CALABRIA. L’uomo è accusato di omicidio e di occultamento di cadavere. Non aveva mai denunciato la scomparsa di moglie e figlia.
È stato fermato a Castel Volturno Domenico Belmonte, il medico di 72 anni cui sono stati trovati in casa i cadaveri della moglie e della figlia, di cui non aveva mai denunciato la scomparsa. L’uomo è stato accusato di omicidio e sequestro di persona. Insieme a Belmonte è indagato per gli stessi reati anche l’ex genero Salvatore Di Maiolo. Il provvedimento è stato emesso martedì notte intorno alle 3 dal pm che conduce l’inchiesta. Subito dopo Belmonte è stato condotto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. L’indagine prosegue perchè sono ancora numerosi i punti oscuri in questa vicenda. Ora in Questura si trovano diverse persone sottoposte ad interrogatorio in qualità di testimoni.
IN UN INTERCAPEDINE – Per otto lunghi anni non ha detto niente, continuando a ribadire che si trattava di un allontanamento volontario. Ma nella mattinata di martedì, nella sua villetta di Baia Verde, un villaggio di case per le vacanze, che sorge lungo il litorale domizio, nel Casertano, i poliziotti hanno trovato due corpi. Saranno gli esami medico-legali, disposti dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) a dire con certezza se sono quelli di Elisabetta Grande e Maria Belmonte, scomparse dal 18 luglio del 2004 e che oggi avrebbero avuto 74 anni, la prima, 43 la seconda. I corpi, senza alcun segno di violenza, sono stati trovati, adagiati l’uno accanto all’altro, in un’intercapedine realizzata sotto il pavimento per scongiurare problemi di umidità. Accanto agli scheletri alcuni documenti ritenuti dagli investigatori di estremo interesse.
IL FASCICOLO – Il marito e padre della due donne, 72 anni, medico, a lungo in servizio al carcere di Poggioreale, a Napoli, è stato interrogato per ore negli uffici della Questura di Caserta dagli investigatori, coordinati dal sostituto procuratore Silvio Marco Guarriello. Difeso dall’avvocato Rocco Trombetti, ha respinto con determinazione ogni addebito. Già martedì era stato aperto un fascicolo nel quale si ipotizzano i reati di sequestro di persona, omicidio e occultamento di cadavere. Anche l’ex marito della figlia è stato ascoltato dagli investigatori.
«Confido di sapere la verità», ha dichiarato Lorenzo Grande, fratello di Elisabetta che si è rivolto alla trasmissione «Chi l’ha vitsto?» per ritrovare la sorella e la nipote.
VENTI ANNI FA – La vicenda della famiglia Belmonte è cominciata una ventina di anni fa, quando Domenico, già direttore sanitario del sovraffollato penitenziario napoletano, sentendosi forse minacciato, decise di trasferire la famiglia nella loro casa di vacanza di Baia Verde. Tra quelle villette nascoste dalla vegetazione si sentiva più sicuro. A Baia Verde la moglie – un’insegnante in pensione originaria di Catanzaro – e la figlia con un matrimonio fallito alle spalle, hanno tentato di avviare anche un’attività commerciale che però non è andata bene mentre Domenico Belmonte, di tanto in tanto, faceva ritorno nella casa che la famiglia aveva nel centro storico di Napoli. Dal 2004 delle due donne si sono perse le tracce. Domenico con le poche persone con le quali ha avuto contatti in questi anni, tra cui l’ex genero, ha sempre detto che si trattava di un allontanamento volontario. E nel giardino ha lasciato per tutti questi anni anche la macchina della moglie. Lui, descritto come un professionista scrupoloso ma ora visibilmente trascurato, non si è allontanato mai più da Baia Verde, da quella villetta diventata un cimitero. Vestito malissimo usciva solo per curare il giardino.
GEORADAR – A far scattare l’allarme è stata la denuncia del fratello di Elisabetta, un medico di Catanzaro, che si è rivolto alla Polizia. E delle due donne si è interessata anche la trasmissione «Chi l’ha visto?». Quando nella villetta sono arrivati i poliziotti: Domenico Belmonte stava curando il giardino. Gli agenti hanno iniziato a passare al setaccio gli spazi esterni. Ma la scoperta è stata fatta solo grazie al georadar del gabinetto regionale della polizia scientifica, che nell’intercapedine ha fatto la macabra scoperta.