Ora parte la caccia al sostituto. TItolo in forte rialzo a Francoforte. Il co-fondatore paga il mancato accordo con Microsoft
Jerry Yang |
IL TITOLO – In attesa dell’apertura dei mercati americani, il titolo della web company è balzato nelle contrattazioni di Francoforte: le azioni di Yahoo! sono arrivate a guadagnare il 18%, sulla scia delle rinnovate speculazioni circa un imminente accordo tra la società californiana e Microsoft, ora che il fondatore, che in passato aveva osteggiato l’accordo, si è fatto da parte.
LE DICHIARAZIONI – «Questo è il momento migliore per attuare la transizione verso un nuovo amministratore delegato che permetta al gruppo di riprendere a marciare», si legge nel comunicato del consiglio di amministrazione in cui si sottolinea come Yang abbia «riposizionato strategicamente e trasformato la piattaforma di Yahoo!». Yang, che nel 1995 all’età di 26 anni, aveva fondato il portale insieme al compagno di studi a Stanford David Filo, ha dichiarato che è tempo di consegnare il gruppo a un nuovo leader. «Da quando ho fondato questo gruppo e ne ho guidato la crescita in un affidabile marchio globale indispensabile per milioni di persone, ho sempre cercato di fare ciò che era meglio per il nostro gruppo», ha assicurato.
COSA FARA’ – Yang tornerà al suo antico ruolo di «direttore della strategia e della tecnologia» della società. La sua volontà di conservare una totale libertà di movimento, vincente per molti anni, si è rivelata alla fine una scelta carica di insidie che, unita a problemi di altra natura, ha minato la forza finanziaria di Yahoo!. Il valore delle azioni, che aveva raggiunto il picco massimo in febbraio superando i 30 dollari, è rotolato fino ai 10,63 dollari della chiusura di lunedì. Alla notizia della uscita di scena di Yang, nelle contrattazioni posto chiusura, c’è stata subito una risalita fino a 11,10 dollari per azione. La svolta per Yahoo! è stata rappresentata prima dalla offerta di acquisto da parte di Microsoft al valore di 31 dollari per azione e per un ammontare complessivo di 47 miliardi di dollari, e poi, in maggio, il ritiro dell’offerta stessa.