L’arresto di Alessandro Marcianò considerato, assieme al figlio Giuseppe, il mandante del delitto Fortugno |
VEDOVA IN LACRIME – Questa la sentenza accolta con un pianto liberatorio Maria Grazia Laganà, vedova di Fortugno. «Oggi – ha detto la donna uscendo dall’aula – si è raggiunto un primo importante passo. Ma oggi stesso invito a continuare le ricerche. È necessario raggiungere gli altri livelli». «Il mio unico sforzo – ha aggiunto la parlamentare del Pd – è stato quello di avere giustizia non solo per me ma per tutta la Calabria. Quello che voglio porre in rilievo è che la sentenza è venuta da una Corte d’assise di Locri in cui oltre ai togati ci sono giudici popolari. È un messaggio importante per la Calabria».
GRIDA IN AULA – Non solo lacrime però in aula. Un coro di «venduti, venduti» si è sollevato contro i giudici dai familiari di Alessandro e Giuseppe Marcianò e anche dai parenti degli altri imputati al termine della lettura della sentenza. I familiari di Marcianò in particolare, fuori dal tribunale di Locri, hanno parlato di «giustizia di circostanza, di convenienza». «Se la giustizia è questa – hanno detto i parenti dei condannati – bisogna emigrare. È una sentenza fatta per accontentare la vedova, non è stata fatta giustizia e non hanno letto neanche le carte. Ci chiediamo come possano dormire sonni tranquilli». L’avvocato Menotti Ferrari, legale dei Marcianò, ha rimandato qualsiasi commento alla lettura delle motivazioni. «Certo – ha detto – non mi sarei mai aspettato una condanna. Abbiamo dimostrato l’innocenza di Alessandro e Giuseppe Marcianò dall’inizio. È una sentenza politica? Tra l’altro l’assoluzione dall’associazione mafiosa fa cadere la causale politica e fa diventare questo omicidio un fatto personale». Oltre all’ergastolo, i giudici hanno deciso anche per i due Marcianò e per Ritorto e Audino, anche l’interdizione legale e la perdita della potestà genitoriale. I quattro imputati per il delitto sono anche stati condannati in solido al risarcimento dei danni verso le parti civili, da liquidarsi in separata sede, stabilendo, intanto, una provvisionale immediatamente esecutiva in favore dei figli di Fortugno, Giuseppe e Anna, di 50 mila euro ciascuno; di 25 mila euro per Giuseppe Fortugno e di cinquemila euro per la Asl di Locri. Tra le parti civili figurano anche la Regione, la Provincia di Reggio e il Comune di Locri.
«LA GIUSTIZIA HA TRIONFATO» -Nessun commento da parte dei pm della Dda di Reggio Calabria, Mario Andrigo e Marco Colamonaci. Bipartisan invece la soddisfazione espressa dagli esponenti politici locali e non solo. «Il tribunale ha fatto giustizia» su un «delitto politico-mafioso» ha detto Marco Minniti, ministro dell’Interno del governo ombra. Per Giuseppe Marinello, deputato del Pdl e componente della Commissione Antimafia la sentenza dimostra «la serietà dello Stato nel sapere decidere senza sconti alcuno per sconfiggere i fenomeni criminali».
LE ALTRE CONDANNE – La Corte ha anche condannato Vincenzo Cordì a 12 anni, Carmelo Dessì a quattro anni e Antonio Dessì ad otto anni, accusati di associazione mafiosa. Per Alessio Scali il reato di associazione mafiosa è stato ritenuto assorbito in una sentenza precedente del gup di Reggio Calabria del 2007.
Francesco Fortugno |