Presentato l’annuario statistico una fotografia dell’italia e degli italiani. Spetta ai dipendenti della Presidenza del Consiglio la palma d’oro dei ‘travet’ con l’aumento di stipendio più alto nel 2010. Continua il calo delle nascite, anche se crescono i residenti grazie all’immigrazione. In cerca di lavoro 2 milioni di persone, la metà dei quali non lo trova da un anno. Quasi il 40% non ha ancora 30 anni. Forte il divario tra Nord e Sud, con la Sicilia che ha dati quattro volte peggiori del Trentino Alto Adige. Lo rivela Istat nell’Annuario statistico 2011
ROMA – Costi della politica. E gente infuriata che si vede erodere la capacità di spesa (questo è certo) mentre nei Palazzi si sussurra (e discute) di quanto potrebbero essere ritoccate le “paghe” di chi governa. E ora c’è da scommettere che l’Annuario statistico dell’Istat, sarà ulteriore causa di bile per i «normali cittadini». In un Paese con due milioni di disoccupati, e 252.000 in cassa integrazione, numeri, dati e confronti sono uno schiaffo a chi vede lavoro e stipendi allontanarsi nel tempo, per esempio a quel 48,4% di disoccupati, senza lavoro dopo un anno di ricerca. È, soprattutto, alla voce «retribuzioni» che il confronto con caste, Palazzi e privilegi si fa particolarmente furioso. In testa alle “disparità statistiche” gli aumenti di stipendi dei travet di Palazzo Chigi . Tra il 2009 e il 2010, sono cresciuti del 15,2% (+9,9% se si tiene conto delle retribuzioni orarie), staccando di gran lunga qualsiasi altra categoria, sia pubblica sia privata. Per portuali e impiegati delle telecomunicazioni, tanto per fare un esempio, gli aumenti salariali non hanno superato il 4%. Come per chi è impiegato nella ricerca. Sotto lo zero per cento stanno le retribuzioni dei dipendenti delle agenzie fiscali, dei monopoli (cresciuti dello 0,7%), delle Forze dell’Ordine (0,9%), della Pubblica Istruzione (0,6%). Mentre per i Vigili del fuoco l’aumento non è andato oltre lo 0,4%. In mezzo, tra il privilegio di lavorare a Palazzo Chigi e la “sfortuna” di fare il ricercatore, i servizi a terra negli aeroporti (+5,2%), seguiti dai giornalisti, per i quali l’incremento è stato del 4,7%.
DISOCCUPAZIONE
Se i confronti schiaffeggiano quella parte di Paese che su uno stipendio può far conto, drammatica è la situazione di chi lavoro non ha e non ne trova. Nel 2010 il tasso di occupazione è sceso al 56,9 (nel 2009 era al 57, 5%). Peggio è per le donne lavora solo il 46,1%: media tra il 68,5% del Trentino Alto Adige e il 39,9% della Campania. Tra i disoccupati, circa il 40% non ha ancora trent’anni. Crescita speculare al tasso di disoccupazione passato dal 7,8% all’8,4%. Una crescita che riguarda qualsiasi classe d’età. E particolarmente significativa tra i 35 e i 54 anni (+8,1 per cento, pari a 63 mila persone rimaste senza impiego).
TAGLI A TAVOLA
La voce “spese” registra un aumento esiguo. Le famiglie italiane, rispetto al 2009, hanno speso 11 euro in più per un totale di 2.453 euro medi al mese (+0,5%). L’Istat, nell’Annuario Statistico, spiega che «poichè tale aumento incorpora sia la dinamica inflazionistica (che nel 2010, in base all’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività, è risultata in media pari al 1,5 per cento) sia la crescita del valore del fitto figurativo (+0,2 per cento)». In pratica, in termini reali, la spesa dei consumi delle famiglie è rimasta stabile.
Un’Italia sempre più vecchia e disoccupata in cui aumentano gli stranieri residenti. È il ritratto che ne fa l’Istat nell’annuario 2011, secondo cui più di 2 milioni di persone (di cui il 40% ha meno di 30 anni) sono in cerca di lavoro due milioni gli italiani in cerca di un lavoro.
