Concessi i domiciliari per l’accusa di favoreggiamento. I Radicali: picchiati in cella. Il pm protesta: «Hanno cercato di far scappare il gruppo romeno». Il giudice:«Ma sono incensurati»
Uno dei romeni arrestati per lo stupro di Guidonia |
NON ENTRERANNO IN CARCERE – Torniamo alla scarcerazione di Mugurel Goia, 22 anni, e Ionut Barbu, di 30. Secondo indiscrezioni, il gip avrebbe motivato la decisione con l’incensuratezza degli immigrati e con l’osservazione che, al termine del processo, difficilmente non otterranno la sospensione condizionale della pena. In altre parole, secondo il giudice è probabile che, se non commetteranno reati dello stesso tipo, non entreranno mai in un penitenziario per scontare la condanna di favoreggiamento per i fatti di Guidonia. La Procura si è inutilmente battuta perché rimanessero a Rebibbia: tra gli altri elementi a sostegno della tesi che non dovessero essere scarcerati, anche il pericolo che reiterino i reati e l’accuratezza con la quale avevano organizzato il tentativo di scappare dei connazionali con l’obiettivo di raggiungere Padova, dove contavano di continuare a farli tenere nascosti da qualcuno con cui erano in contatto. De Ficchy ha deciso di ricorrere al Tribunale del riesame ma i tempi di un eventuale, nuovo arresto si allungano a dismisura.
LA DENUNCIA DEI RADICALI – La giornata di tensione si era aperta con la denuncia della parlamentare dei Radicali, Rita Bernardini, e del segretario dell’associazione «Nessuno tocchi Caino», Sergio D’Elia, che in mattinata avevano visitato i romeni in carcere. «Abbiamo potuto constatare di persona — hanno spiegato — che risultano confermate le segnalazioni di maltrattamenti, segnalazioni che ci hanno spinto a effettuare la visita ispettiva». In particolare, hanno aggiunto Bernardini e D’Elia, «su uno di loro, che zoppicava vistosamente, erano visibili i segni di percosse su un occhio, sulle gambe e sull’anca destra. Altri due avevano gli occhi pesti, ma affermavano uno di essere caduto e un altro di essersi picchiato da solo per la disperazione». E ancora: «Da quanto abbiamo potuto ascoltare, il pestaggio sarebbe avvenuto, a più riprese, nelle celle di sicurezza della caserma dei carabinieri di Guidonia. Sono terrorizzati. I romeni, che parlano italiano, ci hanno spiegato che stavano in sei celle diverse e ogni tanto qualcuno entrava e li picchiava». Un’accusa grave, che finirà nell’interrogazione parlamentare presentata ai ministri della Difesa e della Giustizia: sarà chiesto, ha aggiunto la deputata Bernardini, «il riscontro delle cartelle cliniche d’ingresso» a Rebibbia. «Non possiamo escludere che i romeni possano aver subìto maltrattamenti anche in carcere, seppure di minore intensità e violenza fisica — ha detto la parlamentare radicale — ma a Rebibbia non si respira assolutamente aria di contestazione da parte degli altri detenuti, come ci ha assicurato anche il direttore dell’istituto di pena». Decisa la replica del sindaco Gianni Alemanno alla denuncia: «Non penso che debba essere commentata». Mentre il sindaco dimissionario di Guidonia, Filippo Lippiello, ha osservato come «nella notte degli arresti i sei romeni abbiano fatto resistenza ai carabinieri: ci sono stati due ufficiali feriti, con tanto di referto medico».