EMENDAMENTO DI LEGA E API. Palazzo Madama approva il testo che reintegra un anno di prigione per la condanna per diffamazione. NEL DDL SULLA DIFFAMAZIONE TORNA iL CARCERE GIORNALISTI. Emendamento della Lega. Ma poi Maroni spiega: «Nessun rischio di carcere… la nostra era una provocazione».
ROMA – Sì al carcere per i giornalisti che diffamano. Colpo di scena al Senato, con 131 sì passa in aula l’emendamento della Lega che vanifica l’intento del ddl Sallusti: salvare il direttore de Il Giornale dalla condanna a 14 mesi di carcere per aver diffamato un giudice attribuendogli un fatto specifico falso e mai smentito, ovvero di aver obbligato una minorenne ad abortire.
PROCEDIMENTO GIÀ ESAMINATO DUE VOLTE – Il presidente del Senato, Renato Schifani, ha accolto la richiesta dell’Idv Luigi Li Gotti e ha convocato per domani alle 12.30 la capigruppo per esaminare la questione e capire come procedere sul provvedimento ce è già stato esaminato e licenziato due volte dalla commissione giustizia.
«Mi sento meno solo. Con la legge approvata dal Senato, a San Vittore finiremo in tanti». Alessandro Sallusti, direttore del Giornale condannato a 14 mesi di carcere per aver diffamato un giudice attribuendogli un fatto specifico falso e mai smentito, ha commentato su Twitter l’approvazione in Senato dell’emendamento della Lega che prevede il carcere per i giornalisti condannati per diffamazione. Ora si dovrà capire che succederà: la questione è nelle mani del presidente del Senato, Schifani. Intanto proprio dalla Lega arriva una spiegazione. «Il nostro era un emendamento provocazione – dice Maroni – i giornalisti non finiranno in carcere…».
MARONI – «Non c’è nessun rischio galera per i giornalisti ma la nostra è stata un’iniziativa provocatoria, per far riflettere su un tema liquidato con troppa superficialitá e fretta» dice il segretario federale della Lega Nord, Roberto Maroni, in merito all’emendamentopresentato dalla Lega «e votato a larga maggioranza», come ha commentato lo stesso Maroni. In ogni caso, ha tenuto a precisare, «non c’è pericolo del carcere perché stato un emendamento provocazione, per risolvere il problema in modo serio e complessivo, senza farsi trascinare dall’emozione».
LA FNSI – Dura la reazione della Federazione Nazionale della Stampa Italiana: «La legge in discussione sulla modifica delle norme per i reati a mezzo stampa, a questo punto, non ha più alcun senso», ha comunicato in una nota che definisce la legge «peggiorativa rispetto alla precedente e in totale contrasto con la giurisprudenza europea». Definendo «malpancisti forcaioli» i rappresentati della Lega e Api. La Federazione ha annunciato che già mercoledì, con la Conferenza dei Cdr convocata a Fiuggi, ogni ulteriore azione anche di categoria sarà possibile.
VOTO TRASVERSALE CONTRO LA STAMPA – «E’ stato un voto trasversale contro la stampa – dice il relatore del ddl, Filippo Berselli – che non mi aspettavo assolutamente perchè c’era stato un accordo con i capigruppo Pd e Pdl non solo sul testo uscito dalla commissione Giustizia ma anche sugli emendamenti a cui Gasparri e Finocchiaro avevano dato indicazioni contrarie».
RAPPRESAGLIA – «Il voto segreto in Parlamento è una possibilità e una opportunità prevista dai regolamenti ma oggi al Senato è stato usato come rappresaglia contro la libertà di stampa», Anna Finocchiaro, capogruppo Pd al Senato non ha usato mezzi termini: Il Pd ha votato contro l’emendamento presentato dalla Lega e sostenuto dall’Api. Ma il voto favorevole espresso dalla maggioranza dell’Aula all’emendamento ha di fatto vanificato il tentativo di adottare un provvedimento che garantisse allo stesso tempo il diritto all’informazione e la tutela della dignità e onorabilità della persona».
INTIMIDAZIONE – «Ormai siamo arrivati ai saldi della democrazia», ha detto il presidente dei Verdi Angelo Bonelli che aggiunge: «E inaccettabile che con il voto segreto una classe politica “sputtanata” pensi di intimidire i giornalisti con il carcere». «In Parlamento il voto segreto è legittimo quando i regolamenti lo prevedono», ha commentato il vicepresidente dei senatori del Pd Luigi Zanda. «Ma oggi, in Senato, la segretezza è stata usata come arma rancorosa contro la libertà di stampa».
RANCORE – Sull’opposizione al carcere per i giornalisti non ha dubbi Enzo Carra dell’Udc che ha commentato su Twitter. «Senato contro giornalisti: il lupo perde il pelo ma non il vizio. Tagliare il pelo!». Promette manifestazioni contro la «legge bavaglio» Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo21 : «Di fronte al voto segreto con il quale una maggioranza del rancore ha confermato il carcere per i giornalisti non ci sono commenti da fare ma solo iniziare una lunga e rigorosa lotta per affossare questo testo ed impedirne l’approvazione definitiva».