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«Il nuovo Papa regni tutta la vita»: la richiesta di un gruppo di cardinali. Il governo nelle mani del Camerlengo Bertone

Verso il conclave. Per sventare il rischio che la Chiesa sia omologata a una istituzione laica. Decaduti dagli incarichi quasi tutti i cardinali della Curia romana. Non è più segretario di Stato, ma ha preso possesso del palazzo abitato da Ratzinger.

Spetta a Sodano convocare il Conclave

«Alcuni cardinali chiederanno al nuovo papa di inserire nel suo discorso inaugurale un punto fermo: che un pontefice di solito sceglie di esserlo per sempre. La norma sulle dimissioni non si può abolire. Ma per il futuro bisogna garantire la libertà della Chiesa da condizionamenti esterni…». Nel giorno in cui Benedetto XVI vola in elicottero dalla Città del Vaticano al Palazzo pontificio di Castel Gandolfo, scomparendo come personaggio pubblico e primo Papa dimissionario dopo secoli, affiorano le voci anonime ma autorevoli di chi vuole mettere fra parentesi il precedente. È il tentativo di restituire sacralità ad un profilo che il gesto epocale, insieme eroico e destabilizzante, di Joseph Ratzinger ha mutato in modo apparentemente definitivo; e che sta provocando contraccolpi dei quali si comincia appena a indovinare la portata.

Ufficialmente, gli episcopati hanno reagito all’annuncio del passo indietro, dato da Benedetto XVI l’11 febbraio scorso, con parole di condivisione e di vicinanza al pontefice. Eppure, quel giorno arrivò un commento duro, drammatico del cardinale polacco Stanislaw Dziwisz, arcivescovo di Cracovia, a lungo segretario di Giovanni Paolo II. «Dalla croce non si scende», disse ricordando come Karol Wojtyla rimase al suo posto, nonostante una lunga agonia, spettacolarizzata dai mass media. Le sue parole furono lette come una critica alla decisione di papa Ratzinger, il quale sembrò rispondergli il 27 febbraio. «Non abbandono la croce, ma resto in modo nuovo…», disse nell’ultima udienza a piazza San Pietro. È stato uno scambio a distanza difficile da decifrare, del quale il portale polacco Geopolityka azzarda una spiegazione. Il 25 febbraio scorso Gracjan Cimek ha scritto infatti che «l’attuale pontefice era dell’opinione che il suo predecessore malato dovesse rimanere al suo posto fino alla morte».

Riaffiorano così le voci secondo le quali l’allora cardinale Ratzinger lasciò capire a Giovanni Paolo II che «dalla croce non si scende». Si tratta di una tesi destinata a provocare una discussione profonda e dolorosa: nel Conclave e negli incontri che lo precederanno, ai quali saranno presenti anche i cardinali ultraottantenni e dunque non elettori. È la conferma che la rinuncia di Benedetto XVI non potrà essere banalizzata o archiviata, magari richiamandosi alla legittimità secondo le norme del diritto canonico. L’esigenza di ritrovare un equilibrio fra un atto epocale di rottura e la continuità della Chiesa è sentita in modo acuto. Ma per soddisfarla si intravede una ricerca tormentata, perché il pontefice ha messo tutti di fronte a responsabilità ineludibili. L’eventualità che il papato sia omologato ad una qualunque istituzione laica in nome della modernità è un rischio che molti cardinali avvertono e vogliono sventare.

Eppure, si è già manifestato il 16 febbraio sotto le vesti innocue di un sondaggio. Quel giorno The Globalist , il sito di Washington che tenta di decifrare l’evoluzione delle classi dirigenti a livello mondiale, ha proposto ai propri lettori un quiz intrigante. Titolo: «Continuità al vertice». Svolgimento: «Per qualsiasi grande istituzione, sia una società privata, un governo o perfino una religione universale, la stabilità e la continuità sono importanti prerequisiti per avere successo. E un elemento-chiave è che il turn over al vertice sia basso. Domanda: dal 1892, quale delle seguenti istituzioni ha cambiato con meno frequenza la leadership»? L’elenco stilato dal Globalist ha messo al punto “a” la Chiesa cattolica, al “b” la Ibm, il colosso tecnologico americano, poi la presidenza degli Stati uniti, la General Electric e i primi ministri britannici. Ma la sorpresa non è che chi ha risposto “a” si è sbagliato, perché l’azienda con i capi più longevi si è rivelata la Ibm: nove amministratori delegati in centouno anni di storia.

Non impressiona nemmeno che il papato si sia classificato terzo, con dieci pontefici: il problema è l’assimilazione di Benedetto XVI ad un qualunque top manager o leader politico. La strana classifica può anche apparire un pò grossolana e «all’americana». Però, non va sottovalutata nel suo sottinteso simbolico. Nella percezione di una parte dell’opinione pubblica globale, il Vaticano comincia ad apparire un sistema di governo come gli altri; e dunque il Papa, capo della Chiesa cattolica, a uscire dalla nicchia teocratica nella quale lo poneva la sua carica a vita, inserendolo nella lista di presidenti, primi ministri e dirigenti. E’ questo che colpisce di più. Rispecchia il dramma di un’istituzione che dovrà ricalibrare molti dei suoi principi sulla base di una novità prevista ma mai verificatasi negli ultimi seicento anni.

