Gasparri (Pdl): «Non si scherzi sulle armi». Staino: «Buona fede, ma nessuna difficoltà a chiedere scusa»
Il ministro Brunetta |
POLEMICA – Il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, parla di vignetta «pericolosamente ambigua». «La satira è sacrosanta – premette Gasparri – ma non si può non rilevare la pericolosa ambiguità della vignetta contro il ministro Brunetta. Non so se il direttore del quotidiano l’ha vista prima che fosse pubblicata. Sotto il titolo ‘Guerre giuste’, c’è l’immagine di una persona che, puntando una pistola, fa intendere che a Brunetta si potrebbe anche sparare». Il ministro dell’Innovazione, ricorda inoltre Gasparri, «ha più volte dimostrato grande sintonia con la satira istituendo addirittura un concorso per premiare la migliore vignetta a lui dedicata. E tutti dobbiamo accettare anche la più graffiante presa in giro. Io stesso ho più volte elogiato chi mi imita anche in maniera molto vistosa. Ma una pistola puntata, pur se in una vignetta, non è un bel gioco. In un paese in cui violenza e terrorismo hanno una drammatica storia e forse radici non completamente recise, si scherzi su tutto, ma non con le armi e le pistole puntate. Sono certo che il direttore dell’Unità, accortosi dell’errore, vorrà scusarsi con il ministro Brunetta».
IL PORTAVOCE – Brunetta, al momento, non commenta. Ma anche il suo portavoce, Vittorio Pezzuto, chiede le «immediate scuse» del quotidiano. «Prendiamo atto che questo è il nuovo corso politico dell’Unità» afferma al Velino. «Questa non è satira e ci auguriamo – prosegue Pezzuto – che sull’Unità di martedì si possano leggere non solo le scuse ma una chiara e completa dissociazione del contenuto di quella vignetta da parte del direttore Concita De Gregorio». Come ricorda lo stesso Pezzuto, Brunetta da 25 anni vive sotto scorta.
STAINO – Non passa molto tempo che arrivano le scuse di Sergio Staino, direttore di Emme, l’inserto dell’Unità su cui è apparsa la vignetta: «Voleva esprimere disagio ma anche vaneggiamento folle» spiega Staino. Ma se quell’immagine può essere interpretata diversamente, «giustifica le scuse da chiedere ai lettori e al ministro della Pubblica amministrazione e dell’innovazione, Renato Brunetta. «La vignetta di Biani – dice Staino – , nelle intenzioni dell’autore e nell’interpretazione che abbiamo dato come redazione, esprimeva solo il disagio, l’indignazione e il vaneggiamento folle e non certo condivisibile, che può provocare una strabordante polemica contro supposti fannulloni, in un paese come il nostro in cui invece sta crescendo la disoccupazione. In questo specifico caso – aggiunge Staino – il disagio profondo di una guardia giurata per la quale, il vecchio ‘ferro’, strumento del suo lavoro, sottolineava la sua attuale situazione di disoccupato». Questa, è la conclusione di Staino, «la buona fede nostra e del disegnatore, ma se, come può sempre accadere, la ciambella non è uscita con il buco e per una qualche ragione, legata al disegno o al testo, qualche lettore può interpretarla in modo da sembrare un invito all’uso delle armi, né io, né Biani, né l’intera redazione di Emme, abbiamo alcuna difficoltà a chiedere scusa a questi lettori, ministro Brunetta, ovviamente, compreso».
UNITÀ: «NESSUNA AMBIGUITÀ» – La direzione dell’Unità si è poi associata alle scuse di Staino ma sottolinea che si tratta di satira, priva perciò di intenti che possano generare il sospetto di ambiguità. «La direzione dell’Unità, nell’associarsi alle considerazioni di Sergio Staino ivi comprese le eventuali scuse nei confronti di chi si fosse sentito offeso – si legge in una nota – fa tuttavia notare che Emme è un settimanale satirico e che, dunque, l’evidenza del contesto non può ingenerare alcun sospetto di “ambiguità” sugli intenti della vignetta. Contesto, quello di Emme, che, per la storia e la qualità degli autori e dei collaboratori, è lontanissimo da suggestioni violente, come d’altra parte è confermato dai riconoscimenti che negli anni gli sono stati tributati. Qualche giorno fa, il prestigioso Premio Forte dei Marmi». La direzione dell’UnitàUnità – si sottolinea – è quella che tiene in pugno, nella foto di prima pagina, Malalai Kakar, la poliziotta di Kandahar assassinata dai talebani per il suo impegno contro l’intolleranza religiosa e il fanatismo». «esprime sorpresa per le reazioni suscitate dalla vignetta negli stessi ambienti che hanno sempre giustificato e tollerato gli espliciti riferimenti all’uso delle armi fatti da un autorevole esponente della maggioranza di governo, Umberto Bossi, in contesti non satirici ma evidentemente politici. L’unica pistola vera che appare sul numero odierno dell”Unità – si sottolinea – è quella che tiene in pugno, nella foto di prima pagina, Malalai Kakar, la poliziotta di Kandahar assassinata dai talebani per il suo impegno contro l’intolleranza religiosa e il fanatismo».