MARTEDI’ POMERIGGIO LE PRIME VOTAZIONI. Scola: «Edificare con la testimonianza». O’Malley: «Accogliere chi si è perduto». Dolan: conclave breve? Speriamo.
Una domenica in parrocchia. Celebrando messa, come da tradizione, ognuno in una chiesa romana quella cui appartengono dal momento della nomina. I 115 cardinali, in attesa di rinchidersi in Conclave, si concedono all’abbraccio dei fedeli. E si concedono anche all’opinione pubblica, lanciando messaggi nelle varie omelie, sempre cauti, di natura ovviamente spirituale, ma comunque indicativi e del clima e delle sensazioni di questi giorni.
Mappa: ecco dove hanno celebrato
SCOLA: «DONACI UN PASTORE SANTO» – Parla Angelo Scola, l’arcivescovo di Milano, papabile numero uno dei cardinali italiani: «Il conclave è ormai imminente, preghiamo perchè lo Spirito Santo offra alla sua chiesa l’uomo che possa condurla sulle orme segnate dai grandi pontefici degli ultimi 150 anni» dice mentre chiude la messa celebrata nella basilica dei Santi Apostoli a Roma.
«Donaci un pastore santo»: è l’invocazione. Un papa che testimoni Gesù e che «edifichi la Chiesa con la testimonianza della sua vita».
SCHERER E L’OSTIA CADUTA – Parla anche il brasiliano Odilo Pedro Scherer, arcivescovo di San Paolo, altro nome forte: «Fiducia nella Chiesa, che faccia bene la sua missione». È l’esortazione ai fedeli in questo caso nella chiesa di Sant’Andrea al Quirinale. «Quello che stiamo vivendo è un momento molto bello per la vita della Chiesa, accompagnato dall’interesse della gente in tutto il mondo e della stampa internazionale -sottolinea il cardinale, nel saluto che precede la celebrazione eucaristica- la gioia e la speranza rinnovino la fede nella Chiesa, che è nelle mani del Signore, il quale l’assiste e non l’abbandona». Durante la messa si registra tra l’altro un curioso incidente: al cardinale cade un’ostia durante la comunione. Ma Scherer non si perde d’animo e la raccoglie prontamente.
IL PAPABILISSIMO O’MALLEY- Poi è la volta di Patrick O’Malley, l’arcivescovo di Boston in testa. E il suo sembra il messaggio più diretto al clima che ha preceduto il Conclave: «Il padre non complica la vita al figlio che ritorna e la Quaresima è il momento giusto per ritornare a Dio. Un atto di riconciliazione attraverso il ritorno di chi si è perduto. E anche la comunità cristiana dovrebbe fare lo stesso. Proprio le esperienze negative – ha aggiunto il frate cardinale americano – danno valore alla vita. Ognuno è cercatore di felicità e spesso si cerca laddove non è». Così il cardinale ha insistito nell’omelia sulla figura del figliol prodigo. «Si allontana per fare una vita senza Dio – ha commentato il porporato – prima nega la realtà spirituale cui appartiene poi però capisce le ragioni che lo allontanano. Il senso della parabola è che Dio è buono e le parole di Gesù sono chiarissime. Lui è più felice per una pecora ritrovata che per 99 perdute».
DOLAN E LE CARAMELLE – Il cardinale di New York è più gioioso: «Vedo una grande folla, facciamo due collette» dice aprendo l’omelia e si rivolge così al parroco di Nostra Signora di Guadalupe, a Roma, nel quartiere di Monte Mario. E si lascia sfuggire un auspicio: «Conclave breve? speriamo», per poi confessare di sentirsi «come il figliol prodigo» citando il Vangelo del giorno, «perchè sono tornato in questa parrocchia». Alla fine gli offrono un cesto di cibi: «Vedo vino, cose da mangiare, grazie a tutti ma non lo apro fino a Pasqua…. c’è il digiuno». Poi ci ripensa: «Magari il pacchetto di caramelle me lo porto in Conclave, ho sentito dire che il cibo è così così… magari ogni tanto scarto una caramella…».
Ecco quello che c’è da sapere sul Conclave.
Chi sceglie il nuovo Papa?
A scegliere il nuovo Pontefice sono i cardinali elettori: cardinali che, fino al giorno prima dell’inizio della sede vacante, non hanno compiuto 80 anni. Questa volta sono 115 e durante il periodo del Conclave, che per la venticinquesima volta si terrà nella Cappella Sistina, saranno ospitati in Vaticano presso la Domus Sanctae Marthae.
Con quanti voti si diventa Pontefice?
A differenza del passato, quando il Papa poteva essere eletto “per acclamationem seu inspirationem” e “per compromissum”, oggi il Pontefice può essere eletto solo “per scrutinium”. Per eleggere il Papa è necessaria una maggioranza qualificata di due terzi dei cardinali elettori. Stavolta, quindi, per designare il successore di Ratzinger serviranno almeno 77 voti. Dopo la 33esima votazione senza successo si passerà al ballottaggio fra i due cardinali che avranno ricevuto il maggior numero di voti nell’ultimo scrutinio. Anche in questo caso sarà necessaria una maggioranza dei due terzi. I due cardinali rimasti in lizza non potranno partecipare attivamente al voto.
Cosa succede il 12 marzo?