Congedandosi ieri pomeriggio, mentre il suo appartamento veniva chiuso e sigillato, Benedetto XVI ha scolpito solennemente l’impegno a un’«ubbidienza incondizionata» al successore. Ma rimane la figura ascetica, invisibile e tuttavia ingombrante del «Papa emerito»: dove quell’aggettivo rischia di rimandare di nuovo a cariche onorifiche tipiche dell’universo non religioso. I veleni che cominciano a filtrare sull’uno o l’altro «papabile» danno corpo al fantasma di un condizionamento esterno quasi preventivo: si tratti di pedofilia, di inchieste giudiziarie di altro tipo o di pressioni dei governi. La presa di posizione dei giorni scorsi del «primo ministro» del Vaticano Tarcisio Bertone contro ingerenze indebite dell’opinione pubblica o di Stati sul Conclave, è sembrata un altolà a tutti. È vero che spesso si tratta di voci, non sempre verificabili. Ma evocano uno sfondo di conflittualità latenti che attraversano molti episcopati.

Compreso quello italiano, nel quale sta crescendo l’aspettativa, non si sa quanto fondata, di un ritorno ad un pontefice «tricolore» dopo quello polacco e il tedesco. Anche se in realtà ambizioni e contrasti attraversano l’intero corpo elettorale. La vigilia del Conclave sembra incrinare perfino la compattezza dei cardinali statunitensi guidati dal presidente e arcivescovo di New York, Timothy Dolan. Per quanto considerata un’ipotesi remota, la candidatura di un americano al papato non è più esclusa a priori. Ma si parla di opinioni non coincidenti in quella pattuglia: le prime perplessità sarebbero partite dal cardinale di Washington, Donald Wuerl. Piccola coincidenza: in questi giorni è a Roma in missione ufficiale John Kerry, segretario di Stato Usa, cattolico e candidato perdente contro il repubblicano protestante George W. Bush nel 2004. Alla Casa Bianca ricordano ancora come un incubo l’ostilità aperta di alcuni vescovi conservatori statunitensi nei confronti di un Kerry tacciato di progressismo. La sua presenza a Roma lo candida, come minimo, al ruolo di spettatore interessato del Conclave.

Da ieri sera alle 20 è iniziata la «sede vacante», cioè la Chiesa Cattolica è senza Papa e a partire da oggi si avviano le procedure per l’elezione del successore di Benedetto XVI. Chi comanda in Vaticano e nella Chiesa in questo periodo, che un tempo poteva durare mesi e anche anni, ma che oggi non supera le tre settimane? L’ordinaria amministrazione fa capo al cardinale Camerlengo, che è Tarcisio Bertone, mentre per eventuali emergenze decide il Collegio dei cardinali presieduto dal Decano, che è Angelo Sodano.

La denominazione latina originaria è « sedes apostolica vacans » e indica che la «sede romana» – cioè la sedia, o cattedra, del vescovo di Roma – è «vuota», vale a dire senza titolare. In sede vacante i cardinali di tutto il mondo sono tenuti a venire a Roma mentre quelli già presenti si riuniscono ogni giorno in «congregazioni generali» per la preparazione del Conclave e per la trattazione di questioni urgenti. Le «congregazioni» (la parola vuol dire riunioni) avvengono attualmente nell’Aula del Sinodo e ad esse partecipano tutti i cardinali, compresi quelli con più di 80 anni che non entreranno in Conclave. A maggioranza decidono sulla data di inizio del Conclave, che non può essere fissata a meno di 15 giorni né a più di 20 dall’inizio della sede vacante.

Una modifica alle norme sulla sede vacante apportata da papa Benedetto lunedì autorizza la congregazione dei cardinali ad anticipare l’inizio del Conclave rispetto ai 15 giorni canonici se già tutti i cardinali elettori sono presenti a Roma. Ieri, al «saluto di commiato» di papa Ratzinger, erano presenti 144 cardinali su un totale di 208 ed è verosimile che i 117 «elettori» possano essere tutti presenti a Roma fin da lunedì, quando probabilmente si terrà la prima congregazione generale. Ma pare che a entrare in Conclave saranno 115 o anche meno, perché almeno due non verranno a Roma per motivi di salute.
Alla morte o alla rinuncia del Papa tutti i cardinali della Curia romana, compreso il segretario di Stato, decadono dal loro incarico, ad eccezione del Camerlengo, del Penitenziere, dei vicari della Diocesi di Roma e della Città del Vaticano. Singolare è il caso del cardinale Bertone, che decade come segretario di Stato ma resta in carica come Camerlengo.

Al Camerlengo (titolare della Camera apostolica, com’era detta un tempo l’amministrazione pontificia) compete il governo ordinario degli organismi che fanno parte della Santa Sede e della Città del Vaticano. Già da ieri sera alle 20 dovrebbe aver preso possesso del Palazzo apostolico vaticano, quello abitato da papa Benedetto fino a tre ore prima.

Al cardinale Decano spetta convocare i cardinali per il Conclave e presiedere le congregazioni generali e le celebrazioni. Avendo Sodano più di 80 anni (egli è coetaneo del Papa uscente) non entrerà in Conclave e nel Conclave le sue attribuzioni passeranno al cardinale Giovanni Battista Re.

Massimo Franco e Luigi Accattoli

«Il nuovo Papa regni tutta la vita»: la richiesta di un gruppo di cardinali. Il governo nelle mani del Camerlengo Bertoneultima modifica: 2013-03-01T16:16:47+01:00da
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