Confermate le condanne per Sacchetti e Consorte per insider trading. Cancellata la sentenza anche per altri dieci imputati ma il 19 dicembre scatta la prescrizione.
La Cassazione ha annullato, con rinvio a nuovo processo, l’assoluzione degli undici imputati, tra cui l’ex governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio, per la tentata scalata di Unipol a Bnl. Confermate invece le condanne per Ivano Sacchetti (un anno e sei mesi) e Giovanni Consorte (un anno e sette mesi) per insider trading.
PRESCRIZIONE IL 19 DICEMBRE – Il processo d’appello bis disposto dalla Cassazione dovrebbe essere incentrato sul reato di aggiotaggio, su cui però scatterà la prescrizione il prossimo 19 dicembre, secondo calcoli della stessa Cassazione. Insieme a Fazio dovrebbero tornare a processo Vito Bonsignore, Francesco Gaetano Caltagirone, Carlo Cimbri, Danilo Coppola, Guido Leoni, Ettore e Tiberio Lonati, Stefano Ricucci e Giuseppe Statuto.
IL RICORSO – I giudici della Quinta Sezione Penale della Cassazione hanno accolto il ricorso della Procura generale di Milano: la Corte d’Appello del capoluogo lombardo il 30 maggio scorso aveva fatto cadere il reato di aggiotaggio con le 11 assoluzioni, riducendo anche le pene per Consorte e Sacchetti (condannati rispettivamente a tre anni e dieci mesi e a tre anni e sette mesi in primo grado). Con la sentenza di oggi è stata anche confermata la condanna della società Unipol al pagamento di 420mila euro.
L’ACCUSA – Unipol, insieme ad altre società, era accusata di violazione della legge 231 del 2001 che impone alle aziende di predisporre modelli organizzativi atti a prevenire reati. Unipol e alcune banche amiche nell’estate del 2005 avrebbero stretto irregolarmente un patto per garantire al gruppo di via Stalingrado il controllo dell’ex banca del Tesoro. Il 23 settembre 2005 la prima audizione di Consorte, allora presidente Unipol:
LE VARIE TAPPE DELLA VICENDA
PATTO E «CONTROPATTO» – Ad aprile 2004 il Banco Bilbao Vizcaya Argentaria (Bbva), Generali e la Dorint di Diego Della Valle firmano un patto parasociale sul 28,39% di Bnl. Tre mesi dopo debutta il «contropatto», che raccoglie all’inizio il 13,55% di Francesco Caltagirone, degli immobiliaristi Danilo Coppola e Giuseppe Statuto e di Vito Bonsignore, Ettore Lonati e Giulio Grazioli.
DALL’OPS SPAGNOLA ALL’OPA DI UNIPOL – A marzo 2005 Bbva, forte del suo 14,9% e del patto di sindacato, lancia un’offerta pubblica di scambio sul 100% di Bnl nei giorni in cui l’olandese Ambn Amro punta su Antonveneta. Dopo le prime frenate prudenti, il via libera della Banca d’Italia arriva il 13 maggio, ma tre giorni dopo entra in gioco Unipol che chiede e ottiene l’autorizzazione a superare il 5% di Bnl. L’1 giugno è già al 9,99% e poco dopo può salire al 14,99%. Intanto Palazzo Koch autorizza Bbva a raggiungere il 29,99%. Il 18 luglio Unipol annuncia un’opa da 4,9 miliardi di euro; si scioglie il «contropatto», che vende il proprio 27,5% con una forte plusvalenza e Unipol risulta controllare il 41,96% di Bnl. Si chiude con un fallimento l’offerta di Bbva: le adesioni si fermano allo 0,848%, la banca spagnola rinuncia e si prepara a consegnare la propria quota a Unipol. Arriva l’ok di Antitrust e Consob all’opa dei bolognesi, ma il 23 settembre il presidente Giovanni Consorte viene sentito in Procura a Roma.
LE INDAGINI E IL PASSAGGIO A BNP PARIBAS – Tutto precipita a fine anno: il 15 dicembre Consorte è iscritto nel registro degli indagati, il 16 dicembre tocca al governatore di Bankitalia Antonio Fazio, che si dimette tre giorni dopo. Palazzo Koch blocca l’opa il 3 febbraio seguente: il giorno stesso Bnp Paribas rileva il 48% di Bnl e lancerà l’opa che sancirà il passaggio di proprietà.
IL PROCESSO E LA SENTENZA DI PRIMO GRADO – Fazio e l’ex capo della vigilanza di Bankitalia Francesco Frasca avrebbero «promosso e assecondato la condotta» degli ex vertici di Unipol Consorte, Ivano Sacchetti, Carlo Cimbri e dell’ex ad di Bpi, Giampiero Fiorani: è la tesi, il 19 dicembre 2007 il pm di Milano, Luigi Orsi. Tre mesi dopo la Procura chiude le indagini su 31 persone fisiche e 14 società: tutti avrebbero aiutato, in modo occulto, Consorte a raggiungere il 51% della Bnl a danno di Bbva. I reati ipotizzati sono manipolazione del mercato, ostacolo alla Consob e, per Consorte, anche la diffusione di notizie sensibili per le telefonate con Piero Fassino e il senatore Nicola Latorre. Il 18 settembre 2009 in udienza preliminare sono 28 i rinvii a giudizio, 14 i proscioglimenti e 3 i patteggiamenti (Fiorani, Boni e Bpi). Il processo inizia a febbraio 2010: il pm di Milano chiede la condanna di 17 imputati e l’assoluzione di 4. Definisce Fazio «direttore d’orchestra», Frasca «il tecnico molto capace» e Caltagirone «uno dei leader» chiamato a «riallineare ragazzi scalmanati come Ricucci che volevano fare soldi». Il 31 ottobre 2011 in primo grado arrivano condanne per 13 persone su 21 e 3 società su 7: per Fazio ci sono 3 anni e mezzo e una multa di 1 milione di euro per Fazio, pene anche per gli ex vertici di Unipol, Caltagirone e i ‘contropattistì.
IL PROCESSO D’APPELLO – Ma il 30 maggio scorso l’appello ribalta tutto: assolti Fazio e Caltagirone, confermate solo le condanne di Consorte e Sacchetti. Una costola parallela del procedimento Bnl-Unipol vede coinvolti Paolo e Silvio Berlusconi, rinviati a giudizio per la vicenda relativa al ‘passaggio di manò dell’intercettazione tra Giovanni Consorte e Piero Fassino («abbiamo una banca»), poi pubblicata da ‘Il Giornalè. Quindici persone sono state inoltre chiamate a giudizio il 9 gennaio anche a Roma in un procedimento-bis partito in primavera che ruota intorno al cosiddetto «contropatto» (fonte: Agi).