Il palazzo si trova sulla via più percorsa dai turisti del sito archeologico. Da mesi manca il sovrintendente. Il sindaco: “Attendeva da mesi di essere ristrutturata, crollo annunciato”. Bondi: “No a polemiche strumentali”.
POMPEI – Gravissimo danno al patrimonio artistico italiano a seguito di un crollo verificatosi nel sito archeologico di Pompei dove è crollata l’intera Domus dei Gladiatori, così chiamata perchè al suo interno si allenavano gli atleti nell’antica Pompei. L’edificio era una sorta di palestra dove i gladiatori si allenavano e nella quale deponevano le armi all’interno di alcuni incassi ricavati nei muri. Secondo quanto si apprende dalla Sovrintendenza, vi erano anche dipinti nella parte sottostante il perimetro della sala. L’edificio, che si apre su via dell’Abbondanza, la strada principale della città sepolta dall’eruzione del Vesuvio del 79 d. C., era visitabile solamente dall’esterno ed era protetto da un alto cancello in legno.
AREA TRANSENNATA – Il crollo, secondo primi accertamenti, è avvenuto intorno alle ore 6 ed è stato notato dai custodi appena arrivati al lavoro verso le ore 7.30. L’area al momento è transennata e non è possibile accedere. La Domus è sulla via principale, via dell’Abbondanza, quella maggiormente percorsa dai turisti, in direzione Porta Anfiteatro. Predisposto un percorso alternativo per i tanti turisti.
LE CAUSE – «Questa mattina presto – spiegano i custodi – è crollato prima il muro della Domus, e poi, data la pesantezza del soffitto che è in cemento armato, è crollata l’intera Domus dei Gladiatori. Sembra – dicono – che siano state le infiltrazioni d’acqua a causare il danno». Anche secondo quanto si apprende dalla Sovrintendenza le cause del crollo possono essere attribuite o alle piogge che hanno creato delle infiltrazioni all’interno di un terrapieno esistente al lato della Schola, oppure al peso del tetto della palestra stessa. La casa, infatti, fu bombardata durante la Seconda guerra mondiale e la copertura è stata rifatta tra gli anni ’40 e gli anni ’50. È probabile – fanno sapere dalla Sovrintendenza – che le mura antiche, dopo anni, non abbiano più retto al peso del tetto.
DENUNCIA IGNORATA – Oltre alle inchieste portate avanti dal Corriere sullo stato di salute degli scavi di Pompei, numerose erano state le denunce portate avanti da diversi esponenti politici sullo stato di degrado dell’area archeologica. «Sono mesi che denuncio, con articoli ed interrogazioni, il degrado allarmante degli scavi di Pompei. Il gravissimo crollo di stamattina è la dimostrazione che il Governo e il Ministro Bondi hanno sottovaluto la situazione e raccontano, da tempo, un bel po’ di sciocchezze» afferma ora in una nota Luisa Bossa, deputata del Pd e ex sindaco di Ercolano. «Quando abbiamo posto la questione del degrado negli scavi – dice la Bossa – Bondi ha risposto in modo piccato e risentito, difendendo il lavoro dei suoi commissari. Il crollo della Domus dei gladiatori è la drammatica, ma inevitabile, risposta a chi pensa che governare significhi raccontare una balla al giorno, attaccando chi a quella balla non crede perchè le cose va a guardarle con i suoi occhi. La situazione dei siti archeologici in Campania è drammatica».
IL SINDACO – Disappunto, convinto. Il sindaco di Pompei (Napoli), Claudio d’Alessio, lo dice senza mezzi termini: «Questa ennesima brutta notizia poteva essere evitata». Il cedimento dell’edificio, secondo d’Alessio, è un crollo annunciato: «succede quando non c’è la dovuta attenzione e cura» per un patrimonio secolare che andrebbe «preservato da ogni tipo di sollecitazione, anche atmosferica. C’è il dispiacere tipico di una comunità – ha sottolineato D’Alessio – di un territorio su cui vi è il museo all’aperto più grande del mondo e che purtroppo viene trascurato».
L’ALLARME DEL MINISTERO – «Questo ennesimo caso di dissesto ripropone il tema della tutela del patrimonio culturale e quindi della necessità di disporre di risorse adeguate e di provvedere a quella manutenzione ordinaria che non facciamo più da almeno mezzo secolo». È quanto afferma Roberto Cecchi, segretario generale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali in merito al crollo della Schola Armaturarum a Pompei. «La cura di un patrimonio delle dimensioni di quello di Pompei – aggiunge Cecchi – e di quello nazionale non lo si può affidare ad interventi episodici ed eclatanti. La soluzione è la cura quotidiana, come si è iniziato a fare per l’area archeologica centrale di Roma e per la stessa Pompei».
BONDI – «Quanto è accaduto ripropone la necessità di disporre di risorse adeguate per provvedere a quella manutenzione ordinaria che è necessaria per la tutela e la conservazione dell’immenso patrimonio storico artistico di cui disponiamo» ha spiegato successivamente il ministro dei Beni e delle Attività Culturali Sandro Bondi. «Il crollo – conferma il ministro – ha interessato le murature verticali Schola Armaturarum che erano state ricostruite negli anni Cinquanta, mentre parrebbe essersi conservata la parte pi— bassa, la parte cioè che ospita le decorazioni affrescate, che quindi si ritiene che potrebbero essere recuperate. Allo luce dei primi accertamenti, il dissesto che ha provocato il crollo parrebbe imputabile ad uno smottamento del terrapieno che si trova a ridosso della costruzione per effetto delle abbondanti piogge di questi giorni e del restauro in cemento armato compiuto in passato».
Redazione online