Il prefetto: contiguità con ambienti criminali. L’imprenditore cita il Comune: falso. Ma perde. La scoperta di un subappalto sospetto nel megapark tra Duomo e Scala
Il cantiere sospetto |
E cioè: tentato omicidio volontario, sequestro di persona a scopo di rapina, porto abusivo e detenzioni di armi, furto, rapina, associazione per delinquere e ricettazione. Così si legge tra i «precedenti e notizie di reato» elencati in alcune carte di un contenzioso amministrativo nato due anni fa a causa di quel subappalto e conclusosi da poco. Completiamo il quadro. Il Tribunale di Milano sottopose Marras, nel 1994, a sorveglianza speciale per la «pericolosità sociale del soggetto, che appare dedito ad attività illecite e viva mantenendosi con i proventi delle stesse». La Questura di Milano lo segnalava come inserito in «sodalizi criminali» con «ruolo rilevante». Nel ’97 «ulteriori notizie di reato per associazione per delinquere», nel 2001 «per ricettazione e riciclaggio». La Direzione Investigativa Antimafia di Milano (Dia) apre su di lui un dossier mentre altri documenti giudiziari lo definiscono «pericoloso esponente della malavita organizzata operante nella provincia di Milano» in contatto con ambienti camorristici. Più indietro nel tempo, 1987: l’Ansa scrive da Parma dell’arresto di «quattro malviventi di provenienza milanese che si pensa in contatto con la malavita calabrese». Tra questi il futuro aggiudicatario (momentaneo) del subappalto di Piazza Meda. Il motivo? Incappucciati con passamontagna avevano assaltato un caseificio e picchiato il titolare per impossessarsi di 1500 forme di formaggio da trasportare su un tir, ovviamente rubato. Recentissimo: tre mesi fa gli amministratori della Compagnia di Escavazioni (quella designata per Piazza Meda) e di una società collegata, vengono indagati per smaltimento e occultamento illecito di rifiuti speciali. Secondo l’accusa hanno trasformato il laghetto di Pero (Mi), inserito in territorio protetto, in una delle più grandi discariche abusive della Lombardia. «Solo terreno naturale non contaminato», è la replica degli avvocati. Dunque tra il formaggio, i rifiuti e altre «imprese», si colloca il tentativo di entrare nei lavori di Piazza Meda. A stoppare le ruspe è un’informativa del Prefetto di Como (dove ha sede la società di Marras) al Comune di Milano. È un passaggio previsto nell’iter autorizzativo. La lettera del Prefetto parla di «contiguità della società con ambienti criminali» e di rischio di infiltrazione mafiosa. I controlli funzionano, il Comune boccia il subappalto e la Codelfa (titolare dei lavori) rescinde il contratto. È un caso unico, nell’ultimo decennio, per gli appalti del Comune di Milano. Però Marras non ci sta, mette in pista una squadra di avvocati, vuole riprendersi i lavori, chiama in causa il Comune, la Codelfa e anche il ministero dell’Interno. Contesta al conclusione di «contiguità con ambienti mafiosi», sostiene che i suoi precedenti penali non riguardano reati associativi di stampo mafioso, ma non c’è niente da fare. Le sue ruspe devono mettere definitivamente la retromarcia da Piazza Meda.