Quattro uomini armati sono entrati in azione a Ciudad Ojeda. Francesco Giunta, 22 anni, dal 7 febbraio in mano ai rapitori. Nel 2004 fu sequestrato il nonno
Francesco Giunta |
«Si deve fare di più, si deve fare di più», ripete ossessivamente Franco Giunta, ingegnere siciliano di 52 anni. Suo figlio Francesco è dal 7 febbraio nelle mani di una banda di sequestratori che lo ha portato via a Ciudad Ojeda, terza città più grande del Venezuela, nella regione di Zulia al confine con la Colombia.
IL RAPIMENTO – Francesco Giunta è un ragazzo di 22 anni. Si trovava in vacanza dalla nonna e dalla zia in Venezuela dai primi di gennaio. Lì la famiglia Giunta commercia in carni. I genitori di Francesco sono tornati in Sicilia da quattro anni, in una piccola frazione di un paese della provincia di Messina, Scala Torregrotta. Quando è stato rapito, Francesco stava accompagnando in auto la fidanzata Karina R. a casa, dopo essere stato con lei a messa. Accorsi alle sue grida, in pieno centro, un fratello ed un amico della giovane hanno tentato invano di inseguire i quattro uomini armati che hanno bloccato Francesco proprio mentre salutava Karina.
IL PADRE – «Francesco deve prendere 22 pillole al giorno. Ha una malattia neurologica… non so come farà a sopportare», si commuove Franco Giunta parlando della malattia genetica del figlio. La sua voce si ferma un attimo poi riprende: «Non lo so, temo che mio figlio non sia così forte da sopportare questi momenti. Bisogna fare presto. Sta male. È in cura e senza le pillole perde l’equilibrio, la stabilità… non si regge in piedi». Per questo Franco Giunta chiede al governo italiano di fare presto, di muoversi. Ancora di più di quanto non stia già facendo. E s’appella ai giornali: «Vi prego parlatene, parlatene più che potete».
IL PRECEDENTE IN FAMIGLIA – La storia della famiglia Giunta è bizzarra e tribolata. Già nel 2004 nella stessa città fu sequestrato il nonno di Francesco. Allevatore di suini, Francesco Giunta, nonno e omonimo del giovane, rimase per due mesi nelle mani dei sequestratori fino a quando la polizia riuscì a liberarlo mentre si trovava in una rozza tenda nelle vicine montagne. A fare scattare l’allarme furono due cacciatori di passaggio che avvertirono la polizia e mandarono tutto all’aria. Vennero arrestati due colombiani, un uomo ed una donna, condannati poi a 10 anni di prigione. Sentenza che, però, è stata poi annullata.
L’INDAGINE – Un alto funzionario della polizia locale, Cesar Gomez, capo del Corpo di investigatori del «Cicipc», ha precisato che gli inquirenti insieme con la squadra antisequestri stanno conducendo le indagini «senza scartare nessuna ipotesi», compresa un’eventuale pista che riconduce al rapimento del nonno. A causa delle continue minacce di sequestro subite dalla famiglia, i genitori di Francesco e delle due sorelline Giuseppina di 11 anni e Elisa di 4 anni decisero di tornare in Italia. «In Venezuela eravamo costretti a vivere sotto scorta, senza poter uscire neanche per andare al supermercato o fare una passeggiata, la notte ci barricavamo in casa» racconta la madre di Francesco, la signora Nunziata Pollino, di 48 anni.
LA FARNESINA – Intanto il padre del ragazzo una settimana fa ha incontrato a Messina il ministro Altero Matteoli raccontandogli tutta la storia. Il ministro si è messo subito in contatto con la Farnesina e il suo collega Frattini si è subito attivato. Ma i sequestri in Venezuela in questo periodo sono all’ordine del giorno. Da gennaio, contando anche quello di Francesco Giunta, le persone finite in mano ai sequestratori sono ben quindici. Tornando in Sicilia la famiglia Giunta pensava di essersi allontanata dal pericolo. Ora è ripiombata nel terrore.
Nino Luca