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Grillo: «Grasso era una trappola per il M5S». E i neoeletti rimandano sulle espulsioni, serve la ratifica delle rete

CINQUE STELLE DOPO L’ELEZIONE DEL PRESIDENTE DEL SENATO. Dopo il “tradimento” al Senato il post di Grillo: «Errore in buona fede. Ma ci sono in gioco le regole del Movimento». DOPO LA VOTAZIONE AL SENATO. Lo prevede il regolamento dei Cinque Stelle che impone la verifica con gli iscritti al Movimento.

Da una lato Grillo che da Genova scrive ancora sul blog e manda un ulteriore messaggio ai parlamentari che hanno votato Grasso presidente del Senato. Dall’altro, loro, i neoeletti che sono riuniti a Montecitorio per un’assemblea plenaria per discutere il da farsi e hanno stabilito di rimandare la decisione sulle espulsioni. In mezzo, le tensioni e le difficoltà sempre più crescenti di un Movimento alle prese con la politica del palazzo.

GEMELLI DELL’INCIUCIO – A metà mattina Grillo tuona dal blog: «La scelta tra Schifani e Grasso era impossibile. Si trattava di decidere tra la peste bubbonica e un forte raffreddore. La coppia senatoriale è stata decisa a tavolino dal pdl e pdmenoelle. I due gemelli dell’inciucio sapevano perfettamente che Schifani non sarebbe stato eletto». Insomma, Grillo grida al complotto, all’inciucio e all’alleanza tra i vecchi partiti e la vecchia politica. Il portavoce del M5S però sa bene che ora il rischio che una parte dei parlamentari decidano di non seguirlo più sulla strada della contrapposizione è molto alto. Continua ancora Grillo: «I capricci di Monti che voleva diventare presidente del Senato, ma è stato costretto a prolungare il suo incarico di presidente del Consiglio e per ripicca aveva minacciato di votare Schifani era una pistola scarica. I giochi erano già fatti per mettere in difficoltà il MoVimento 5 Stelle. Qualcuno, anche in buona fede, ci è cascato». Grillo insomma, come anticipato domenica sul Corriere della Sera, assolve i “traditori”. Ma fa capire che non ci saranno più sconti. «Lo schema si ripeterà in futuro. Berlusconi proporrà persone irricevibili, il pdmenoelle delle foglie di fico. Il M5S non deve cadere in queste trappole».

REGOLAMENTO, LACRIME E GIORNALISTI – Trappole, complotti. La tensione sale. La senatrice Serenella Fucksia a Sky Tg24 attacca: «Chi ha dichiarato con onestà e chiarezza un voto contro la mafia, chiaramente non a sostegno del Pd, mi stanno bene. Non escludo però che al di là di queste persone ci possano essere delle persone nel Movimento in totale cattiva fede. La mano sul fuoco su Vacciano non ce la metto, perchè non si è espresso particolarmente ma poi ha fatto casino». Insinuazioni e accuse, Il capogruppo al Senato Vito Crimi, invece, annuncia alla stampa: «Non vi farò accedere al terzo piano, dove ci sono i nostri uffici». In ballo c’è tanto, e la paura che i cronisti origlino alle porte come fatto per le ultime riunione. Sul tavolo – anche se ogni decisione è rimandata – c’è la questione delle espulsioni. Con il codice di comportamento che recita «i parlamentari del M5S riuniti, senza distinzione tra Camera e Senato, potranno per palesi violazioni del Codice, proporre l’espulsione di un parlamentare del M5S a maggioranza».

DUE BLOGGER PER LA COMUNICAZIONE – Mentre i grillini si parlano, si confrontano, e in alcuni casi si disperano, da Genova arriva il Twitter di Grillo: «Daniele Martinelli e Claudio Messora sono da oggi i due coordinatori dei due gruppi di comunicazione per la Camera e il Senato del M5S». Martinelli e Messora sono due blogger, da tempo vicini ai Cinque Stelle e Grillo li ha nominati facendo pesare il suo ruolo. L’atto di imperio non manca di suscitare critiche sul web. «Chi l’ha deciso? In base a quale cv?», protestano in molti.

I RIBELLI – Ma l’attenzione rimane alta sui chi si è ribellato. La senatrice Nugnes su Facebook scrive: «Trasparente è stata anche la dichiarazione dei tre senatori che hanno detto che avrebbero votato Grasso. Ora io chiederò a chi ha votato diversamente di dirlo nella prossima assemblea, ma nel rispetto della costituzione nessuno può obbligare questi a farlo o a farlo pubblicamente, sicuramente sarà poi alla loro personale riflessione valutare se si ritenga ancora in linea con il progetto del movimento». Ma non si tratta solo di tre senatori. In tanti sanno che i disobbedienti potrebbero essere di più (si parla addirittura di 14). C’è chi poi su Facebook, come Gianluca Castaldi, confessa: «Io non ho votato! Non ho partecipato, insieme ad altri cittadini senatori del M5S, al voto per la elezione del presidente del Senato. Come si dice in gergo, non ho risposto alla chiama». Poi Castaldi racconta: «Io ho pianto tanto, tantissimo… ed alla fine non me la sono sentita di scambiare la mia onestà per votare il meno peggio, con il dovuto rispetto per il magistrato Pietro Grasso!». E alla lista di coloro che hanno votato Grasso, dopo Vacciano, si aggiungono pure Fabrizio Bocchino ed Elena Fattori che usano Facebook per chiarire la loro posizione.

