CASO SALLUSTI. Il direttore de «Il Giornale» ha rifiutato i domiciliari. L’Fnsi:«Molto rammarico, ora buon senso».
MILANO – Alessandro Sallusti, il direttore de «Il Giornale» evaso non appena eseguito il provvedimento di detenzione domiciliare, verrà processato per direttissima tra poco. Il direttore del Giornale, arrestato per evasione dai domiciliari, verrà trasferito dagli uffici della questura di Milano al tribunale dove si svolgerà il procedimento. Per il reato di evasione si rischiano una pena che va da uno a tre anni di reclusione.
«EVASIONE» – Il direttore del «Giornale» che era stato portato direttamente nella sua abitazione, è quasi subito uscito da casa ed è stato visto e arrestato. Poi è stato portato in questura, per un’accusa ovviamente diversa, quella di evasione.
LA PROMESSA – «La mia prossima riunione la farò da evaso». Così aveva scherzato Alessandro Sallusti, direttore del Giornale alle telecamere di Tgcom24 che hanno documentato in diretta il suo arresto. «Sarò ai domiciliari – ha continuato Sallusti – ma andrò a lavorare».
ARRESTI DOMICILIARI– Alessandro Sallusti poteva uscire ogni giorno dalle 10 alle 12. Era una delle prescrizioni disposte dal giudice di sorveglianza Guido Brambilla. Il giudice venerdì ha accolto la richiesta di arresti domiciliari fatta nei giorni scorsi dal procuratore della Repubblica Edmondo Bruti Liberati, in base alla legge «svuota-carceri», dopo la condanna a 14 mesi per diffamazione.
FNSI – «Molto rammarico» per l’epilogo della vicenda Sallusti e l’augurio che «la vicenda porti a tutti consiglio: ora serve molta moderazione, buon senso, grande saggezza». Il segretario generale della Federazione nazionale della stampa italiana, Franco Siddi, torna a criticare la normativa esistente in Italia «vecchia e superata» che «ha determinato la sentenza che conduce il direttore del Giornale in carcere, per sua scelta». «Do atto al procuratore di Milano di aver assunto un’iniziativa di grande saggezza nell’applicazione della legge esistente – conclude Siddi – poi ciascuno fa le sue scelte, la nostra linea è che per questo tipo di reati non si finisca in carcere».