NEW YORK – Ronald Reagan era convinto che Mikhail Gorbaciov, un ateo dichiarato, nutrisse in realtà sentimenti religiosi. Secondo il politologo americano James Mann, nei vertici della seconda metà degli anni Ottanta che posero fine alla Guerra Fredda, il presidente americano cercò di convertire il capo del Cremlino convincendolo dell’esistenza di Dio.
Autore tra l’altro di un saggio sulla guerra in Iraq (“L’ascesa dei Vulcani: La storia del consiglio di guerra di George W. Bush”), Mann insegna alla Johns Hopkins School of Advanced Studies: la sua ricostruzione, anticipata oggi sul ‘Wall Street Journal’ e al centro di un nuovo libro, si basa sui verbali dei summit tra i capi delle due superpotenze rivali dal 1985 al 1988: pagine e pagine d’archivio da poco aperti al pubblico nella Biblioteca presidenziale Ronald Reagan a Simi Valley, in California.
“Via via che si conoscevano meglio, Reagan si convinse che l’uso di frasi idiomatiche da parte di Gorbaciov del tipo ‘Dio ti benedica’ fossero una sorta di espressione inconscia di una fede religiosa”, scrive il politologo in “La Ribellione di Ronald Reagan: Una storia della fine della Guerra Fredda”: “Il presidente americano era convinto che Gorbaciov fosse capace di cambiare il sistema sovietico e che la religione potesse essere la chiave per questa trasformazione”, afferma Mann. “Finalmente, durante il quarto vertice nel 1988, Reagan si lanciò in una conversazione a quattr’occhi con il leader sovietico. Un dialogo talmente segreto che lui stesso promise al leader dell’Urss che avrebbe sempre smentito che fosse avvenuto”.
I memorandum di questa conversazione, redatti da Rudolph Perina e Thomas Simons, sono quelli consultati da Mann a Simi Valley. “Pensava di poter convertire Gorbaciov, fargli vedere la luce”, ha detto Perina, all’epoca esperto di affari sovietici al Consiglio per la Sicurezza Nazionale. L’incontro si aprì con gentilezze reciproche ma a un certo punto Reagan cambiò argomento e passò a parlare di religione: “Cosa pensava Gorbaciov della libertà religiosa come diritto umano fondamentale?”.
Il capo del Cremlino glissò la domanda, sostenendo che la religione non era un problema in Urss. Lui stesso, sia pure battezzato, non era credente, “e questo rifletteva una certa evoluzione nella società sovietica”. Reagan però insisteva, voleva parlare di Dio: verso la fine del colloquio, il presidente americano divenne più diretto e personale. Osservando che anche suo figlio Ron non era credente, aggiunse che da tempo voleva sottoporlo a una prova: “Cucinargli un buonissimo pasto, fargli godere il pranzo e poi chiedergli se davvero non credeva nell’esistenza del cuoco”.