Politica. La direzione nazionale ha approvato i capilista. E c’è il rischio che chi si è piazzato ai primi posti non venga eletto.
FIRENZE – Colpo di scena, anzi di Vendola, in Sel: le primarie di sabato scorso potrebbero essere vanificate, almeno per quanto riguarda il Senato. C’è il rischio infatti che anche chi si è piazzato ai primi posti non venga eletto. «Diciamo che è una certezza, più che un rischio. Dobbiamo essere seri, siamo un partito serio e dobbiamo dire le cose come stanno», si lascia scappare Renzo Ulivieri, secondo arrivato alle primarie toscane del 29 dicembre dietro Alessia Petraglia. Il caso nasce dalla composizione delle liste: la direzione nazionale del partito ha approvato ieri i capilista.
Per la Camera nei primi quattro posti ci sono il vicesindaco di Massa Martina Nardi (1.854 preferenze alle primarie), l’ex parlamentare Marisa Nicchi (1.602), l’assessore provinciale all’ambiente a Siena Gabriele Berni (1.435) e la mediatrice culturale Farhia Aidid. Al Senato ci sono l’ex consigliere comunale Pape Diaw, la giornalista Ida Dominjanni (candidata anche in Calabria). E Petraglia, arrivata prima in Toscana con 2.325 voti? È finita terza nella lista per il Senato. E Ulivieri, il secondo più votato con 2.112? Quarto, dietro di lei. Il problema è che alla Camera Sel in Toscana riuscirà a eleggere 2-3 deputati, mentre al Senato solo uno, al massimo due. Impossibile quindi che Petraglia e Ulivieri vengano eletti. Secondo i calcoli, per far scattare il terzo senatore a Sel servirebbe almeno il 7,5 per cento. L’ex allenatore è molto arrabbiato, dicono, ma in pubblico preferisce l’aplomb: «Io in queste cose sono un po’ soldato: non è una scelta che dipende da me e ancora nessuno me l’ha comunicata. Non conosco le dinamiche e quindi preferisco non giudicarle». «Prendo atto delle decisioni nazionali», aggiunge Petraglia. Il partito però è in rivolta, oggi si riuniranno i segretari di federazione. Il segretario regionale Beppe Brogi, che già ieri ha fatto presente il suo dissenso a Roma, minaccia di dimettersi. Dario Danti, segretario a Pisa, potrebbe ritirare simbolicamente la sua candidatura alla Camera. E c’è chi sarebbe anche pronto, dalle parti di Pisa, a non raccogliere le firme. Ma il rispetto delle primarie non riguarda solo Sel. Ieri a Roma la segreteria regionale del Pd ha incontrato i vertici nazionali. Oggetto della riunione, la composizione delle liste.
Luca Sani, Stefano Bruzzesi e Ivan Ferrucci hanno chiesto di «spalmare» i nove nomi (sei alla camera, tre al senato) del listino blindato in modo che sia rispettato il risultato delle primarie. Insomma: non siano messi tutti all’inizio delle liste, è la richiesta. In via Forlanini infatti si sono fatti i conti dei parlamentari eletti al prossimo giro. Fare il calcolo al Senato, dove c’è il premio di maggioranza su base regionale, è più facile. «I senatori saranno 10 o 11, i deputati in un range fra 21 e 27-28» spiegano dal quartier generale del partito. Capolista alla Camera sarà il segretario regionale Andrea Manciulli, mentre al Senato sarà Maria Chiara Carrozza, rettore del Sant’Anna di Pisa. I dirigenti del Pd hanno espresso «grande apprezzamento» per la candidatura della Carrozza ma chiedono con fermezza il rispetto dell’esito delle primarie. Evidentemente un caso simile a quello di Sel non sarebbe tollerato in casa Pd. Fra le varie richieste avanzate, c’è anche quella di riportare in aula anche il vicepresidente del Senato Vannino Chiti, che ha scelto di non presentarsi alle primarie e che al momento è fuori dal prossimo Parlamento. Domani la direzione regionale si riunirà per ratificare il risultato delle primarie e, probabilmente, anche le richieste avanzate al Pd romano. Martedì invece si terrà la direzione nazionale per decidere come saranno «spalmati» i nomi del listino e amalgamati con il risultato delle primarie.