La farnesina conferma la notizia. attivata l’unita’ di crisi. Il sequestro è avvenuto al confine con la Somalia. Le due donne, 61 e 67 anni, prelevate da un commando armato
El Wak, Kenya: il luogo del rapimento (da Google Maps) |
OLTRE FRONTIERA – «Sono due suore molto esperte che si trovano in Kenya da parecchi anni», hanno raccontato all’agenzia Misna alcune consorelle delle due donne sequestrate. Sono in Kenya da 35 anni e da 25 prestano la loro missione nella casa di fraternità di El Wak, zona colpita da una grave siccità da alcuni mesi. Secondo fonti giornalistiche somale, le due religiose sarebbero state prelevate in territorio keniano da un gruppo di uomini armati non identificati che successivamente le avrebbero portate oltre frontiera in territorio somalo. Le due suore fanno parte del Movimento contemplativo missionario Charles de Foucauld di Cuneo. Suor Caterina Giraudo, per tutti Rinuccia, è originaria di Boves (Cn), suor Maria Teresa Oliviero è di Centallo, sempre in provincia di Cuneo. «Nella fraternità di El Wak», spiega don Pino Isoardi, responsabile del movimento De Foucauld, «è stato creato un piccolo ambulatorio e una casa di accoglienza dove vengono assistiti disabili, epilettici, malati di tubercolosi Abbiamo avuto notizia del rapimento la scorsa notte», conferma don Isoardi. «Le autorità ci hanno pregato di essere molti riservati perchè, grazie agli anziani del posto, si sta cercando di individuare i sequestratori e di avere un contatto con loro».
UNITÀ DI CRISI – Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, segue costantemente la vicenda. Frattini ha immediatamente attivato l’Unità di crisi del ministero, con la quale si mantiene in stretto contatto e ha dato istruzioni perché agisca, attraverso l’ambasciata in Kenya, in stretta collaborazione con le autorità locali. L’ambasciatore italiano a Nairobi, Pierandrea Magistrati, riferisce la Farnesina, opera anche in raccordo con il nunzio apostolico in Kenya, e il capo di gabinetto della Farnesina ha preso contatto con il nunzio apostolico a Roma. Come accaduto per analoghe vicende, la Farnesina, che «intende seguire una linea di stretto riserbo sul caso, rivolge agli organi di informazione, nell’interesse delle due connazionali sequestrate, l’appello ad adottare un atteggiamento di responsabile cautela e ad astenersi dal divulgare notizie non adeguatamente riscontrate e verificate».
GLI ALTRI RAPIMENTI – Il rapimento delle suore italiane è solo l’ultimo episodio di una lunga serie di sequestri e violenze nei confronti di operatori umanitari. Domenica, ad esempio, nella cittadina di Jamame, a nord di Chisimaio, in Somalia, roccaforte dei miliziani fedeli alle deposte Corti islamiche, è stato assassinato Mohamud Sakow, responsabile locale della fondazione benefica americana ‘Mercy Corps’. Una decina di giorni fa quattro cooperanti della ong francese ‘Azione contro la fame’ (Acf) – due donne francesi, una bulgara e un belga – sono stati rapiti insieme ai due piloti kenioti che li accompagnavano a Dhusa Mareb, cittadina della Somalia centrale, vicino al confine con l’Etiopia. Negli ultimi mesi sono aumentati gli omicidi e i rapimenti di operatori umanitari stranieri in Somalia: quello dei sequestri è un business molto redditizio. A praticarlo sono perlopiù bande criminali che agiscono autonomamente da clan e miliziani fedeli alle deposte Corti islamiche, anche se alcuni recenti sequestri sono stati compiuti dall’ala più estrema di Shebab. Tuttavia, nella maggioranza dei casi gli ostaggi vengono rilasciati dopo il pagamento di un riscatto. Nelle mani di gruppi somali ci sono ancora una dottoressa giapponese e un’assistente all’infanzia olandese dell’organizzazione francese ‘Medicins du Monde’, che da settembre dovrebbero trovarsi in Etiopia. Un altro gruppo tiene in ostaggio due giornalisti stranieri.