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Gates: c’è crisi, i ricchi paghino più tasse

Colloquio con il fondatore di Microsoft: «Gli investimenti in scienza e tecnologia danno sempre dividendi formidabili», «È una cosa molto giusta. Il governo dovrà spendere»

 

 

 

Bill Gates
WASHINGTON – «Mister Gates, lei ha appena fatto l’elogio del deficit spending. Ma anche facendo debiti, la spesa pubblica porta sempre con sé il problema di come pagarla in futuro. Pensa che in America chi guadagna più di 300 mila dollari l’anno debba pagare più tasse di adesso? E come vede in generale il tema della tassazione progressiva?». Bill Gates sorride alla domanda del Corriere. Fa una battuta applaudita sulla propria condizione di super-ricco: «La gente può dire: tu hai così tanti soldi, che te ne importa? Ed è vero, sono parte in causa». Ma non si tira indietro: «Non c’è dubbio che le aliquote fiscali sui più ricchi dovranno essere aumentate. E trovo questa una cosa molto giusta. Il pendolo sta oscillando nuovamente verso l’imposizione progressiva. E’ inevitabile in questa situazione di crisi, dove il deficit spending è l’unica strada appropriata che abbiamo per uscirne e ricominciare a crescere. D’altronde, il margine per aumentare la pressione fiscale su chi guadagna di più esiste. Dobbiamo ricordarci però, che esiste un punto oltre il quale l’aumento delle tasse sui più ricchi comincia a costruire un problema per il futuro. Ecco, bisogna evitare di superare quel punto». Il fondatore e presidente di Microsoft, ma anche uno dei maggiori filantropi del mondo con la sua Bill Melinda Gates Foundation, è venuto alla George Washington University, a dare il suo viatico al nuovo vangelo interventista ed espansionista di Barack Obama.

«Le azioni della futura amministrazione saranno un autoritratto della società americana, mostreranno i nostri valori e la nostra volontà di investire nel futuro», spiega Gates, che definisce «essenziale» l’approvazione del piano di investimenti preparato dal presidente-eletto per rilanciare l’economia e creare nuovi posti di lavoro. «Il governo federale deve farsi avanti, la spesa pubblica non ha alternative». La voce un po’ chioccia, l’aria da eterno ragazzo geniale, la passione di sempre quando parla degli argomenti che gli stanno più a cuore, il padre di Windows mette soprattutto l’accento sulle opportunità offerte dalla pegggior crisi degli ultimi cento anni: «C’è sempre il rischio in una recessione di togliere lo sguardo dal futuro, la tentazione di sacrificare investimenti a lungo termine per guadagni immediati. A mio parere bisogna perseguire entrambi. Obama ha detto che vuole anche gettare le basi per una crescita sana e sostenibile nel tempo. Sono del tutto d’accordo». Ma quali sono, gli chiediamo, i settori nei quali a suo avviso bisognerebbe investire a lungo termine? «Ci sono due tipi d’investimento, che danno dividendi formidabili. Quelli nella scienza e nelle tecnologie, che ci procureranno gli strumenti necessari a risolvere i nostri problemi più gravi, come la sanità, l’educazione, l’energia. E quelli per lottare contro le diseguaglianze. Parlo di investimenti in favore degli studenti meno abbienti o parte di minoranze. Ma anche degli aiuti mirati allo sviluppo, per migliorare l’agricoltura, prevenire malattie, promuovere la crescita nei Paesi più poveri del mondo. Sviluppare il talento dei giovani, alleviare la povertà sulla Terra, fare medicina preventiva è sempre buon investimento, quale che sia lo stato del bilancio».

Attenzione, però, avverte Gates. L’impatto di queste spese «va continuamente valutato, bisogna essere sicuri che stiamo ottenendo il massimo da ogni dollaro investito». E’ quello che il guru di Seattle chiama «smart spending», spesa intelligente. Gates indica a modello l’attività della sua Fondazione, una delle poche ad aver pianificato un aumento di risorse e programmi anche per il prossimo futuro: «Il nostro lavoro nelle scuole dimostra che anche i giovani più vulnerabili e svantaggiati possono avere successo se hanno il giusto sostegno a scuola». Citando decine di esempi concreti, Gates invita «il governo a fare la differenza», spendendo di più nell’istruzione e «diventando agente della riforma» per «far si che il Paese esca dalla crisi, meglio di come ci sia entrato». Ma l’America, secondo uno dei suoi figli più fortunati, dev’ essere generosa anche all’esterno, «non tanto per avanzare la propria reputazione, quanto per migliorare la vita di milioni di persone nel mondo». L’obiettivo indicato da Barack Obama, di raddoppiare fino a 50 miliardi di dollari l’aiuto allo sviluppo entro il 2012 «è straordinario e va sostenuto, specialmente di fronte alla crisi finanziaria». L’iniquità è disastrosa «non solo perché lascia i popoli nella miseria, ma perché spreca potenziale umano ed elimina la migliore chance di una società di risolvere da sola i suoi problemi».

 

Gates: c’è crisi, i ricchi paghino più tasseultima modifica: 2008-12-04T16:34:39+01:00da
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