In mattinata tutti i cardinali prenderanno parte alla celebrazione della “Messa votiva pro eligendo Papa” che si terrà nella Basilica di San Pietro. A celebrarla sarà il cardinale decano, in questo caso Angelo Sodano. Poi i cardinali elettori si raccoglieranno nella Cappella Paolina del Palazzo Apostolico e da lì, nel pomeriggio, si recheranno in processione (“invocando col canto del Veni Creator l’assistenza dello Spirito Santo”) alla Cappella Sistina. Quando ogni cardinale avrà giurato, il maestro delle celebrazioni pontificie, monsignor Guido Marini, intimerà l’Extra omnes, il “fuori tutti”: è l’inizio vero e proprio del Conclave. Tutti quelli che non hanno diritto di voto dovranno lasciare la Cappella, il maestro chiuderà la porta di accesso a chiave e da quel momento nessun cardinale, salvo motivi di salute, potrà lasciare il Conclave. Al camerlengo e ai tre cardinali suoi assistenti toccherà vigilare sulle operazioni di voto e di spoglio. A tutti è fatto assoluto divieto di comunicare con qualsiasi mezzo con l’esterno.
Come funzionano gli scrutini?
Gli scrutini sono regolati in modo molto preciso. Il 12 marzo ce ne sarà uno solo. Dal giorno dopo, invece, due ogni mattina e due ogni pomeriggio.
L’elezione prevede tre fasi:
– antescrutinium: prima vengono estratti a sorte fra i cardinali elettori tre scrutatori, tre incaricati di raccogliere i voti dei cardinali infermi e tre revisori. Poi vengono distribuite le schede di forma rettangolare con la scritta “Eligo in Summum Ponteficem”, sotto la quale dovrà essere scritto il nome del candidato prescelto. Infine il segretario dei collegi dei cardinali, il maestro delle celebrazioni e i cerimonieri escono e l’ultimo cardinale diacono è incaricato di chiudere la porta.
– scrutinium: ogni cardinale esprime in modo segreto il suo voto, va verso l’altare dov’è posta l’urna tenendo bene in vista il foglietto piegato in due, lo poggia su un piattino, pronuncia un giuramento e lo fa scivolare nell’urna. Completate le operazioni di voto si passa allo spoglio, durante il quale vengono contati i foglietti che devono essere di numero uguale ai cardinali elettori (in caso di discrepanza si brucia tutto subito e il voto non è valido). Gli scrutatori, poi, leggono e annotano tutti i voti, forano le schede con un ago nel punto in cui si trova la parola “Eligo” e le raggruppano facendo passare un filo nei buchi.
– post scrutinium: si procede al conteggio dei voti e, se non si è raggiunto il quorum, si passa a una seconda immediata votazione. Le schede dei due scrutini consecutivi si bruciano nella stufa posta al centro della Cappella Sistina. Nel caso di mancata elezione del Pontefice, al filo viene aggiunta legna che produrrà fumo nero.
Cosa succede quando un cardinale ottiene i voti necessari?
Quando i due terzi dei voti convergono su un nome, il cardinale decano, o il primo dei cardinali per ordine e anzianità (in questo Conclave il cardinale Giovanni Battista Re), chiede il consenso del prescelto. “Accetti la tua elezione canonica a Sommo Pontefice?”, gli domanda in latino. E se la risposta è affermativa, aggiunge: “Come vuoi essere chiamato?”. Dopo l’accettazione si bruciano le schede nella stufa e si lascia partire la fumata bianca che annuncia al mondo l’elezione. Il nuovo Pontefice, che se non lo è già viene ordinato vescovo, si ritira nella sacrestia della Cappella Sistina, in un luogo chiamato “stanza delle lacrime” (perché, si suppone, qui il neo Papa scoppi a piangere per la commozione e per il peso della responsabilità). Nella sacrestia sono già pronti gli abiti papali in tre diverse misure. Dopo la preghiera per il nuovo Pontefice e l’ossequio dei cardinali, viene intonato il “Te Deum” che segna la fine del Conclave. A questo punto non resta che annunciare il nome dell’eletto ai fedeli. Spetta al cardinale protodiacono, in questo caso il francese Jean-Louis Tauran, affacciarsi dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro e pronunciare l’“Habemus papam”. Poi il nuovo Pontefice, preceduto dalla croce astile, impartirà la benedizione “Urbi et Orbi“.
Chi ha deciso le regole del Conclave?
Le attuali regole delle votazioni e del generale svolgimento del Conclave sono tutte contenute nella Costituzione apostolica “Universi Dominici Gregis“, pubblicata nel 1996 da Giovanni Paolo II e aggiornata da Benedetto XVI con il Motu Proprio datato 11 giugno 2007 e con quello del 22 febbraio 2013.
Perché si chiama Conclave?
L’evento storico che diede il nome al Conclave risale al 1270. Gli abitanti di Viterbo, allora sede pontificia, stanchi dell’indecisione dei cardinali nell’eleggere il nuovo Papa, li chiusero a chiave (“clausi cum clave”) nella sala del palazzo arcivescovile della città per costringerli a decidere in fretta. La trovata non ebbe molto successo: andato avanti per circa tre anni, quello fu il Conclave più lungo nella storia della Chiesa. Alla fine fu eletto Gregorio X. Nel 1274, al Concilio di Lione, venne emanata la Costituzione apostolica “Ubi Periculum”: il documento con cui si introdusse l’isolamento obbligatorio della riunione cardinalizia, si istituì ufficialmente il Conclave e si stabilirono regole durissime poi cambiate col tempo.