
Dalle indagini era emerso, tra l’altro, che uno degli immobili sequestrati, l’ex Teatro Margherita, era stato utilizzato come segreteria politica nel corso delle campagna per le elezioni amministrative dall’attuale Sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Scopelliti. In un altro immobile di Campolo, inoltre, è ubicata la sede del Tribunale di sorvelgianza di Reggio Calabria.
L’ ipotesi che viene fatta dagli investigatori, inoltre, è che Campolo abbia utilizzato la sua attività imprenditoriale, con decine di milioni di euro movimentati ogni anno, per mettere in atto operazioni di riciclaggio in favore di alcune cosche della ‘ndrangheta. Gioacchino Campolo e’ stato portato in carcere, mentre la moglie ed il figlio sono stati posti agli arresti domiciliari. L’operazione che ha condotto ai tre arresti è stata coordinata dal procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone.
Negli ambienti investigativi si fa rilevare come Campolo sia titolare di un patrimonio immobiliare molto vasto in città, la cui utilizzazione ha investito gli ambienti politici ed istituzionali più vari. Tra gli esponenti politici che avrebbero utilizzato in passato gli immobili di proprietà di Campolo come segreterie politiche, secondo quanto riferito dagli investigatori, ci sarebbero stati infatti anche l’ex sindaco di Reggio Calabria, Italo Falcomatà, morto alcuni anni fa, ed un altro ex primo cittadino di Reggio, Demetrio Naccari Carlizzi, genero di Falcomatà, attuale assessore regionale al Bilancio.
Naccari Carlizzi, in particolare, utilizzò per un periodo, pagando a Campolo un affitto, lo stesso magazzino, ubicato lungo corso Garibaldi, la via principale di Reggio Calabria, che era stato usato in precedenza da Falcomatà, dopo che quest’ultimo lo aveva restituito all’imprenditore. I rapporti di Campolo a Reggio Calabria con esponenti politici sarebbero stati infatti molteplici e a tutto campo. Il patrimonio immobiliare dell’uomo è composto da centinaia di appartamenti, acquistati investendo i guadagni ottenuti con i videopoker, che, secondo l’accusa, sarebbero stati truccati per ridurre le vincite da parte dei giocatori.
CASE A FIGLI PER EVITARE SEQUESTRO
REGGIO CALABRIA – Decine di case vendute ai figli al solo scopo di evitare che venissero sequestrate dall’autorità giudiziaria. E’ l’accusa che ha portato all’arresto a Reggio Calabria dell’imprenditore Gioacchino Campolo, soprannominato dagli investigatori il “re del videopoker”. Dall’indagine svolta dalla Guardia di finanza di Reggio Calabria è emerso che, in realtà, gli immobili venduti, pur risultando intestati formalmente ai figli di Campolo, hanno riferito gli investigatori, erano “nella completa ed esclusiva disponibilità” dell’imprenditore. L’arresto di Renata Gatto e Demetrio Campolo, rispettivamente moglie e figlio dell’imprenditore, è stato motivato dal loro coinvolgimento nelle attività svolte dall’imprenditore al fine di sottrarre gli immobili al sequestro ed eludere così la normativa in materia di misure di prevenzione patrimoniale. A Campolo viene anche contestato di avere costituito un’organizzazione che avrebbe avuto il controllo delle sale da gioco e del gioco d’azzardo a Reggio Calabria attraverso l’utilizzo di videopoker contraffatti. L’imprenditore avrebbe anche riciclato le somme illecitamente guadagnate nell’acquisto di decine di immobili attraverso una società riconducibile a Campolo e gestita da un prestanome.
PIGNATONE, CONTIGUITA’ CON COSCHE
“L’imprenditore Gioacchino Campolo ha accumulato un grosso patrimonio, in gran parte con la gestione monopolistica dei videogiochi, che è tra l’altro uno dei canali privilegiati dalla criminalità organizzata per l’accumulo di capitali illeciti”. Lo dice il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, analizzando l’arresto di Campolo, soprannominato il “Re dei videopoker”, con l’accusa di trasferimento fraudolento di valori. “Campolo – afferma Pignatone – ha reinvestito i proventi dell’attività dei videogiochi ed altre somme di denaro per complessivi milioni di euro, in immobili di grande valore acquistati a Reggio Calabria, Roma e Parigi”. “Si tratta di un momento importante – aggiunge il capo della Dda di Reggio – nell’aggressione dei patrimoni illeciti costituiti da imprenditori, che come Campolo dichiaravano al fisco molto meno delle somme che ha investito”. Sui contatti con le cosche della ‘ndranqheta Pignatone afferma:”ci sono dichiarazioni di collaboratori di giustizia che affermano una contiguità di Campolo alla cosca De Stefano, ma su questo vi sono altre indagini in corso”
GRASSO, ATTACCO A PATRIMONI ILLECITI
“L’arresto dell’imprenditore Gioacchino Campolo dimostra che la lotta ai patrimoni illeciti continua a dare i suoi frutti, soprattutto in Calabria”. Lo dice Pietro Grasso, procuratore nazionale antimafia, commentando l’arresto avvenuto stamani di Gioacchino Campolo per trasferimento fraudolento di valori eseguito dalla Guardia di Finanza. “L’attività di magistrati e investigatori contro la ‘ndrangheta – afferma Grasso – proseguira’ sempre su questa linea dell’aggressione ai patrimoni illeciti. L’attività contro la ‘ndrangheta, infatti e’ costellata non solo dall’arresto avvenuto nelle scorse settimane di uomini che fanno parte delle cosche, ma anche dei latitanti, che spesso trovano riparo anche in altre città, come a Roma dove è stato catturato l’ultimo ricercato le cui indagini erano coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria”.