Trattamento sperimentato in Italia: risultati preliminari incoraggianti su pazienti «resistenti» ai farmaci due elettrodi sulla fronte rilasciano corrente a bassa intensità
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(Grazia Neri) |
MILANO – Se il cervello fosse come una pila, la depressione potrebbe essere vista come se il livello della «batteria» fosse basso. Perchè allora non ricaricare un cervello gravemente depresso con la corrente, innocua e indolore? È quello che hanno provato a fare i ricercatori del Policlinico Ospedale Maggiore di Milano guidati da Alberto Priori, in collaborazione con la Clinica Villa Santa Chiara di Verona, in uno studio pubblicato oggi sul Journal of affective disorders.
L’ESPERIMENTO – Gli specialisti hanno applicato due elettrodi sulla fronte dei pazienti, collegandoli a uno stimolatore elettrico gestito da un computer. Il dispositivo, che rilascia una corrente elettrica continua a bassa intensità, è stato testato su 14 pazienti (di cui 13 donne) gravemente depressi e sui quali i farmaci non avevano sortito alcun effetto. «I pazienti – dicono i ricercatori – sono stati sottoposti alla tecnica due volte al giorno per cinque giorni consecutivi, riportando un marcato miglioramento già dopo cinque giorni, che si manteneva per diverse settimane».
PROSPETTIVE – La tecnica potrebbe essere usata su coloro che soffrono delle forme più gravi di depressione, circa il 30% dei 5 milioni di italiani colpiti, e «seppure lo studio sia ancora preliminare e su un piccolo numero di individui, i risultati indicherebbero una nuova possibilità per il trattamento della depressione grave farmaco-resistente». I ricercatori sono già al lavoro per estendere questi primi risultati preliminari: