CRISI INTERNAZIONALE. I fucilieri italiani partiti da Brindisi nella notte di giovedì. La Farnesina: New Delhi ha garantito: niente pena di morte.
Dopo essere stati indagati dalla procura militare per «violata consegna» e «dispersione di oggetti di armamento militare» i due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone – è la decisione presa dal governo – sono partiti per l’India intorno alla mezzanotte di giovedì e giungeranno nel Paese venerdì 21. Quando del resto scade anche il termine per il loro permesso elettorale. «La decisione di far rientrare i marò era stata sospesa, ma poi abbiamo ricevuto un documento da un autorevole organismo indiano che ci ha convinto, da qui la decisione di procedere al ritorno dei marò», ha spiegato il sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura. Il presidente della Repubblica Napolitano, ha avuto una conversazione telefonica con Latorre nel corso della quale ha espresso a lui e a Girone l’apprezzamento per il senso di responsabilità con cui hanno accolto la decisione del Governo e ha assicurato loro la massima vicinanza nel percorso che li attende con l’augurio di un sollecito, corretto riconoscimento delle loro ragioni. Nel frattempo si rifugiano nel silenzio i parenti di Latorre. Lapidario uno dei nipoti, da Taranto dove abita, che al telefono si limita a dire: «Stasera preferiamo non parlare con i giornalisti». Stesse scene a Bari, città di residenza di Girone: dalla sua abitazione risponde una donna bionda. «Salvatore non è in casa».
PALAZZO CHIGI – Una nota di palazzo Chigi chiarisce che «il governo italiano ha richiesto e ottenuto dalle autorità indiane l’assicurazione scritta riguardo al trattamento che sarà riservato ai fucilieri di Marina e alla tutela dei loro diritti fondamentali. Alla luce delle ampie assicurazioni ricevute, il governo ha ritenuto l’opportunità, anche nell’interesse dei Fucilieri di Marina, di mantenere l’impegno preso in occasione del permesso per partecipare al voto, del ritorno in India entro il 22 marzo. I Fucilieri di Marina hanno aderito a tale valutazione».
«OTTENUTE GARANZIE» – «La parola data da un italiano è sacra: noi avevamo sospeso» il loro rientro «in attesa che New Delhi garantisse alcune condizioni». Lo ha detto il sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura sulla decisione italiana di rimandare in India i due marò. Il diplomatico ha anche precisato che il governo indiano ha garantito che non ci sarà la pena di morte nei loro confronti.
I COMMENTI – Duri i commenti di molti esponenti del centrodestra. Il segretario del Pdl Angelino Alfano parla di «tragico ritorno all’Italietta» mentre su Twitter Giorgia Meloni, fondatore di Fratelli d’Italia, scrive: «Propongo di spedire Monti e Terzi in India al posto dei marò». «Patria infangata» tuona invece la parlamentare del Pdl Daniela Santanchè. «Sono stupita come tutti», dice Margherita Boniver, che a dicembre, dopo i rinvii della decisione sul ritorno dei due fucilieri in Italia per Natale, si era offerta in ostaggio al posto di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.
INDAGATI – Nella serata di mercoledì 20 si è anche appreso del fascicolo aperto dalla procura militare. L’iscrizione dei due marò nel registro degli indagati risale a subito dopo la morte dei due pescatori indiani, che i due fucilieri sono accusati di aver ucciso avendoli scambiati per pirati, ma si è appresa solo nella serata di mercoledì, al termine del lungo interrogatorio cui è stato sottoposto Girone dal procuratore militare Marco De Paolis.
LA MAGISTRATURA ORDINARIA – Lo stesso De Paolis, però, sarebbe intenzionato a spogliarsi del caso, lasciando tutta l’inchiesta in mano ai magistrati di Piazzale Clodio che indagano per omicidio volontario: «sto valutando la possibilità di trasmettere gli atti per connessione al magistrato ordinario, essendo più grave il reato comune», ha confermato De Paolis all’Agenzia Ansa.
OPERATO CORRETTAMENTE – Giovedì, alla vigilia del giorno in cui dovrebbero rientrare in India dopo le quattro settimane di permesso elettorale, sono tornati in Puglia. Al magistrato, secondo quanto si è appreso, Girone avrebbe ribadito la correttezza del suo operato, così come una decina di giorni fa avrebbe fatto Latorre. Il procuratore militare, infatti, ipotizzando il reato di violata consegna, intende proprio accertare se siano state rispettate le regole d’ingaggio e le disposizioni che regolano il servizio di protezione a bordo dei mercantili (mentre il reato di dispersione di oggetti di armamento militare fa riferimento alla «dispersione», appunto, dei proiettili sparati dai due fucilieri).
CONSULENZA TECNICA – Ora, terminate le indagini e considerato che i reati su cui indagano le due procure sono connessi, il pm – come prevede la legge – potrebbe trasmettere gli atti al collega della procura ordinaria, che indaga sul reato più grave. E proprio da piazzale Clodio si registrano oggi sviluppi, con la decisione dei pm di disporre (per il 28 marzo) una consulenza tecnica sul computer e sulla macchina fotografica di bordo della petroliera Enrica Lexie, sulla quale erano imbarcati i marò.
L’INDIA NEGA LE PERIZIE – Una ricostruzione, comunque, parziale, visto che nel fascicolo mancano ancora i risultati delle autopsie dei due pescatori, le perizie balistiche, le prove di sparo sulle armi di Latorre e Girone ed i resoconti dei testimoni indiani. Documenti sollecitati in due rogatorie internazionali alle autorità indiane, ma che non sono ancora arrivati.
«VIOLATE LE NORME» – Dall’India, intanto, continuano ad arrivare bordate. La posizione italiana sulla questione dei marò «ha gettato un’ombra sulle relazioni fra i due paesi», ha ribadito il premier indiano Manmohan Singh. In una lettera al governatore del Kerala, il premier ha ripetuto che l’Italia trattenendo i due ha violato «tutte le norme del contesto diplomatico». Singh ha detto di condividere il sentimento di indignazione nazionale e assicurato che tutte le opzioni diplomatiche e legali saranno esplorate per riportarli indietro e processarli (il permesso concesso a Latorre e Girone scade venerdì), Nuova Delhi ha bloccato il permesso di viaggio all’ambasciatore italiano Daniele Mancini fino al prossimo 2 aprile. Una fonte del governo italiano, però, a margine dell’interrogatorio di Girone, ha ribadito le ragioni di diritto in base alle quali l’Italia ha legittimamente deciso di non far tornare i due marò in India. Se infatti ciò fosse avvenuto, dopo la sentenza della Corte suprema di New Delhi, ci sarebbe stata una «chiara violazione» delle nostre norme costituzionali, con particolare riferimento al rispetto del giudice naturale precostituito per legge e al divieto di estradizione dei propri cittadini (fonte Ansa).