LE REGOLE DEL M5S – Per il momento, da Genova l’obiettivo non pare essere quello punire. O, almeno, non subito. Anche perché l’espulsione avrebbe conseguenze devastanti. Si tratta piuttosto di evitare, secondo Grillo, che i neoletti diventino strumenti nelle mani della vecchia politica. Scrive ancora sul blog: «Comunque, il problema non è Grasso. Se, per ipotesi, il gruppo dei senatori del M5S avesse deciso di votare a maggioranza Grasso e tutti si fossero attenuti alla scelta, non vi sarebbe stato alcun caso. In gioco non c’è Grasso, ma il rispetto delle regole del M5S». Poi Grillo ricorda il regolamento: «Nel “Codice di comportamento eletti MoVimento 5 Stelle in Parlamento” sottoscritto liberamente da tutti i candidati, al punto Trasparenza è citato: – Votazioni in aula decise a maggioranza dei parlamentari del M5S. Non si può disattendere un contratto. Chi lo ha firmato deve mantenere la parola data per una questione di coerenza e di rispetto verso gli elettori».

LE PROSSIME MOSSE DI GRILLO – Resta da vedere se i parlamentari gli daranno retta. O se invece sceglieranno di andare avanti per la propria strada. Da capire anche se ci saranno espulsioni o meno. Certo è che Grillo potrebbe sempre minacciare di abbandonarli e lasciarli andare alle consultazioni da soli. E questo potrebbe spaventare molti. Soprattutto chi non si sente a suo agio nei palazzi romani.

FORSE CASALEGGIO DA NAPOLITANO – Altro nodo da sciogliere nelle prossime ore è quello delle consultazioni. Vito Crimi ha annunciato che i capigruppo del M5S a Senato e Camera, Vito Crimi e Roberta Lombardi, Beppe Grillo e «forse Gianroberto Casaleggio» dovrebbero formare la delegazione del Movimento 5 Stelle alle consultazioni al Quirinale per la formazione del nuovo governo che inizieranno mercoledì.

I QUESTORI – Lunedì sera infine i neoeletti Cinque Stelle, in diretta streaming hanno votato i loro nomi per i questori, i «padroni di casa» dell’Istituzione parlamentare, quelli che curano la redazione dei bilanci, decidono le spese e sovrintendono alla sicurezza. I Cinque Stelle hanno più volte detto di volere per sé se non il presidente della Camera almeno un deputato questore, strumento indispensabile per «aprire la Camera come una scatoletta di tonno». Ma i grillini rischiano seriamente di restare a bocca quasi asciutta nell’Ufficio di presidenza di Montecitorio. A meno che il Pd non decida di correre in aiuto del M5S. Giovedì infatti a Montecitorio si elegge il nuovo Ufficio di presidenza, l’organo di direzione della Camera che è composto oltre che dalla presidente Laura Boldrini da quattro vicepresidenti, tre questori e quattro segretari d’Aula. Numeri alla mano, il Pd e il Pdl possono fare il pieno delle cariche, facendo restare a secco i Cinque Stelle. Il Pd però non vuole che i grillini rimangano fuori dalla gestione della Camera e sarebbe ben disposto a cedere un questore. Ma i democratici aspettano che dai grillini arrivi una richiesta che, al momento, non è ancora giunta. Per la vicepresidenza alla Camera, invece, il candidato del Movimento Cinque Stelle è Luigi Di Maio, eletto dall’assemblea per alzata di mano.

Ogni decisione sulle espulsioni è rimandata. È quanto emerge dalla riunione dei deputati del M5S alla Camera, alla quale ha preso parte anche Vito Crimi, capogruppo dei senatori. Un incontro agitato dopo la defezione di alcuni senatori che hanno votato Grasso come presidente del Senato, nonostante la linea della maggioranza fosse quella della scheda bianca.

MAGGIORANZA – Sia quel che sia la procedura del M5S per le espulsioni prevede che si riuniscano i due gruppi, indichino una linea e che poi l’espulsione sia decisa dagli iscritti online: «Ne abbiamo parlato ma oggi c’era tanto da fare – spiega un deputato – Ci riuniremo ancora per parlarne». Le votazioni in Aula vengono «decise a maggioranza dei parlamentari del M5S». È scritto nel Codice di comportamento degli eletti grillini in Parlamento, come ricordato da Beppe Grillo nel minipost di scomunica seguito al voto in Senato sulla presidenza e ribadito nel post di lunedì con cui Grillo torna sul caso.

LA RATIFICA – Nello stesso regolamento che sull’espulsione degli eletti sono «i parlamentari del M5S riuniti, senza distinzione tra Camera e Senato», ad avere la possibilità, «per palesi violazioni del Codice di Comportamento», di «proporre l’espulsione di un parlamentare del M5S a maggioranza». Non solo. Sulla questione è previsto anche il parere della Rete, una sorta di Cassazione per gli eletti nelle file dei 5 Stelle. «L’espulsione dovrà essere ratificata da una votazione on line sul portale del M5S tra tutti gli iscritti – è infatti previsto dal Codice di Comportamento – anch’essa a maggioranza».

Marta Serafini e Redazione Online

Grillo: «Grasso era una trappola per il M5S». E i neoeletti rimandano sulle espulsioni, serve la ratifica delle reteultima modifica: 2013-03-19T11:18:49+01:00da
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