità, pur facendo dei distinguo tra coppie etero e omo.

IL PASTICCIO DELLE PROVINCE – Piccola pausa e si riparte: è l’ora della Casta. Anche qui tutti unanimi contro l’abolizione delle province voluto dal Governo Monti, la parola che più ricorre è «un pasticcio». Per Renzi il vero problema è «il vitalizio per i parlamentari»; per Vendola bisogna «imporre il massimo della trasparenza» ( ma non «abrogare il finanziamento, sennò la politica diventa una cosa per ricchi»); punto su cui Bersani è d’accordo, mentre rivendica l’azione del Pd «Abbiamo votato il dimezzamento dei vitalizi, ma la destra ce li ha bocciati». Se per Tabacci i costi della politica «sono insopportabile», mentre per «cambiare il paese bisogna cambiare noi stessi», dice la Puppato. Ma Renzi per la prima volta chiede il diritto di replica: contro chi ovviamente? Vendola : «Bisogna abrogare il finanziamento pubblico, perché il fatto che ci fosse non ha impedito ai ricchi di far politica», il riferimento chiaro a Berlusconi. Inizia una piccola bagarre, ma sempre contenuta: Bersani e Tabacci invitano il sindaco a non fare «demagogia» perché «non si possono distruggere i partiti».

QUESTION TIME – Eccoci al question time, le domande all’americana del pubblico, i sostenitori dell’uno fanno domande a un altro. «Gentile signor Vendola» dice una ragazza suscitando le ilarità dei candidati per siffatto formalismo, «ma lei per chi voterebbe degli altri quattro?»: Vendola non risponde. Un altro chiede lumi su liberalizzazioni a Bersani. Una giovane precaria, sostenitrice del governatore di Sel, vuole sapere cosa Renzi pensa del nucleare a quanto pare perorate da Giuliano da Empoli, uno degli estensori del suo programma. Il sindaco ribatte: «La mia posizione è che non apriremo alcuna centrale nucleare in Italia». Una renziana chiede a Laura Puppato cosa farà in futuro, se non vincerà le primarie. Una bersaniana chiede a Tabacci se i moderati voteranno il centosinistra.

SE ELETTI… – Ma quale sarà il governo dei candidati, una volta eletti? Ognuno ha la sua ricetta. Vendola: «Sarà formato per metà da donne». Bersani: «Sarà aperto al dialogo con altre forze». Tabacci: «Sarà un esecutivo con Monti al Quirinale». Puppato: «Prima di tutto, bisogna vedere quale sarà la legge elettorale». E Renzi: «Sarà senza Casini e con dieci ministri». Ecco questa è forse la prima vera dichiarazione “strategica” della serata: il centrista Tabacci interviene, anche se non entrando direttamente sulla questione, «è impossibile avere solo dieci ministri, ce ne vogliono almeno 18» (gli darà ragione anche Puppato). Il botta e risposta continua: Renzi a Tabacci «tu ragioni con schemi da vecchia politica, e così Grillo vince». Vendola a tutti :«Attenti al populismo, ma anche al liberismo». E Bersani riprende le vesti del paciere: «Non stiamo chiusi in casa, non diventiamo settari».

IL FINALE – Siamo alla fine: il conduttore chiede chi vi sia nel pantheon di ciascuno. Bersani e Vendola, i due ex Pci, ricorrono a due uomini di chiesa (Giovanni XXIII e il Cardinal Martini rispettivamente), Tabacci ricorre alle sue radici (“De Gasperi e Marcora), Puppato rimane sul genere (“Nilde Iotti e Tina Anselmi”) Renzi fa l”internazionalista ( «Nelson Mandela e la blogger tunisina Amina»). Ed ecco gli appelli al voto. Prima i due outsider, Tabacci si riconosce nel centrosinista e Puppato richiama Gandhi e il suo lavoro nelle istituzioni. Poi i tre big: Renzi si ritiene jovanottianamente un ragazzo fortunato, elogia lo spirito civile delle primarie, e desidera un giorno che i figli possano dire “la politica è una cosa bella”. Vendola di nuovo è lirico: ripete come un mantra “penso che”, tra “il fango e la corruzione” “i femminicidi e il berlusconismo”, voglio una sinistra che si riappropri di un vocabolario per un’Italia migliore. E infine Bersani: anche da lui un plauso allo spirito delle primarie. Non basta “rabbia e indignazione”, ci vuole il governo del cambiamento. Ma soprattutto bisogna cambiare il linguaggio “Il tempo dell’illusione è finito, insieme ne usciremo”. E finisce con il sindaco Pisapia che entra con una busta: ma non viene eliminato nessuno, semplicemente è un invito a venire in città al termine delle primarie. Quietamente, come quieto è stato questo dibattito.

Matteo Cruccu

Primarie del centrosinistra, un quieto dibattitoultima modifica: 2012-11-12T23:08:00+01:00da
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