Feste e bravate compromettono il riposo e il rendimento sui libri. E le università cercano di correre ai ripari. I risultati di ricerche scientifiche: il 40% di chi frequenta i corsi non dorme abbastanza
Una scena del film «In corsa verso il college» |
WASHINGTON (Stati Uniti) – «E ora, ragazzi, tutti a dormire». L’invito, che ricorda quello del Carosello, non arriva da qualche genitore preoccupato, ma dalle maggiori università americane. Molte delle quali hanno stravolto i loro rimbrotti, passando da «Studiate di più» ad, appunto, «Dormite di più». E, per essere più convincenti, hanno messo in campo una lunga serie di incentivi: dagli esercizi di rilassamento (MIT), al pacchetto-buonanotte (mascherine, tappi per le orecchie e cd rilassanti: Tufts University); dai concorsi come il Gran Russatore (in palio un cuscino alla settimana: Bentley College) a seminari e siti on line dedicati al problema (Boston University).
STUDI SCIENTIFICI – A far suonare l’allarme insonnia sono state due «sirene». La prima, empirica, è quella dei docenti, che sempre più spesso vedono ragazzi che lottano, più che con concetti difficili da apprendere, col sonno. La seconda, scientifica, è quella di due studi: il primo, dell’Associazione americana per la salute nei college, ha rivelato che il 40% degli alunni dorme regolarmente male (se dorme); il secondo, pubblicato dal Behavioral Sleep Medicine, ha dimostrato che il 60% degli studenti salta del tutto le ore di sonno sotto esame, salvo poi trovarsi con una media di voti più bassa dei compagni dormiglioni. Ed è proprio la media dei voti (oltre alla salute degli studenti) a spaventare i college americani, che fanno dell’eccellenza la loro ragion d’essere (e quella delle loro rette).
TENDENZE NOTTAMBULE – Certo, sarà difficile cambiare le tendenze nottambule dei ragazzi. «Il punto – spiega al Boston Globe la dottoressa Vanessa Britto – è che gli studenti ne fanno un punto d’onore. “Non ho dormito”, dicono: e tra parentesi chiedono a chi ascolta, “Non sono un grande?”». Tra i ragazzi, però, le spiegazioni divergono. C’è chi, come Kelsey Barton (18 anni, 3 ore di sonno a notte), dice che al primo anno alla Tufts University «non voglio perdermi niente». E con niente intende, soprattutto, le feste. E chi invece, come Stela Shkodrani (21 anni, 3 ore) del Dartmouth College, spiega a Corriere.it che «il problema sono le lezioni da preparare, il lavoro da cercare, i curriculum da spedire. Non i party». In ogni caso, la lotta delle università alla caffeina in eccesso è cominciata. E nessuno, studenti o direttori di università, può dormire sonni tranquilli.