Dentro il pdl duro scontro sul ritorno del fondatore. L’ex premier: «Sono assediato dalle richieste, la situazione del Paese è peggiore di un anno fa». Il ministro ospite ad «Agorà». Il titolare del dicastero dello Sviluppo: «Controproducente tornare indietro». Assente il Pdl per il decreto sviluppo-bis.
ROMA – Dopo il vertice a Palazzo Grazioli con i big del Pdl lascia passare lunghe ore prima di parlare, ma poi di fronte a versioni di quell’incontro in cui non si riconosceva neanche un po’, Silvio Berlusconi decide di dire la sua: «Leggo su un’agenzia una frase a me attribuita, del tutto inventata e addirittura surreale: “Io non mi candido perché non mi volete”, frase che avrei rivolto ai miei colleghi del Popolo della libertà. La realtà è l’opposto: sono assediato dalle richieste dei miei perché annunci al più presto la mia ridiscesa in campo alla guida del Pdl».
LA NOTA – Certo, non è ancora l’annuncio ufficiale e mediatico della sua «ridiscesa» in campo, ma ieri, a tarda sera, il Cavaliere ne ha gettato le premesse. E lo fa con una lunga nota: «La situazione oggi è ben più grave di un anno fa, quando lasciai il governo per senso di responsabilità e per amore del mio Paese. Oggi l’Italia è sull’orlo del baratro. L’economia – denuncia – è allo stremo, un milione di disoccupati in più, il debito che aumenta, il potere d’acquisto che crolla, la pressione fiscale a livelli insopportabili. Le famiglie italiane angosciate perché non riescono a pagare l’Imu. Le imprese che chiudono, l’edilizia crollata, il mercato dell’auto distrutto. Non posso consentire che il mio Paese precipiti in una spirale recessiva senza fine. Non è più possibile andare avanti così. Sono queste le dolorose constatazioni che determineranno le scelte che tutti insieme assumeremo nei prossimi giorni». Cioè quelle che dovrebbero portare a una sua nuova candidatura, sciogliendo il dilemma in cui era sprofondato il Pdl nelle ultime settimane.
IL SEGRETARIO – E Alfano? A tarda sera fa sapere che si trovava con Berlusconi quando lo stesso Cavaliere ha scelto di andare al contrattacco «in un asse rinsaldato». E che bisogna leggere le parole dell’ex premier, oltre che come l’annuncio di una sua ridiscesa in campo, anche come «una tendenziale sfiducia al governo Monti». Dagli esiti imprevedibili, dato che già nelle prossime ore in Parlamento si assisterà a importanti voti di fiducia.
VERTICE – A metà pomeriggio era arrivata invece un’altra nota del segretario pdl, con toni molto diversi. Dal vertice di Palazzo Grazioli, con Berlusconi, i big del partito, i colonnelli ex An, restavano senza risposta tutti gli interrogativi più importanti, dall’unità del partito ai rapporti con il governo Monti, dall’election day alla legge elettorale. Con decisioni rinviate al giorno dopo, se non a successive riunioni. Anche se il comunicato finale, diffuso da Alfano, aveva accenti ottimisti: «Il vertice ha avviato una discussione proficua, in un clima costruttivo, su come rilanciare unitariamente il Pdl in prossimità delle impegnative scadenze elettorali». E ancora: «Il progetto di rilancio, che coinvolge il partito nella sua interezza, mira a rafforzare un centrodestra moderno e competitivo, alternativo alla sinistra, per tornare alla guida del Paese. Unità e rilancio, quindi, nella convinzione che le diversità, opportunamente convogliate, costituiscono un arricchimento».
LE DECISIONI DI OGGI – Nota soft e volutamente attendista, perché le decisioni del Consiglio dei ministri di oggi, soprattutto quelle sulla data delle Regionali non saranno indolori per il Pdl. Ma ormai non c’è più solo quel tema al centro del dibattito. C’è il rapporto tra i vertici del partito e Berlusconi e, soprattutto, quello col governo Monti.
Botta e risposta tra Passera e il Pdl. Da una parte il ministro dello Sviluppo economico che dice di essere perplesso sull’eventuale ritorno di Berlusconi sulla scena politica e dall’altra alcuni senatori del Pdl, nel corso delle dichiarazioni di voto, annunciano che non voteranno la fiducia al governo al decreto sviluppo-bis.
AD AGORA‘ – Ma cosa aveva detto Passera? «Qualunque segnale che faccia pensare all’estero che l’Italia torni indietro invece che fare passi avanti è controproducente». Lo ha detto il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera commentando la possibile ricandidatura a premier, per la sesta volta, di Silvio Berlusconi alle prossime elezioni politiche. «Non posso entrare nelle dinamiche dei singoli partiti ma come Italia dobbiamo dare la sensazione che il Paese va avanti. Tutto ciò che può fare immaginare al resto del mondo, ai nostri partner, che si torna indietro non è bene per l’Italia», ha detto Passera ad Agorà su Rai3. Così dopo il via, nell’aula del Senato, della prima chiama per il voto sulla questione di fiducia posta dal Governo sul maxiemendamento al decreto sviluppo-bis, ecco che il gruppo del Popolo della libertà, come annunciato dal capogruppo Maurizio Gasparri, non partecipa al voto, garantendo comunque il numero legale.
LA REPLICA A BERLUSCONI – Il ministro in tv ha poi replicato all’ex premier che in una nota della tarda serata di mercoledì ha addotto come motivazione per una sua ridiscesa in campo «il baratro» nel quale l’Italia si trova dopo un anno di politica di rigore del governo di Mario Monti. «È una rappresentazione molto poco obiettiva… Molte delle cose citate vengono da 10 anni di cattiva gestione del Paese. Tutti sappiamo che un anno fa il Paese era vicinissimo a scivolare verso la situazione greca che avrebbe potuto comportare una perdita di sovranità . Venivano ad amministrarci da fuori, avrebbero tagliato servizi indispensabili come salute scuola, stipendi e pensioni».
LA POLEMICA – Berlusconi ha governato nell’ultimo decennio dal 2001 al 2006 e poi dal 2008 fino allo scorso anno quando, con lo spread a 570 punti, è stato costretto a dimettersi. Su questo Passera ha detto: «Guardiamo dove eravamo dieci anni fa: al 100% nel rapporto tra debito e Pil e siamo a oltre 120, abbiamo buttato via il beneficio dell’euro, delle privatizzazioni, abbiamo smesso di investire e ridotto il risparmio, e vi è un disagio sul fronte occupazione che è anche peggio di quello [che appare]» ha aggiunto il ministro pur aggiungendo che si tratta di “responsabilità” molto diffuse, non solo di chi governa». L’ex banchiere non ha dato indicazioni precise sul suo futuro al termine della legislatura ma non ha nascosto di pensare ad andare avanti con un impegno in politica. «Cominciamo a vedere se si può continuare questo lavoro e poi vedremo».
ESODATI – Poi sul problema degli esodati: «In parte il problema esodati è stato coperto. La risposta strutturale di come mantenere nel mondo del lavoro queste persone a condizioni accettabili ancora non c’è, ma bisogna trovarla».