Il 48,4% di questi, inoltre, non lo trova da almeno un anno, mentre l’aumento del tasso di disoccupazione (che in media è passato dal 7,8% al 8,4%) è più accentuato nelle regioni meridionali, dove si attesta al 13,4% (dal 12,5% di un anno prima). Prosegue inoltre la crescita del tasso di disoccupazione degli stranieri, che passa dall’11,2 % del 2009 all’11,6% del 2010. La crescita della disoccupazione riguarda tutte le classi d’età ed è particolarmente significativa anche nella fascia di età centrale (+8,1%, pari a 63 mila in più tra i 35 e i 54 anni rispetto a un anno prima).
Meno nascite, ma crescono i residenti
Nuova battuta d’arresto per le nascite (dai 568.857 nati del 2009 ai 561.944 del 2010). Crescono però i residenti nel Paese, soprattutto grazie agli stranieri che si stabiliscono nella Penisola: sono 60.626.442 alla fine del 2010, circa 286.000 in più rispetto al 2009. Di questi, però 1 su 5 ha più di 65 anni e gli ultraottantenni sono ormai il 6% della popolazione. L’indice di vecchiaia (rapporto tra la popolazione con più di 65 anni e quella con meno di 15) raggiunge il valore di 144,5 a livello nazionale. Stabile l’abitudine al fumo: coinvolge il 22,3% della popolazione over 14. Anche nel 2011 a fumare sono soprattutto gli uomini (28,4%) rispetto alle donne (16,6%) ma la quota di persone dedita al tabagismo è nettamente più elevata fra i giovani 25-34enni (38,9%) e fra le signore di 45-54 anni (23,3%). Nel nostro paese, inoltre, ci si sposa sempre meno: con oltre 13.000 matrimoni in meno celebrati (217.185), il tasso di nuzialità scende dal 3,8 al 3,6 per mille. Il matrimonio religioso resta la scelta più diffusa.
Salute: gli uomini stanno meglio
Buono lo stato di salute degli italiani. Il 71,1% della popolazione valuta positivamente il proprio stato di salute: e fra gli uomini la percentuale è più alta (75,1%) rispetto a quella femminile (67,2%). Quanto alle patologie croniche, il 38,4% delle persone dichiara di esserne affetto, ma la percentuale sale notevolmente, raggiungendo l’86,2%, fra gli ultrasettantacinquenni. Le malattie croniche più diffuse sono l’artrosi/artrite (17,1%), l’ipertensione (15,9%), le malattie allergiche (10,3%), l’osteoporosi (7,2%), la bronchite cronica e asma bronchiale (6,1%) e il diabete (4,9%). Le famiglie denunciano difficoltà di accesso ai servizi di pubblica utilità, in particolare per il pronto soccorso (54,8%), le forze dell’ordine (38,3%), gli uffici comunali (34,2%), i supermercati (29,2%) e gli uffici postali (26,7%). Permangono differenze a livello territoriale: le famiglie meridionali hanno più problemi nell’accesso ai servizi, ma il divario diventa più contenuto nel caso di negozi di generi alimentari e mercati.
Aumentano gli stipendi, palma d’oro a Palazzo Chigi
Per quanto riguarda gli aumenti degli stipendi, la palma d’oro nel 2010 va ai dipendenti della Presidenza del consiglio: + 15,2% (+9,9% se si tiene conto delle retribuzioni orarie). Al secondo posto i servizi a terra negli aeroporti (+5,2%), seguiti dai giornalisti, per i quali l’incremento è stato del 4,7%. Sotto il 4% gli aumenti delle retribuzioni di categorie come i portuali, gli impiegati nel settore delle Tlc e nella ricerca (+3,7% per tutti). Nei ministeri, l’aumento tra il 2009 e il 2010 rilevato dall’istat è stato solamente dello 0,7%, come anche nelle agenzie fiscali e nei monopoli. Per le forze dell’ordine l’aumento è stato dello 0,9%, nella pubblica istruzione dello 0,6% mentre per i vigili del fuoco l’aumento delle retribuzioni non è andato oltre lo 0,4%.
