Solo parole di elogio per il comandante Sullberger che è riuscito a far ammarare l’A 320 sul fiume di New York, per gli espereti manovra rischiosissima eseguita in maniera magistrale
Chesley Burnett Sulleberger |
NEW YORK (USA) – I titoli di elogio si sprecano. Dal «phenomenal landing» del sito della Cnn alla «nimble reaction» di quello del New York Times. Ma mai come in questo caso sono meritati. Si chiama Chesley Burnett Sulleberger detto «Sully» il pilota dell’Hudson, come ormai i media Usa lo hanno soprannominato, ed è senza dubbio grazie a questo eroe per caso che tutti i passeggeri dell’aereo ammarato sull’Hudson si sono salvati.
È il pilota del volo 1549 dell’Us Airways partito da New York poco prima delle 16 locali e diretto a Charlotte, in North Carolina. L’airbus A320, sembra a causa dell’impatto con uno stormo di oche, ha subito appena dopo il decollo un’avaria a uno dei motori e in pochi istanti il comandante ha dovuto prendere una decisione tremenda: eseguire un atterraggio di emergenza in una zona dove non esistono spazi aperti se non quello del fiume.
LA MANOVRA – Il comandante Sullenberger, ex pilota militare ed esaminatore di piloti, dopo aver valutato che si trovava in quel momento ad un’altezza di 975 metri, in una frazione di secondo ha ponderato rischi e possibilità, e ha deciso: «per cercare di salvare la vita dei 150 passeggeri a bordo e dei miei quattro membri di equipaggio devo atterrare sul fiume». Secondo quanto riferito dal sindaco di New York, Michael Bloomberg, il comandante dell’Airbus A 320 ha quindi spento i motori, ha cercato la traiettoria più morbida possibile e con una notevole dose di sangue freddo ha eseguito l’ammaraggio impossibile. «È stata una manovra tanto coraggiosa quanto straordinaria – ha detto Bloomberg -. Perchè non solo il comandante è riuscito ad appoggiare l’aereo sull’acqua, per farlo galleggiare, ma da quello che mi hanno riferito dopo aver dato gli ordini per le operazioni di salvataggio ha anche verificato di persona che sull’aereo non ci fosse più nessuno. Solo allora lo ha abbandonato». Come prevede il regolamento, il comandante Sullenberger è stato infatti l’ultimo a lasciare il velivolo. Una volta che tutti i passeggeri e i membri dell’equipaggio erano stati tratti in salvo, ha percorso per due volte tutto l’aereo, per accertarsi che nessuno fosse rimasto a bordo. Poi si è messo in salvo.
GESTO EROICO – «Un eroe» hanno commentato i testimoni e i soccorritori presenti. Le autorità peraltro non hanno ancora fornito la versione ufficiale sulle cause dell’incidente. Pare che uno dei motori abbia smesso di funzionare in seguito all’urto con uno o più uccelli, sembra oche. L’avaria ha indotto il comandante a prendere una decisione tanto rapida quanto difficile. Esperti di aviazione interpellati dalla CNN hanno affermato che la manovra eseguita è tanto inusuale quanto rischiosissima, ma nello stesso tempo che in quella situazione era probabilmente l’unica cosa da fare. Bloomberg ha riferito che le autorità sono già al lavoro per recuperare la scatola nera del velivolo, e capire così le esatte cause dell’incidente.
INDAGINE – Intanto tecnici di Airbus sono in partenza per New York per collaborare con gli esperti americani nell’inchiesta sull’incidente. Lo annuncia il costruttore europeo precisando nel suo comunicato che al momento «si rifiuta di avanzare ipotesi sulle cause dell’incidente».
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