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Oggi il test fiducia per il governo. Il discorso di Letta, i consigli del Colle. Letta taglierà l’Imu sulla prima casa. Piano di riforme e meno austerity

Il retroscena – Il nodo dei temi economici. Sintonia tra Quirinale e Palazzo Chigi su lavoro, futuro dei giovani e coesione sociale. Il nuovo governo il programma. Nel discorso (breve) per la fiducia il richiamo all’Europa e la nuova legge elettorale

ROMA – Lo sguardo segnato dalla tensione di queste settimane, le spalle incurvate, la bocca stretta in una smorfia di fatica, quando congeda i nuovi ministri che hanno brindato con lui nel Salone degli specchi, Giorgio Napolitano sospira come uno che si è liberato da un grande peso. La cerimonia per il giuramento del nuovo governo si è appena conclusa ed è ovvio che il presidente della Repubblica sia soddisfatto, ma anche svuotato dallo stress. Per il Letta-1 si apre adesso la prova del voto di fiducia, tuttavia l’incognita dissidenti (del Pd) sembra in via di assorbimento. A sgombrarla quasi del tutto potrebbe essere oggi il discorso del premier in aula.

Su questo, a quanto pare, il capo dello Stato non ha dovuto (quasi) preoccuparsi di distribuire particolari suggerimenti a Letta. A parte alcuni controversi capitoli economici – per esempio quello dell’Imu – sui quali non è ancora chiaro come Palazzo Chigi intenda procedere, sugli altri temi caldi dell’emergenza italiana i due hanno verificato una «sintonia naturale» tra loro, come spiegano sul Colle. Del resto, il lavoro, la coesione sociale, il futuro dei giovani, il ruolo della finanza, ecc., sono esattamente gli stessi dossier che l’agenzia Arel (fondata da Nino Andreatta, di cui Letta è magna pars , non a caso citata da Napolitano) approfondisce con un metodo di analisi empirica e non ideologica dei problemi. Ciò che dovrebbe fare del neopresidente del Consiglio, lodato per il carattere «disponibile all’ascolto», un uomo già preparato a mettere in cantiere i provvedimenti necessari a scuotere il Paese dalla situazione difficilissima nella quale è ripiegato. Una situazione, per dirla alla maniera del mai abbastanza rimpianto Nicola Chiaromonte, «moralmente estrema».

Scontato, poi, che il premier, mutuando le parole pronunciate sabato da Napolitano, sottolinei la natura «politica» del proprio governo. Un modo per vincolare alla «responsabilità» i partiti che – davanti a lui, ma soprattutto davanti al capo dello Stato – si sono assunti l’impegno di sostenerlo. Qui sta il punto politico della nuova fase apertasi ieri. Infatti, a parte lo scontato ottimismo dell’esordio, l’orizzonte dell’esecutivo, come pure il futuro delle riforme istituzionali delle quali l’Italia ha urgente bisogno, dipende da due paralleli fattori di rischio: 1) le tante fragilità del Partito democratico, uscito diviso e decapitato da questa sfida; 2) i calcoli di convenienza del Pdl, sempre esposto agli intermittenti rimbalzi emotivi di un Silvio Berlusconi che si sente «assediato» dalla magistratura.

Certo, ogni volta che si rendesse necessario il presidente della Repubblica aprirà un ombrello di tutela su questo primo tentativo di coabitazione governativa tra centrosinistra e centrodestra. Ma il clamoroso attacco a colpi di pistola di ieri sul portone di Palazzo Chigi proprio nel momento in cui al Quirinale andava in scena il giuramento del governo, anche se le autorità vogliono considerarlo «un caso isolato», è un segnale molto preoccupante per tutti. In primis per Napolitano.
«Volevo colpire un politico», ha detto lo sparatore, con la rabbia di chi prende indistintamente di mira il Potere.

