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Pasqua, la benedizione di Papa Francesco: «Pace a tutto il mondo e basta schiavitù».

VATICANO. LA CELEBRAZIONE IN VATICANO, LUNEDI’ L’ANGELUS. Circa 250 mila fedeli hanno assistito a messa e benedizione Urbi et Orbi. Il pontefice si ferma a baciare i bambini.  I riferimenti a Corea e Siria. Ma anche al narcotraffico e allo sfruttamento della natura. Oltre 250 mila fedeli in Vaticano.

ROMA – Pasqua in San Pietro per circa 250 mila tra pellegrini e turisti che hanno affollato fin dall’alba la piazza racchiusa dal colonnato del Bernini. Alle 10.15 è iniziata sul sagrato la messa concelebrata da Papa Francesco, il «pontefice venuto dall’altra parte del mondo». Poi alle 12 il Santo Padre impartirà la benedizione «Urbi et Orbi» dalla loggia centrale della Basilica. Sabato notte Papa Francesco aveva concluso intorno alle 23 la lunga veglia in preparazione alla celebrazione della Santa Pasqua.

«BUONA PASQUA CARI FRATELLI E SORELLE» – Alle 12, dopo il giro della piazza, Papa Francesco si è affacciato alla Loggia: «Cari fratelli e sorelle di Roma e del mondo intero: Buona Pasqua. Che grande gioia potervi dare questo annuncio. Cristo è risorto – ha detto -. Vorrei che giungesse in ogni casa in ogni famiglia specialmente dove c’è più sofferenza, negli ospedali, nelle carceri». Domenica mattina, alla vigilia della sua prima messa di Pasqua, il Papa aveva scritto su Twitter: «Accetta Gesù Risorto nella tua vita. Anche se sei stato lontano, fa un piccolo passo verso di Lui: ti sta aspettando a braccia aperte».

STOP A MERCANTI DI SCHIAVI E DROGA – «Accogliamo la grazia della misericordia di Dio, lasciamo che la potenza del suo amore trasformi anche la nostra vita e diventiamo strumenti della misericordia… per far fiorire la giustizia e la pace – ha detto il Papa -. Domandiamo a Gesù risorto – che trasforma la morte in vita – di mutare l’odio in amore, la vendetta in perdono, la guerra in pace. Pace a tutto il mondo ancora così diviso dall’avidità di chi cerca facili guadagni, ferito dall’egoismo, da chi continua la tratta di persone: la schiavitù più estesa in questo XXI secolo. Pace a tutto il mondo dilaniato dal narcotraffico e dallo sfruttamento iniquo delle risorse naturali».

«VIA DALLA SCHIAVITU DEL PECCATO» – «L’amore di Dio può trasformare la nostra vita, far fiorire quelle zone di deserto che ci sono nel nostro cuore. Lo stesso amore per cui il figlio di Dio è andato fino all’abisso della separazione da Dio, questo stesso amore misericordioso ha inondato di luce il corpo di Gesù, lo ha trasfigurato lo ha fatto tornare nella vita eterna», ha detto il Santo Padre. E ha spiegato: «Gesù è l’esodo il passaggio dell’uomo dalla schiavitù del peccato, del male, alla libertà dell’amore, del bene. Perché Dio è vita, solo vita, e la sua gloria siamo noi, l’uomo vivente. Cristo è morto e risorto una volta per sempre e per tutti ma la forze della resurrezione – questo passaggio dalla schiavitù del male al bene – deve attuarsi in ogni tempo negli spazi concreti della nostra vita, ogni giorno. Quanti deserti ancora l’essere umano deve attraversare. Soprattutto il deserto che c’è dentro di lui quando manca l’amore di Dio e per il prossimo. Ma la misericordia di Dio può far fiorire anche la terra più arida può ridare vita alle ossa inaridite».

«PACE IN SIRIA, AFRICA, COREA» – Nel suo messaggio che ha preceduto la benedizione Urbi et Orbi Papa Francesco ha voluto soffermarsi sui tanti conflitti che insanguinano il mondo: «Cristo è la nostra pace e attraverso di lui imploriamo pace per il mondo intero: pace per il Medio Oriente, in particolare tra israeliani e palestinesi, che faticano a trovare la strada della concordia, affinché riprendano con coraggio il negoziato per porre fine a un conflitto che dura ormai da troppo tempo. Pace in Iraq e per l’amata Siria, per la sua popolazione ferita dal conflitto e per i numerosi profughi». E poi ha chiesto: «Quanto sangue è stato versato e quante sofferenze dovranno essere ancora inflitte prima che si riesca a trovare una soluzione politica alla crisi?». Quindi ha auspicato la «pace per l’Africa, ancora teatro di sanguinosi conflitti. Pace per il Mali affinché ritrovi stabilità. E in Nigeria dove purtroppo non cessano attentati che minacciano vite di innocenti e tanti, anche bambini, sono tenuti in ostaggio dai terroristi. Pace nell’Est della Repubblica del Congo e nella Repubblica Centrafricana. Pace in Asia, soprattutto nella penisola coreana perché superino le divergenze e maturi un rinnovato spirito di riconciliazione».

