Consultazioni tra i partiti dopo che il parlamento ha bocciato il prelievo forzoso sui cc. Il primo piano di salvataggio prevedeva un prelievo forzoso sui depositi bancari da 5,8 miliardi. Chiude la borsa locale.
Il governo e i partiti ciprioti si sono accordati «all’unanimità» sulla creazione di un Fondo di Solidarietà per contribuire al salvataggio del settore finanziario, una proposta che potrebbe essere dibattuta già in Parlamento. Lo hanno reso noto il portavoce del governo, Christos Stylianides, e il leader del partito governativo cipriota Disy, Averof Neofitu. «Sono ottimista che ci sarà una soluzione.
IL FALLIMENTO DI CIPRO – L’obiettivo di tutti è evitare il fallimento di Cipro», ha detto Neofitu al termine di una riunione tra il presidente cipriota, il conservatore Nikos Anatasiades, i leader dei partiti la banca centrale di Cipro. Neofitu non ha aggiunto dettagli su come verrebbe alimentato questo Fondo di Solidarietà, limitandosi a segnalare che potrebbe essere istituito tramite un decreto legge o una legge (e in quest’ultimo caso dovrebbe essere approvata dal Parlamento oggi stesso). «Siamo membri dell’Ue e dell’Eurozona ed è nostro interesse continuare a rimanerlo», ha sottolineato. Secondo altri leader politici usciti dal vertice, l’ipotesi di un prelievo forzoso sui depositi bancari è stata completamente accantonata.
L’OSSIGENO – Boccata di ossigeno per Cipro anche dalla banca centrale europea: l’istituto di Francoforte ha deciso di mantenere per Cipro gli attuali livelli di liquidità di emergenza fino a lunedì 25 marzo. Dopo lunedì, il piano «Emergency Liquidity Asset» potrebbe essere considerato solo se un accordo con Ue e Fmi potrà garantire la solvibilità delle banche cipriote. Mentre l’agenzia Fitch ha gettato acqua sul fuoco e in una nota ha affermato come la crisi di Cipro non abbia «implicazioni immediate sui rating sovrani degli altri Paesi dell’Eurozona».
LA SECONDA POSSIBILITA‘ – Nel frattempo – mentre la Banca Centrale ha deciso che le banche riapriranno solo martedì prossimo – i rappresentanti dei creditori internazionali si dimostrano intenzionati a dare una seconda possibilità a Nicosia. Mentre nella capitale cipriota la troika (Ue, Bce e Fmi) è stata impegnata per tutta la giornata in colloqui con il presidente Nicos Anastasiades e responsabili della Banca Centrale, il consigliere esecutivo Bce Joerg Asmussen in un’intervista al Die Zeit si è detto «convinto» che un piano di salvataggio «è nell’interesse di Cipro e di tutti i Paesi membri dell’eurozona». E il presidente Eurogruppo Jereon Dijsselbloem ha sostenuto come il caso di Cipro ponga di fatto un «rischio sistemico» all’Eurozona e ciò significa che la situazione è ancora «fragile».
LA SOLUZIONE – Dal canto suo, la cancelliera tedesca Angela Merkel, che ha parlato più volte al telefono con Anastasiades, ha affermato che trovare una soluzione per Cipro è «un dovere» per l’Eurozona. «Cipro è un nostro partner nella zona euro e perciò nostro dovere trovare una soluzione», ha detto la cancelliera. Da parte sua, il presidente francese Francois Hollande ha sottolineato con Anastasiades la necessità che Cipro trovi i 5,8 miliardi di «contributo concordato» al piano di salvataggio proposto dall’Ue, auspicando una soluzione «duratura».
LA FUGA DEI CAPITALI – Le autorità cipriote stanno studiando la possibilità di imporre restrizioni sul movimento dei capitali per contenere il deflusso dei depositi dalle banche dell’isola nel momento in cui (non prima di martedì prossimo), gli istituti di credito riapriranno gli sportelli. E anche la borsa di Cipro ha prolungato la sospensione delle contrattazioni ad oggi e domani. Ad ogni modo la Banca centrale starebbe valutando anche la creazione di una banca-ponte per tenere a freno il deflusso dei depositi e l’istituzione di una ‘bad bank’, in cui fare convergere gli asset tossici. Proprio per discutere di una legge che preveda restrizioni bancarie da varare in tempi stretti, in serata Anastasiades ha riunito d’emergenza il governo mentre il ministro delle Finanze, Michalis Sarris, da mercoledì si trova a Mosca per colloqui con il collega russo Anton Siluanov da cui sta cercando di ottenere un prestito di 5 miliardi di euro e l’estensione per cinque anni e ad interessi più convenienti di un prestito di 2.5 miliardi ricevuto due anni fa in scadenza nel 2016.
I CREDITORI – La richiesta dei creditori internazionali di tassare i depositi, che andrebbe a colpire duramente i capitali russi esportati a Cipro, ha fatto inferocire Mosca: secondo una stima dell’agenzia di rating internazionale Moody’s nelle banche cipriote ci sarebbero almeno 31 miliardi di dollari di proprietà russa, 19 dei quali appartengono a società e 12 a istituti di credito. Dalle informazioni giunte da Mosca, finora i negoziati non hanno avuto successo. Ma i colloqui Sarris-Siluanov proseguiranno anche oggi, quando nella capitale russa arriverà – come era già programmato – il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso. A Nicosia si cercano comunque altre soluzioni per trovare i soldi che mancano.
LA NAZIONALIZZAZIONE – Secondo una fonte del governo, si sta pensando anche all’eventualità di nazionalizzare i fondi pensioni di società statali e semistatali che potrebbe produrre tre miliardi di euro mentre non viene esclusa nemmeno la possibilità di una fusione delle due maggiori banche dell’isola che ridurrebbe l’importo necessario alla ricapitalizzazione. Anche l’arcivescovo Chrisostomos II, capo della potente Chiesa greco-ortodossa cipriota, ha detto di essere pronto a mettere gli ingenti beni della Chiesa a disposizione dello Stato per contribuire a far uscire il Paese dalla crisi e, dopo aver incontrato stamani Anastasiades, ha detto di aver proposto al presidente di ipotecare i beni della Chiesa in cambio di titoli di Stato. «Tutto il patrimonio della Chiesa è a disposizione del Paese per evitare che vada in bancarotta» ha detto Chrisostomos secondo cui la crisi è «gestibile».
I LISTINI –L’inatteso calo a quota 48,9 punti dell’indice manifatturiero delle Pmi tedesche, previsto in aumento a 50,2 punti, frena le principali borse europee a partire da Parigi (-1,11%) e Francoforte (-0,87%). Giù anche Londra (-0,84%), mentre va meglio a Madrid (-0,65%) e soprattutto a Milano, invariata, che si mantiene in relativo vantaggio. Contrastati i futures su Wall Street, in attesa di un previsto aumento dei sussidi di disoccupazione negli Usa. In calo a 318 punti lo spread Btp/Bund.