La sentenza è stata accolta come una conferma dal sindaco di Bari, Michele Emiliano, che nel corso del suo mandato ha fatto abbattere gli ecomostri. Il sindaco, rispondendo alle critiche degli oppositori che lo accusano di avere esposto con l’abbattimento il Comune a richieste di risarcimento milionarie, vede ribadito il principio che il Comune non dovrà pagare niente, ma che sarà lo Stato a dovere risarcire in quanto l’atto contestato è la confisca e non l’abbattimento. Comunque, Emiliano si è detto disponibile a collaborare con il governo e le imprese per trovare un accordo risarcitorio. E al riguardo, avanza già una proposta: mettere a disposizione delle imprese volumi edilizi analoghi a quelli confiscati per compensare. “Soddisfatto” per la sentenza e allo stesso tempo “dispiaciuto per la non bella figura fatta dall’Italia per tutti questi oscillamenti di giurisprudenza” si è detto uno legale dei costruttori, Andrea Giardina. ‘Colpisce – ha tra l’altro sottolineato – il fatto che la Corte abbia definito ‘paradossale’ che la proprietà sia stata confiscata e data al Comune. Nel caso di specie, dice la Corte, è paradossale che il Comune di Bari, che ha dato tutti i permessi per costruire, possa beneficiare dei beni che poi vengono confiscati. Cioé, colui che ha istruito gli atti amministrativi della costruzione viene poi premiato nel ricevere gli stessi beni”.
Secondo i giudici di Strasburgo lo Stato italiano ha violato l’articolo 7 della Convenzione dei diritti dell’uomo in quanto in sostanza, la misura della confisca non è compatibile con il riconoscimento dell’assenza di reato che ha fatto assolvere i costruttori. La Corte di Strasburgo conferma quindi quanto a suo tempo venne rilevato dalla Corte di Cassazione italiana quando assolse i costruttori di Punta Perotti “per aver commesso un errore inevitabile e scusabile nell’interpretare le disposizioni di legge regionali, essendo queste oscure e mal formulate”. Nella sentenza dei giudici europei si legge che al tempo in cui si svolsero i fatti “le leggi in materia di confisca in Italia non erano chiare e quindi non permettevano di prevedere l’eventuale sanzione”. I giudici di Strasburgo hanno anche condannato l’Italia per la violazione del diritto alla