ROMA – Chiuso fino a sera tardi negli uffici di Palazzo Chigi che conosce molto bene, Enrico Letta ha lavorato al testo del discorso programmatico che oggi alle 15 leggerà nell’aula di Montecitorio e sul quale chiederà la fiducia del Parlamento, che arriverà entro domani. Il presidente del Consiglio proverà a dare un segno di novità anche nel discorso, che non dovrebbe durare più di mezz’ora. Prometterà la cancellazione dell’Imu sulla prima casa per quasi tutti i contribuenti, conterrà parole di autocritica per come i partiti non abbiano compreso le richieste di moralizzazione della politica e non abbiano saputo affrontare le riforme istituzionali e del sistema elettorale e siano apparsi lontani dal comprendere la gravità della crisi che colpisce famiglie e imprese. Autocritica, ma anche voglia di riscatto, determinazione nel cambiare e nel mandare un segnale di «fiducia» al Paese. E ovviamente un richiamo al «senso di responsabilità» di tutte le forze politiche, ancora più forte dopo la sparatoria davanti a Palazzo Chigi.

C’è bisogno, dirà Letta, di rasserenare gli animi, abbassare la tensione, riscoprire le ragioni nobili di una politica al «servizio» dei cittadini e con una forte «attenzione alla realtà». «Ognuno è chiamato a fare il proprio dovere», ammonirà. Il premier chiederà a tutte le forze politiche, anche quelle che non gli daranno la fiducia, di impegnarsi lealmente per riformare le regole del gioco, cioè l’impianto istituzionale e la legge elettorale. Il governo si proporrà come motore di questo processo, ma chiederà la piena collaborazione del Parlamento, chiamato a fare la sua parte con una «Convenzione costituente», dove Letta auspica si possano realizzare maggioranze anche più ampie, coinvolgendo quindi la Lega e il Movimento 5 Stelle. Ci vuole, dirà, «coraggio e un po’ d’incoscienza», come quella dimostrata dalla sua squadra.

In questa cornice verranno collocati i capitoli del discorso. Un discorso iper europeista, fondato su un fortissimo richiamo al valore dell’Europa unita, per contrastare ogni tentativo di chi vorrebbe contrapporre gli interessi e i destini dell’Italia a quelli della Ue. Essi, secondo Letta, sono invece indissolubilmente legati. E dunque non c’è prospettiva di crescita del nostro Paese senza la crescita di tutta l’Europa. Ma ciò richiede anche un cambiamento delle politiche economiche seguite finora, troppo improntate all’austerity, e il coraggio di arrivare all’«unione politica». Letta spera su questo di fare fronte comune innanzitutto con la Francia di Hollande. Di incoraggiamento anche le parole di Barack Obama che auspica «la crescita da entrambe le parti dell’Atlantico». Parole che hanno emozionato il premier: «I complimenti di Obama, quasi non ci credo!».

Il cambiamento delle politiche di austerity è del resto il presupposto per «mantenere gli attuali livelli di benessere» e aprire quegli spazi di manovra finanziaria indispensabili sia per accogliere le richieste di riduzione delle tasse, a partire dall’Imu: serviranno infatti dai 2,5 ai 4 miliardi per attenuare o cancellare del tutto l’imposta sulla prima casa. Ma poi ci sono da coprire interventi urgenti, dal rifinanziamento della cassa integrazione alla cancellazione dei previsti aumenti dell’Iva e della tassa sui rifiuti (Tares). E risorse saranno necessarie per mettere in campo un po’ di interventi a sostegno delle imprese, dei giovani e dell’innovazione, temi cari a Letta.

La parte più delicata del discorso, manco a dirlo, è quella che riguarda l’Imu. Su questa il presidente del Consiglio dovrà soppesare le parole. Annuncerà l’esenzione dell’imposta sulla casa per quasi tutti, come tappa di avvicinamento all’abolizione totale, con l’obiettivo di convincere anche i falchi del Pdl. Letta insisterà sulla necessità di guardare alle condizioni reali delle famiglie e delle imprese, che non possono sopportare un fisco eccessivo e hanno bisogno di una pubblica amministrazione che dia risposte chiare e in tempi certi, fattori chiave per ridare fiducia al Paese. E senza fiducia, senso di responsabilità, spirito di servizio, incoraggiamento ai giovani, alle donne alle imprese e «un nuovo Welfare» il Paese non può ripartire.

Marzio Breda, Enrico Marro e Alessandro Trocino

Oggi il test fiducia per il governo. Il discorso di Letta, i consigli del Colle. Letta taglierà l’Imu sulla prima casa. Piano di riforme e meno austerityultima modifica: 2013-04-29T12:37:57+02:00da
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