Pirati informatici arabi mettono in crisi oltre 300 siti di esponenti sciiti. E hacker sunniti attaccano siti sciiti. L’organizzazione di Bin Laden minaccia attentati in Afghanistan anche se ammette sconfitta in Iraq.
WASHINGTON (USA) – Al Qaeda rilancia su internet e i simpatizzanti sunniti dichiarano guerra ai siti sciiti. Due episodi separati che confermano come il web sia uno dei nuovi campi di battaglia. Superate, in apparenza, difficoltà tecniche e attacchi degli hackers, Al Qaeda ha ricordato in ritardo l’11 settembre. Il movimento ha diffuso un video con foto o clip dei tradizionali testimonial, come Al Zawahiri, il capo militare Abu Al Yazid, il predicatore Attyatullah. Secondo la tradizione di questi ultimi anni c’era anche il filmato con il testamento di uno dei kamikaze dell’attacco all’America, Ahmed Al Ghamdi. Assente Osama Bin Laden che, si afferma nel filmato, sarebbe “in buona salute”.
Nel video gli estremisti minacciano altri attacchi in Afghanistan, invitano i mujaheddin a non dimenticare la lotta contro i regimi arabi, sostengono di aver registrato successi in Somalia e in Nord Africa. Solo Attyatullah ha ammesso “una diminuzione del numero delle operazioni e un declino delle perdite americane” ma aggiunto che non si tratta di una tendenza. Per i qaedisti gli Usa saranno sconfitti. Più pessimista è apparsa, invece, l’analisi di Abu Ayub Al Masri, presunto capo di Al Qaeda in Iraq. In una registrazione audio – non legata al video di celebrazioni – l’emiro ha riconosciuto che la sua organizzazione “ha perso terreno”.
Il ritardo nella diffusione del messaggio, intitolato “I risultati di sette anni di crociate”, è stato attribuito da esperti occidentali ad un’azione di hackers. I terroristi lo avevano preannunciato l’8 settembre, ma non erano poi riusciti a mantenere la promessa con grande sconcerto dei loro seguaci. Secondo la rete Abc Stati Uniti, Malaysia e Germania avrebbe lanciato un attacco per sabotare le comunicazioni via Internet. A questi ostacoli si sarebbe aggiunta la situazione precaria al confine afghano-pachistano: incursioni di forze speciali e raid avrebbero influito sulla macchina della propaganda qaedista.
Clamorosa l’azione lanciata da estremisti sunniti. Oltre trecento siti sciiti sono stati colpiti e paralizzati con un’azione hackers condotta dai loro rivali. Tra gli obiettivi anche il sito dell’ayatollah Sistani, la massima autorità religiosa in Iraq. L’agenzia iraniana Fars ha scritto che l’incursione è stata firmata dal “Gruppo xp”: si tratta di simpatizzanti wahabiti (hanno una visione rigorosa e ortodossa dell’Islam) basati – sembra – negli Emirati Arabi Uniti.