MAFIA. La confisca della Dia all’imprenditore siciliano Vito Nicastri: è la più cospicua mai effettuata in Italia.
ALCAMO (Trapani) – C’è l’ombra del numero uno di Cosa Nostra ancora in libertà, Matteo Messina Denaro, su un patrimonio di un miliardo e 300 milioni di euro confiscato dalla Dia, la Direzione investigativa antimafia, al cosiddetto «re dell’eolico», Vito Nicastri, un affermato imprenditore siciliano di 57 anni per il quale scatta un obbligo di soggiorno nel suo comune di residenza, Alcamo, a metà strada fra Palermo e Trapani. La
HOLDING MAFIOSA – È la più cospicua confisca di beni mai effettuata in Italia, come spiega il direttore della Dia, Arturo De Felice, l’ex questore di Ancona dallo scorso anno al vertice dell’ufficio assimilato all’americano Fbi. «Un modo per colpire al cuore l’aria grigia di Cosa Nostra, spiegano negli uffici Dia di Palermo, coordinati per questa mega-confisca dalla procura di Trapani e dai magistrati della Direzione antimafia di Palermo. Scattano così i sigilli per 43 tra società e partecipazioni societarie legate al settore della produzione alternativa dell’energia elettrica, 98 beni immobili fra ville e palazzine, terreni e magazzini, 7 fra autovetture, motocicli e imbarcazioni e 66 cosiddette «disponibilità finanziarie» fra conti correnti, depositi titoli, fondi di investimento e così via.
ELETTRICISTA IN ASCESA – La Dia ha messo sotto i raggi X l’escalation di Nicastri, un elettricista accusato di essere diventato un imprenditore di grandi dimensioni «grazie alla contiguità consapevole e costante agli interessi della criminalità organizzata» e in virtù di «una tumultuosa dinamica di affari e rapporti intrattenuti anche con società lussemburghesi, danesi e spagnole». Ma tutto ciò reso possibile per «la vicinanza ai più noti esponenti mafiosi» che gli avrebbero fatto assumere «per il settore specifico una posizione leader i diverse regioni, in Lombardia, Lazio e Calabria oltre che in Sicilia occidentale».
RICCHEZZE SOSPETTE – Un reticolo patrimoniale ricostruito, attraverso articolate indagini economico-patrimoniali, dal direttore della Dia che ha formulato la misura di prevenzione patrimoniale e personale sottolineando «l’esistenza di una consistente sperequazione tra i beni posseduti e i redditi dichiarati da Nicastri».
PARCHI «CHIAVI IN MANO» – Svolta a suo carico una approfondita ricognizione dei procedimenti penali e dei numerosi eventi legati alla realizzazione e alla successiva vendita, «chiavi in mano», di parchi eolici e fotovoltaici, con ricavi milionari. Accertato, secondo l’accusa, anche l’interessamento alle vicende imprenditoriali dei boss palermitani Salvatore e Sandro Lo Piccolo, stando ai «pizzini» rinvenuti in occasione del loro arresto. Un aggancio che porta ai soggetti ritenuti vicini alla «primula» di Cosa Nostra. Un modo per continuare a fare terra bruciata attorno a Messina Denaro.