MESSAGGI IN HINDU E CINESE – Intorno alle dieci i fedeli sopraggiunti nell’ultima ora, non riuscendo più ad accedere a piazza San Pietro e a piazza Pio XII, già pienissime, avevano gremito l’intera via della Conciliazione. La liturgia della parola era poi iniziata con la lettura, dapprima in lingua spagnola, di un brano dagli Atti degli Apostoli. Poi erano stati letti messaggi augurali in tutte le lingue, e tra questi un messaggio per Papa Francesco in hindu e uno in cinese. «Signore dissolvi ogni paura e rendi possibile ciò che il nostro cuore non osa sperare», aveva detto il Papa aprendo la liturgia eucaristica. Alle 11.34 la benedizione finale del santo Padre ha chiuso la messa, seguita dal Regina Coeli. Poi il pontefice ha lasciato il sagrato per attraversare la piazza tra i fedeli – si è fermato anche ad abbracciare e baciare alcuni bambini – e quindi raggiungere la Loggia da dove impartire la benedizione «Urbi et Orbi», preceduta dal suo messaggio.

PAURA PER BIMBO COREANO – Momenti di tensione intorno alle 11 quando un bambino coreano di 8 anni si è perso tra la folla allontanandosi dai parenti: gli agenti di polizia, coordinati dalla dottoressa Francesca Federici, lo hanno tranquillizzato offrendogli dell’acqua. Poi, grazie alla collaborazione con i carabinieri, i poliziotti sono riusciti a rintracciare la madre e il piccolo ha potuto riabbracciarla.

CITTÀ DEL VATICANO – «Ecco l’invito che rivolgo a tutti: accogliamo la grazia della Risurrezione di Cristo! E domandiamo a Gesù risorto, che trasforma la morte in vita, di mutare l’odio in amore, la vendetta in perdono, la guerra in pace». Dalla loggia centrale di San Pietro, dopo la messa di Pasqua, Francesco pronuncia la benedizione solenne Urbi et Orbi e davanti a duecento cinquantamila fedeli implora «la pace per il mondo intero», a cominciare dalla “Penisola coreana”, perché «si superino le divergenze e maturi un rinnovato spirito di riconciliazione».

IL SALUTO – Secondo il suo stile, il Papa elimina le sovrastrutture – ha evitato il tradizionale saluto in 65 lingue – e comincia dall’essenziale: «Cari fratelli e sorelle di Roma e del mondo intero, buona Pasqua! Che grande gioia per me potervi dare questo annuncio: Cristo è risorto! Vorrei che giungesse in ogni casa, in ogni famiglia, specialmente dove c’è più sofferenza, negli ospedali, nelle carceri… soprattutto vorrei che giungesse a tutti i cuori».

IL PROSSIMO E L’AMBIENTE – La Pasqua è «l’esodo, il passaggio dell’uomo dalla schiavitù del peccato, del male, alla libertà dell’amore, del bene», spiega Papa Bergoglio: «Quanti deserti, anche oggi, l’essere umano deve attraversare! Soprattutto il deserto che c’è dentro di lui, quando manca l’amore per Dio e per il prossimo, quando manca la consapevolezza di essere custode di tutto ciò che il Creatore ci ha donato e ci dona».

MEDIO ORIENTE – Francesco chiede la pace per il Medio Oriente, «in particolare tra israeliani e palestinesi, che faticano a trovare la strada della concordia, affinché riprendano con coraggio e disponibilità i negoziati per porre fine a un conflitto che dura ormai da troppo tempo». E ancora pace in Iraq, «perché cessi definitivamente ogni violenza», e «soprattutto per l’amata Siria per la sua popolazione ferita dal conflitto e per i numerosi profughi, che attendono aiuto e consolazione». Poi alza lo sguardo ed esclama: «Quanto sangue è stato versato! E quante sofferenze dovranno essere ancora inflitte prima che si riesca a trovare una soluzione politica alla crisi?».

AFRICA – Il pontefice pensa anche ai “sanguinosi conflitti” che devastano l’Africa. E implora la pace «in Mali, affinché ritrovi unità e stabilità; e in Nigeria, dove purtroppo non cessano gli attentati, che minacciano gravemente la vita di tanti innocenti, e dove non poche persone, anche bambini, sono tenuti in ostaggio da gruppi terroristici». E ancora «pace nell’est della Repubblica Democratica del Congo e nella Repubblica Centroafricana, dove in molti sono costretti a lasciare le proprie case e vivono ancora nella paura».

AVIDITÀ E VIOLENZA . Ma il messaggio di Francesco è rivolto in generale a tutto il mondo, «ancora così diviso dall’avidità di chi cerca facili guadagni, ferito dall’egoismo che minaccia la vita umana e la famiglia, egoismo che continua la tratta di persone, la schiavitù più estesa in questo ventunesimo secolo». Un mondo «dilaniato dalla violenza legata al narcotraffico e dallo sfruttamento iniquo delle risorse naturali». L’appello del pontefice è vibrante, quando alla fine torna sulla responsabilità umana di custodire pianeta: «Pace a questa nostra Terra! Gesù risorto porti conforto a chi è vittima delle calamità naturali e ci renda custodi responsabili del creato».

Redazione Online  e Gian Guido Vecchi

 

Pasqua, la benedizione di Papa Francesco: «Pace a tutto il mondo e basta schiavitù».ultima modifica: 2013-03-31T18:00:22+02:00da
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