Posti a tempo indeterminato sostituiti da lavoro flessibile e part-time. Ricerca Cisl: 5 anni fa tasso di occupazione era al 59%, alla fine dello scorso anno era al 56,9%.
In quattro anni, dal 2008 al 2012 l’economia italiana ha perso 567.000 occupati. È quanto emerge dall’osservatorio Lavoro della Cisl. Nel terzo trimestre 2008, vale a dire subito prima dell’inizio della crisi mondiale, spiega la Cisl, il tasso di occupazione era pari al 59%, corrispondente a 23.518.000 persone occupate: dopo quattro anni l’indicatore è sceso al 56.9%, pari a 22.951.000 di occupati.
CRISI – L’analisi dei dati Istat del III trimestre 2012 evidenzia inoltre un netto peggioramento. Infatti la stabilità del numero di occupati non può considerarsi un segnale di uscita dalle criticità, essendo dovuta all’aumento degli occupati con almeno 50 anni, a sua volta provocato dalla forzata permanenza al lavoro per via delle riforme pensionistiche. A tale fenomeno però corrisponde il calo di occupati delle fasce di età inferiori, soprattutto i più giovani. Gli effetti della crisi si mostrano anche nella riduzione del lavoro a tempo indeterminato, mentre crescono i dipendenti a termine e i collaboratori, e nella riduzione del tempo pieno con contestuale aumento del tempo parziale involontario. In qualche modo lavoro flessibile e part-time evitano un calo ancora maggiore dell’occupazione. È ancora il settore industriale a mostrare chiari segnali di sofferenza.