Il premier in tv: «Italia caduta nel ridicolo per l’atteggiamento di qualcuno in passato». «Le tangenti? Non sono ineluttabili». E svela: «Mi è stato offerto il Quirinale per non candidarmi».
«Purtroppo sì». Così il presidente del Consiglio, Mario Monti, ha risposto ad Agorà su Rai 3 a chi gli ha chiesto se con gli arresti di questi giorni si può parlare di un ritorno di Tangentopoli. «L’evidenza – ha spiegato Monti – è molto simile ma la speranza è minore. Nel ’92-93 c’era quella che veniva percepita come un’azione liberatoria: si pensava che l’azione della magistratura e la coscienza dei cittadini avrebbero portato alla fine del fenomeno. Invece l’azione della magistratura è andata avanti, la coscienza degli italiani e soprattutto politici si è molto seduta e siamo qui di nuovo».
BERLUSCONI – Il candidato premier di Scelta Civica ha proseguito il suo ragionamento: «Dopo tanti anni di governo Berlusconi non c’è una legge anti-corruzione». «L’Italia – ha aggiunto Monti – è un paese importante, è un paese del G8, e certo può anche cadere nel ridicolo come è accaduto per l’atteggiamento ridicolo tenuto da qualcuno in passato». Monti ha ricordato come il suo governo «ha fatto fatica, a causa della resistenza del Pdl, a far approvare un’adeguata legge anti-corruzione». Questa norma è arrivata dopo che, «dopo tanti anni di governo Berlusconi», non ne era stata approvata ancora una. Queste normative sul piano interno, ha spiegato ancora Monti, vanno accompagnate con azioni a livello internazionale: «Uno che ha governato tanti anni come Berlusconi doveva fare qualcosa a livello internazionale. L’Italia è un Paese importante, è nel G8, e certo può anche cadere nel ridicolo come è accaduto per l’atteggiamento ridicolo tenuto da qualcuno in passato». È stato quindi chiesto a Monti a chi si riferisse: «Non ho bisogno di ricordare – ha replicato – le pressioni ricevute in questi giorni».
LE TANGENTI – A Berlusconi che giovedì aveva giustificato l’esistenza di commissioni nell’ambito di trattative con «Paesi del Terzo Mondo», con riferimento alla vicenda giudiziaria che riguarda Finmeccanica, Monti ha replicato: «Che le tangenti esistano frequentemente negli affari, soprattutto in certi Paesi, è realtà, che debba essere visto come necessario e ineluttabile lo rifiuto». Monti ha quindi ricordato che «dopo tanti anni di Governo Berlusconi, non c’era una legge anticorruzione e non stiamo parlando di Terzo Mondo». E ha aggiunto: «I nostri colossi possono comportarsi secondo gli standard in uso nei paesi nei quali anche per l’interesse dell’economia italiana lavorano, ma se è possibile evitando certi fenomeni di ritorno come le tangenti ai partiti italiani o a chi li ha messi in quelle posizioni. Questo flusso non è una prassi e se in Italia ci fosse stata una seria legge contro la corruzione sarebbe stato più difficile». E attacca con decisione: «Se vincesse il centrodestra l’Italia tornerebbe a rischio come nel novembre 2011 e si fermerebbero le riforme in grado di far crescere il Paese. Se vincesse il Pd con Vendola, invece, i conti sarebbero più al sicuro, ma non si proseguirebbe sulla strada delle riforme strutturali».
ALLEANZA – Su una possibile alleanza precisa: «Non abbiamo avuto nessun dialogo né con la destra né con la sinistra al momento, andiamo avanti con le nostre proposte. Poi vedremo. Con Sel e Pd minori rischi di fiamme finanziarie, ma resistenze sulla diminuzione spesa pubblica. Per poter fare compagine comune il centrosinistra» deve lavorare «per un mercato del lavoro più aperto». «Ma non c’è maggiore probabilità di alleanza col centrosinistra che col centrodestra senza Berlusconi – aggiunge Monti – alleati con Bersani? Dipende dai programmi».
I CIALTRONI – Infine un’apertura e una bacchettata al Pdl: «Se Silvio Berlusconi è pronto a cedere il passo ad Angelino Alfano «la redenzione è possibile per tutti. Se ci fosse anche soltanto una parvenza di tentativo di rispetto una delle promesse fatte – aggiunge poi riferendosi ad un’eventuale vittoria del centrodestra – prevedo seri problemi per i tassi di interesse e scarsa ulteriore strada per le riforme per la crescita». Ma si lascia andare a una dura reazione: «Sono molto più ferito quando dei cialtroni dicono di aver lasciato l’Italia in buone condizioni nel 2011 e che io l’avrei portata sul baratro, che non inorgoglito quando ricevo i complimenti di Obama».
OFFERTA QUIRINALE – «Se ci sarà un governo Bersani lei entrerà nella compagine?», gli chiedono: «Dipende se nel programma ci sono le riforme che noi vogliamo e per le quali io ho compiuto l’insensatezza di rinunciare a posizioni che mi venivano prospettate». Il Quirinale? «E non solo, perché ci tengo a fare queste riforme». Alle insistenze del conduttore su cosa gli è stato offerto oltre al Quirinale, Monti spiega che «non si trattava di un pacchetto cumulativo», ma di «posizioni di quasi vertice o di vertice nel governo», ma erano conversazioni». Questo se avesse scelto in anticipo una coalizione diversa dalla sua? «Non con certezza ma era una possibilità» aggiunge Monti che alla domanda questo glielo ha chiesto Bersani, replica: «Esiste anche uno spazio privato nelle conversazioni…».