Per i giudici Lombardi Stronati aveva effettuato vendite a costi maggiorati. Il teatro caro alla sinistra romana fu acquistato con denaro proveniente da operazioni immobiliari
Il presidente del Siena Calcio, Giovanni Lombardi Stronati |
OTTO INDAGATI – L’indagine del pm Giuseppe Cascini, che conta otto indagati, ipotizza, a vario titolo, i reati di appropriazione indebita, emissione di false fatture, omessa presentazione di dichiarazione dei redditi, omesso versamento di imposta, reimpiego di capitali illeciti. L’inchiesta riguarda l’attività immobiliare di Lombardi Stronati e non il Siena calcio. In particolare, al centro degli accertamenti quattro società immobiliari (Immobiliare Jovinelli, Sviluppo Aree Urbane, Immobiliare Baldo degli Ubaldi, Immobiliare Italiana Hospital Group). Secondo l’impostazione dell’accusa, Lombardi Stronati, assieme all’ad di queste società, avrebbe rivenduto a una serie di società di leasing gli immobili dopo pochissismi giorni dall’acquisto a un prezzo maggiorato senza che questo incremento fosse giustificato da alcuna miglioria. Uno degli immobili è la sede del teatro Ambra Jovinelli. Le società si ritrovavano, quindi, «gonfie di denaro» che veniva dirottato sui conti correnti di Lombardi Stronati con conseguente depauperamento delle società stesse. L’importo totale dello svuotamento è di 194 milioni di euro.
I BENI ACQUISTATI – I 194 milioni di euro sono stati poi utilizzati per acquistare il Teatro Ambra Jovinelli, 2 elicotteri, 4 barche, una villa a d Arzachena, un posto barca a Porto cervo, una Bentley, un’Audi A8, una serie di immobili a Roma e Torino, 2 quadri di Picasso, uno di Morandi, azioni e titoli. Il provvedimento di sequestro è stato firmato dal Gip Maurizio Caivano su richiesta del pm Giuseppe cascini. Tra gli indagati figura anche il nome dell’imprenditore Vittorio casale già coinvolto nell’inchiesta Unipol. Le altre persone su cui si gli inquirenti indagano sono parenti di Lombardi Stronati. L’inchiesta, stando a quanto si apprende non ha fatto registrare provvedimenti restrittivi, nonostante la gravità dei reati contestati perché commessi negli anni 2005/2006 e quindi coperti dall’indulto. I sequestri si sono potuti eseguire, invece perchè il provvedimento di «clemenza» non ha coperto il reato di reimpiego di capitali illeciti.