Calano i consumi di elettricità
Gli effetti della crisi economica si fanno sentire sui consumi. Quelli di energia elettrica sono arrivati a circa 300 miliardi di kilowatt ore (kWh), il 6% in meno rispetto all’anno precedente. Scende anche la produzione nazionale, mentre cresce complessivamente, la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (+19,2%).
Cresce l’attività industriale
Nel 2010 l’attività industriale in Italia è cresciuta del 6,5% rispetto all’anno precedente (-18,8% nel 2009). La crescita più accentuata riguarda la fabbricazione di macchinari e attrezzature non classificati altrove (+16,5%), di apparecchiature elettriche e non elettriche per uso domestico (+12,9%), la metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (+10%). L’unica variazione negativa è quella rilevata per il settore dell’estrazione di minerali da cava e miniera (-1,5%).
I problemi delle città
Traffico, parcheggio e inquinamento sono gli incubi di chi vive in città. Seguono il non fidarsi a bere l’acqua del rubinetto e la sporcizia nelle strade. All’ultimo posto si colloca l’irregolarità nell’erogazione dell’acqua, che costituisce un problema per il 9,3% delle famiglie, con punte del 34,7% in Calabria e del 27,3% in Sicilia. Difficoltà di parcheggio, sporcizia nelle strade e difficoltà di collegamento con i mezzi pubblici sono i problemi più segnalati dalle famiglie nel Centro-sud, in particolare in Lazio e Campania per la presenza di grandi centri metropolitani, mentre l’inquinamento dell’aria è particolarmente sentito al Nord.
La percezione del rischio criminalità, stabile rispetto al 2010, è più elevata in Campania e nelle aree metropolitane. Nord in testa per la raccolta differenziata, cresciuta in tutto il paese del 3%.
Sale la spesa pubblica
Ammonta a circa 463 miliardi di euro la spesa per la protezione sociale sostenuta in Italia nel 2010, il 29,9% del prodotto interno lordo. Quasi 434 miliardi (93,6% della spesa totale) sono stati spesi dalle amministrazioni pubbliche, destinati per 412 miliardi alle prestazioni per i cittadini (soprattutto per la previdenza), il 2,5% in più dell’anno precedente, con un’incidenza del 26,6% sul Pil (26,5% nel 2009) e del 55,8% sulla spesa pubblica corrente.
Cresce l’uso dei pc a discapito di libri e giornali
Nel nostro Paese è meno diffusa l’abitudine alla lettura di giornali e libri: legge un quotidiano almeno una volta a settimana il 54% delle persone in età scolare, mentre il 45,3% si dedica alla lettura di libri. Quest’ultima percentuale risulta in calo rispetto all’anno precedente (era il 46,8%), come pure quella di lettori ’fortì, cioè coloro che hanno letto 12 libri e più in un anno (13,8% rispetto al 15,1% del 2010). I giovani di 11-14 anni sono i lettori più accaniti (62%), pur registrando un calo in confronto a un anno prima (65,4%). Gli uomini leggono di più i quotidiani (60,3% contro il 48,1% delle donne), mentre le donne preferiscono i libri (51,6% contro il 38,5% degli uomini) e ne leggono in maggior numero. In costante crescita risultano invece gli utilizzatori del personal computer e di Internet, i quali rappresentano ormai, rispettivamente, il 52,2% (51% nel 2010) e 51,5% (48,9%) della popolazione di 3 anni e oltre. L’uso del pc, continua l’Istat, tocca il livello massimo tra i 15 e i 19 anni (quasi 9 ragazzi su dieci), ma gli utilizzatori aumentano anche fra i 65-74enni (14,9% contro il 13,7% di un anno prima), per scendere al 3,3% fra gli ultra settantacinquenni. A livello territoriale, permane uno squilibrio sia nell’uso del pc (Nord 56,9%, Centro 54,4%, Mezzogiorno 44,6%), che in quello di internet (Nord 56,3%, Centro 54,2%, Mezzogiorno 43,7%).
Chiara Sarra