Le indagini – l’aguzzino partecipò alle ricerche di una di loro. Il figlio del sequestratore: «La casa era sempre chiusa Lucchetti nel seminterrato, al piano superiore e nel garage». DOPO LA LIBERAZIONE DELLE TRE DONNE. I racconti dei testimoni: chi le ha viste nude, chi aveva notato la bambina al parco con il sequestratore.
I tre aguzzini di Cleveland: Ariel, Onil e Pedro Castro (Reuters/Pugliano/Getty Images) |
CLEVELAND – La polizia di Cleveland sta cercando una quarta donna che potrebbe essere stata vittima di Ariel Castro. Ne ha parlato la ragazza più grande delle tre liberate l’altroieri, Michelle Knight. Secondo lei circa 10 anni fa, nella casa entrò un’altra donna che poi però sparì. C’è chi pensa fosse Ashley Summers, 14 anni, scomparsa nel 2007.
LE RICERCHE – Intanto cominciano ad emergere altri particolari di questa incredibile storia. Negli anni seguenti alla scomparsa di Gina DeJesus, una delle tre ragazze liberate in una casa di Cleveland, in Ohio, dopo dieci anni di sequestro, Ariel Castro, l’uomo sospettato di averle rapite, partecipò alle ricerche della ragazzina con il resto della comunità. È uno dei numerosi e inquietanti particolari che emergono sulla vicenda il giorno dopo la liberazione.
LE RICERCHE – Ariel Castro, arrestato con i suoi due fratelli, si mostrava scosso dalla sparizione nel nulla dell’allora 14enne Gina e, appena un anno fa, distribuì volantini e partecipò a una veglia in suo ricordo, confortando la madre. A riferirlo è Samad, attivista della comunità che ha accompagnato la famiglia DeJesus in ospedale lunedì notte per ricongiungersi con la ragazza, e secondo il quale Ariel Castro conosceva il padre di Gina. «Quando cercavamo Gina, lui ci ha aiutato a distribuire i volantini», racconta Samad.
IL FIGLIO DI ARIEL CASTRO – Restano le domande sul perché e come mai nessuno abbia visto. «La casa era sempre chiusa. C’erano posti dove non potevamo andare. C’erano lucchetti che chiudevano il seminterrato, lucchetti nel piano superiore, lucchetti nel garage» testimonia adesso Anthony Castro, figlio di Ariel.
Intervistato dal Daily Mail, riferisce inoltre che parlava con suo padre solo qualche volta all’anno e che raramente ha fatto visita alla casa. L’ultima volta che si è recato nell’abitazione di Cleveland, due settimane fa, il padre non lo ha fatto entrare.
Qualche settimana dopo la scomparsa di Gina DeJesus, una delle tre ragazze liberate, il ragazzo, che vive a Columbus, scrisse anche un articolo sul giornale della comunità di Cleveland sul caso. All’epoca era studente di giornalismo.
Amanda Berry, a destra, dopo la liberazione con la sorella Beth (Ap) |
WASHINGTON – Il giorno dopo tutti «sapevano», tutti avevano segnalato qualcosa alla polizia. Con il passare delle ore, dopo la liberazione delle tre donne tenute in ostaggio a Cleveland, crescono le testimonianze. Difficile dire quanto siano attendibili. Ma a parte gli episodi specifici è convinzione di molti che la polizia non sembra aver fatto il suo dovere. O comunque ha sottovalutato indizi utili. Elementi che forse avrebbero potuto accorciare la prigionia di Michelle Knight, Gina DeJesus e di Amanda Berry con la sua figlioletta.
GLI ALTRI BAMBINI – Entro le prossime ore è previsto un primo lungo interrogatorio di Ariel Castro e dei suoi due fratelli, Pedro e Onil, accusati di aver sequestrato le ragazze tra il 2002 e il 2004. Gli agenti vogliono ricostruire la “macchina dell’orrore” messa in piedi dai tre. Fonti di stampa sostengono che nella casa prigione di Seymour Avenue le vittime avrebbero subito diversi aborti (dai 3 ai 5). Ma per ora sono voci che attendono conferme. Così come i tanti presunti “avvistamenti” di questi ultimi anni e gli allarmi inascoltati. Le autorità sostengono che, al momento, nei loro archivi risultano solo tre «contatti» con Castro. Nel 1993 per una denuncia di aggressione da parte della moglie pestata a sangue da Ariel. Nel 2000, quando è lui stesso a chiamare il 911 per una rissa in strada. Poi nel 2004: in quest’occasione due ispettori si recano a casa dell’uomo per interrogarlo. Durante il suo turno di lavoro come autista di scuolabus si è «dimenticato» un bimbo. Gli agenti bussano alla porta ma nessuno risponde e se ne vanno.
GLI AVVISTAMENTI IGNORATI – Situazioni che, a sentire diverse persone del quartiere, sarebbero state frequenti. Nel 2011 una ragazza vede nel cortile della casa di Castro «una donna nuda camminare a quattro zampe». Parte una chiamata alla polizia che però non sarebbe intervenuta perché pensava ad uno scherzo. La scena – questa volta con tre donne tenute al collare – si sarebbe ripetuta qualche tempo dopo. Nessuna conseguenza. Israel Lugo, un vicino del «mostro», sostiene che la sorella avrebbe scorto una donna e un bimbo dietro ad una finestra. Picchiavano sul vetro come se chiedessero aiuto. Di nuovo la polizia non agisce. Lo stesso Lugo racconta che un giorno sente dei rumori strani nella villetta e per questo avverte il posto di polizia. Arriva una pattuglia che guarda intorno ma si guarda bene dall’entrare.
AL PARCO CON LA BAMBINA – Ancora. Qualcuno ricorda che Ariel ogni tanto andava al parco giochi con una bambinetta e quando gli chiedevano chi fosse, replicava: è la figlia della mia ragazza. Il loquace Lugo, molto presente sulle tv, aggiunge che Castro parcheggiava spesso lo scuolabus davanti alla sua abitazione, scendeva con numerosi sacchetti di cibo comprato al fast-food, si tratteneva un po’, quindi ripartiva. Il sospetto che stesse portando da mangiare alle sue donne-ostaggio.
GLI ERRORI DELLA POLIZIA – Si tratta di testimonianze a caldo che hanno bisogno di verifiche serie e che saranno condotte dall’Fbi. Le indagini dovranno innanzitutto svelare il mistero della lunga prigionia e capire come il terzetto sia riuscito a tenere le ragazze per così tanto tempo. Inoltre stanno esaminando anche l’eventuale legame con la vicenda di Ashley Summers, diciassettenne scomparsa nel luglio 2007 nello stesso quartiere delle altre rapite. Il secondo fronte dell’inchiesta non è meno delicato: dovrà invece accertare se la polizia di Cleveland non abbia commesso errori gravi.